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Il circolo calabrese del pm di Aosta arriva fino in Spagna

Feb 1, 2017

Imbattersi in un calabrese o nella cerchia che ne fa parte, in Valle d’Aosta, la cosa pi semplice del mondo. Oltre un terzo dei residenti calabrese di nascita o di origine e da almeno due generazioni – in gran parte legalmente – ha dato vita a una potenza politica ed economica che guarda anche oltreconfine.

C’ per una fetta consistente di affari – quella che ruota soprattutto intorno all’edilizia, al commercio e al terziario – che fortemente ancorata a famiglie ‘ndranghetiste legate sempre e comunque alla “mamma” calabrese.

La cosa deve essere nota a chi – come il procuratore capo facente funzioni di Aosta Pasquale Longarini, ai domiciliari con l’accusa di indebita induzione e favoreggiamento – da molto tempo vive e opera in regione pur essendo di origine laziale.

La “spirale” calabrese

Sulla spirale calabrese – anche legata alla ‘ndrangheta e che porta fino in Spagna – hanno acceso i riflettori la Procura di Milano (per competenza sui magistrati di Aosta), quella di Torino (la Direzione distrettuale antimafia), l’Arma dei Carabinieri di Aosta e la Gdf di Aosta e il Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano. Tutto ruota intorno alla figura di Giuseppe Nirta, pluripregiudicato anche per traffico internazionale di stupefacenti, della famiglia omonima di San

Luca (Reggio Calabria). Proprio indagando sulla presenza di una struttura ‘ndranghetista, l’Arma dei Carabinieri si imbatte in Gerardo Cuomo (indagato con Longarini) che calabrese non ( di Agerola in provincia di Napoli) ma con Giuseppe Nirta si intrattiene spesso e volentieri presso gli uffici del Caseificio valdostano dello stesso Cuomo. Nirta – dicono i Carabinieri – non solo stato a lungo domiciliato in Spagna ma, di fatto, il dominus effettivo della ditta spagnola “Flos Florum Sl”.

La testimonianza

A destare interesse la testimonianza resa ai pubblici ministeri di Milano dal tenente colonnello dell’Arma Samuele Sighinolfi che il 5 ottobre 2016 ricostruisce puntualmente la vicenda che porta Longarini ad apprendere delle indagini su Cuomo e su altri soggetti. Da quel momento Cuomo – amico di famiglia di Longarini – interrompe ogni rapporto con Nirta vanificando parte della stessa azione dei Carabinieri, come scriver il tenente colonnello Massimiliano Rocco, comandante del Gruppo dei Carabinieri di Aosta, in una nota consegnata alla Procura di Aosta il 16 febbraio 2016. E dire che proprio Cuomo era tra i primi soggetti che Nirta incontrava al rientro dei suoi viaggi dalla Spagna (una volta al mese o ogni bimestre).

Le intercettazioni

Anche se per i Carabinieri la posizione specifica di Cuomo perde, a quel punto, ogni rilievo investigativo, d’intesa con il pm Stefano Castellani della Procura di Aosta, i Carabinieri decidono di continuare a intercettare Cuomo, sebbene inutile dal punto di vista probatorio. Da quel momento – fa mettere a verbale il tenente colonnello Sighinolfi – il nome di Longarini emerse in qualche altra occasione ed, in particolare, nel corso di un’ambientale tra Di Donato e Strati, due soggetti che noi consideriamo ‘ndranghetisti di vertice, nella quale Strati si lamentava in dialetto (calabrese, ndr) che Longarini “era in stretta con tutti” ma non aveva aiutato lo stesso Strati in un processo. Riferii al dottor Castellani anche di questa conversazione che secondo me era significativa, non tanto per specifici fatti di reato, quanto di una complessiva immagine esterna del dott. Longarini. Anche in questo caso Castellani si limit a prenderne atto, senza dare alcuna indicazione o commenti…omissis….

Gli sviluppi

La spirale calabrese non si ferma qui perch il Gip Giuseppina Barbara del Tribunale di Milano, che il 26 gennaio ha firmato l’ordinanza di applicazione della misura cautelare per Longarini e Cuomo, scrive che, oltre ad altre attivit, dovranno essere approfonditi i rapporti intrattenuti dal dott. Longarini con tale Francesco (se ne omette il cognome per etica e correttezza professionale), imprenditore edile di origine calabrese trapiantato in Val d’Aosta e legato al magistrato da rapporti di amicizia – come chiaramente emerge dalle conversazioni telefoniche intercettate – in quanto, dalle indagini patrimoniali svolte, lo stesso risulta avere effettuato nel 2013 e nel 2014 due bonifici bancari per complessivi 55.000,00 euro a favore di Longarini con una causale che dai primi accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza appare poco plausibile e, quindi, probabilmente, falsa (a tal proposito rileva l’informativa del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano del 23 dicembre 2016, ndr) , circostanza che induce il legittimo sospetto che detti pagamenti possono avere una causale illecita ed essere in qualche modo connessi al ruolo professionale del destinatario….

Ribadendo – come sempre – la presunzione di non colpevolezza degli indagati, saranno ora gli sviluppi investigativi ed eventualmente processuali a fare ulteriore luce.

r.galullo@ilsole24ore.com

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