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Il cimitero di Napoli resta chiuso dopo il crollo e “le bare nel vuoto”

Ott 18, 2022

AGI – Resterà chiuso solo oggi il cimitero monumentale di Poggioreale a Napoli, per permettere rilievi, le valutazioni e le prime opere di messa in sicurezza dei luoghi dopo il crollo di un edificio. Alle 14,03 di ieri, infatti, la Cappella della Resurrezione denominata ‘Gesu’ Risorto 1′ ha avuto un parziale cedimento. L’edificio, quattro piani fuori terra, si trova a Porta Balestrieri, in via Santa Maria del Pianto, nei pressi del Forno Crematorio.

Al momento del crollo non vi erano parenti dei defunti, dato che la chiusura del cimitero è prevista alle 13,30. Il crollo è stato preceduto da un boato secco e dalle telecamere, poste lateralmente all’area interessata, è stata rilevata una fitta nube di polvere.

Il 4 e 5 gennaio scorso nel cimitero più antico del capoluogo campano, che ospita il Quadrato dei nobili con cappelle gentilizie e tombe di personaggi illustri, si erano verificati altri due crolli, con centinaia di bare distrutte e salme disperse. Per quei crolli, addebitati da subito ai lavori in corso in un cantiere di una fermata della metropolitana, la procura di Napoli ha aperto una inchiesta con circa 20 indagati tra tecnici e dirigenti della società di costruzione del metro’.

I cedimenti di gennaio, però, sono avvenuti in un’area diversa da quella interessata dal crollo ieri, e hanno devastato le cappelle dei Banchi dei Dottori di Maria degli Angeli e San Giovanni Battista della disciplina e dell’Immacolata Concezione e S. Giacchino a sopramuro al Carmine, che non hanno riaperto nemmeno il 12 settembre scorso, quando la procura dissequestrò l’area, dato che sono sempre in corso le operazioni di recupero delle salme.

La protesta dei parenti dei defunti

Increduli, ma anche arrabbiati e determinati a ottenere risposte. è così che questa mattina i parenti dei defunti che avevano sepoltura nella Cappella della Resurrezione, denominata Gesù Risorto 1, che ieri è crollata si sono dati appuntamento all’esterno del cimitero monumentale di Napoli, in un punto dal quale è possibile vedere l’edificio crollato, con le bare ancora sospese nel vuoto, alcune addirittura scoperchiate. Il terzo crollo dopo quelli del 4 e 5 gennaio scorso, seppure in un’altra area del camposanto e per motivi legati ai lavori di scavo per una stazione della mettropolitana.

Questo cimitero non l’ha fatto cadere la guerra, non l’ha fatto cadere il terremoto, è arrivata la metropolitana e sta facendo crollare tutto – racconta una donna che ha parenti nella cappella crollata lo scorso gennaio – avevamo chiesto almeno un telo per coprire i nostri morti e non sappiamo nemmeno cosa saranno in grado di recuperare dopo mesi di intemperie”.

“Io qui ho mia moglie, i miei genitori e i parenti di mia moglie. L’unica fortuna che ho avuto è che i miei cari non sono precipitati giu’. Guardando da qua ho l’impressione che si siano salvati e non siano tra le bare sospese in aria. Però bisogna sempre sperare che la parete regga altrimenti vanno giù anche loro. Non chiedo niente di particolare, vorrei solo avere la certezza che non ci vogliano 9 mesi per ricominciare a vedere i miei cari“, le fa eco un uomo sulla sessantina.

“Il crollo è avvenuto alle 14.03 ed io dopo1 5 minuti ero qui insieme ai vigili del fuoco – dice l’assessore comunale ai Cimiteri, Vincenzo Santagada – stamattina abbiamo avuto un tavolo tecnico con il prefetto, alla presenza del sindaco, del vigili del fuoco e dell’Asl, e abbiamo appena terminato un sopralluogo. È probabile che allargheremo i limiti dell’area che abbiamo già interdetto ieri”.

La situazione è diversa rispetto a quella del primo crollo, prosegue l’assessore “perché sembra che in questo caso non ci sia alcuna correlazione con i lavori della metropolitana. Vorremmo riaprire a breve, molto prima della ricorrenza dei defunti, ma dobbiamo farlo in sicurezza. In ogni caso abbiamo deciso di estendere l’area delle verifiche che, peraltro, erano gia’ state effettuate durante i 7 mesi di monitoraggio precedenti alla riapertura di settembre”.

La Cappella risale all’800, e, secondo i vigili del fuoco, ha avuto un cedimento strutturale. L’ente tutore è stata la Regione Campania fino al 2000, sostiene Santagada, ma ora sarebbe in capo a un ente privato non commerciale.

A protestare, questa mattina, erano arrivate una ventina di persone, legate in prevalenza da vincoli di parentela con i defunti sepolti nelle due arcicongfraternite coinvolte nei crolli di gennaio. I familiari di quelli ospitati nei loculi della Cappella venuta in parte giù ieri sono ancora increduli e in molti sperano di non ricevere l’avviso che li coinvolge in questo evento, dato che una parte della struttura non ha ceduto.

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