Il posto di blocco è un momento che può generare qualche tensione in chi viene fermato, anche se basta non aver niente da nascondere per passare indenne questa procedura che le Forze dell’Ordine svolgono su tutte le strade d’Italia. Si potrebbe provare un po’ di panico se ci fosse nello smartphone, e più precisamente sulle chat di WhatsApp, qualche gruppo che mette in guardia gli automobilisti sulla presenza di autovelox, tutor e telelaser. In questo frangente si possono passare dei guai, perché la Polizia può richiedere di visionare – in modo legittimo – le chat di messaggistica istantanea di coloro che viaggiano in auto. E la privacy? Vediamo.
La legalità dei gruppi WhatsApp
Essere in gruppo WhatsApp che segnala posti di blocco è legale? Secondo taluni, partecipare a chat di questo genere integrerebbe il reato di “interruzione di pubblico servizio”. La convinzione deriva dal fatto che, secondo le cronache, in diverse occasioni gli agenti avrebbero sporto denuncia contro i partecipanti dopo il sequestro dello smartphone di uno di questi, a seguito di incidente stradale.
Dunque la risposta è no ma solo in un frangente: può essere contestata soltanto la violazione dell’articolo 45, comma 9-bis, del Codice della strada, che prevede una semplice sanzione amministrativa da 825 a 3.305 euro. Tuttavia, la norma punisce soltanto coloro che segnalano o fanno uso di dispositivi che informano della presenza e consentono la localizzazione delle postazioni di controllo elettronico della velocità come tutor, autovelox, telelaser.
La questione della privacy
Qualcuno si indigna per un’apparente violazione della privacy. La questione è ovviamente delicata e va affrontata in modo preciso. In determinati frangenti, le Forze dell’Ordine possono controllare il contenuto degli smartphone e non andrebbero a violare nessuna riservatezza: il motivo è legato al rischio – come dicevamo – di mettere in bilico il servizio pubblico offerto della Polizia stessa, o in particolar modo si possa creare disturbo allo stesso.
In quale modo, è facile capirlo: tramite chat collettive, spesso, i cittadini si scambiano informazioni circa la presenza di pattuglie, autovelox e altri tipi di controlli stradali al fine di evitare multe e di far emergere irregolarità durante la circolazione stradale. Un abuso che le autorità non possono tollerare e che puniscono nelle fattispecie precedentemente elencate (segnalazione di tutor, autovelox e telelaser). Le conseguenze sono già note.
Ulteriori chiarimenti
L’adesione alla chat che segnala il posto di blocco o la presenza di una pattuglia ai margini della strada non può essere sanzionata, a meno che il gruppo sia rivolto a indicare la presenza di autovelox, telelaser e tutor. In quel caso, come abbiamo visto, scatta la sanzione amministrativa. Naturalmente, sarà l’agente a controllare leggendo il contenuto della chat e le precedenti segnalazioni fatte dai partecipanti.
Cosa diversa è invece la segnalazione che fanno alcuni navigatori satellitari omologati. In questo frangente, vengono solo indicate le strade ove è potenzialmente possibile un controllo elettronico della velocità (non anche l’effettiva presenza della polizia). E questo poiché tali tratti vengono previamente comunicati dalle stesse Forze dell’Ordine. In alcune ipotesi, per l’apposizione degli autovelox in modalità automatica è necessaria l’autorizzazione del Prefetto.