Lamentano i sindacati che la circolare con le linee guida sia arrivata sulle loro scrivanie solo stamattina, a meno di 48 ore dall’entrata in vigore delle nuove norme sull’obbligo di green pass al lavoro. Una questione che riguarda anche la polizia e che assume una rilevanza particolare pochi giorni dopo l’assalto squadrista alla Cgil guidato da Forza Nuova e alla vigilia di un weekend che si preannuncia caldo sul fronte dell’ordine pubblico, con i blocchi portuali e manifestazioni annunciate in più parti d’Italia. Quando le forze dell’ordine saranno chiamate a un nuovo sforzo, al netto delle defezioni di quanti non saranno in possesso della certificazione, il cui numero non è facile da ricostruire.
“In base alla normativa sulla privacy, non si può determinare chi è vaccinato o meno, gli unici dati certi sui quali si può ragionare sono il numero di agenti, intorno ai 97 mila, e quello dei poliziotti che hanno aderito alla campagna promossa dall’Arma, circa 69-70 mila”, le indicazioni sono sono quelle della Silp Cgil, la sezione del sindacato confederale che si occupa di forze dell’ordine. A questi, spiega al Foglio il segretario generale Daniele Tissone, si sommano “11.500 che hanno contratto il Covid”. Ne viene fuori una stima, per cui i poliziotti sprovvisti che rischiano di non poter prestare servizio sarebbero più o meno 18 mila, su cui secondo Tissone conviene andarci cauti. “Perché alcuni, tra chi si è infettato, potrebbero essere ancora coperti o aver fatto la dose al di fuori dei circuiti della polizia. E quindi il numero dei vaccinati – assicura – è più alto”.
Sulla base di questi dati viene allora da chiedersi se la tenuta dell’ordine pubblico e delle piazze possa risentirne: “È una situazione che scopriremo solo il 15 di ottobre. Il problema non è tanto la percentuale nazionale, quanto quella relativa ai singoli uffici”. L’Ansa riporta intanto che in città come Firenze e Torino, nei reparti mobili, i non vaccinati sarebbero circa il 30 per cento, mentre a Roma e Milano la percentuale si muove tra il 15 e il 20. E poi c’è un altro tema: “le discriminazioni – spiega ancora Tissone – che potrebbero toccare a chi si è immunizzato. Perché se i non vaccinati non si presentano a lavoro, c’è il rischio che i carichi ricadano su chi ha il green pass”.
Un rischio che si ritrova anche nelle parole di un altro segretario generale, quello del sindacato autonomo di polizia, Stefano Paoloni: “Tra le preoccupazioni più grandi c’è quella che non sia garantito a tutti coloro che ne hanno bisogno, di poter effettuare i tamponi. Con ricadute sui servizi e anche su chi ha aderito alla campagna vaccinale. E credo che questo sia inaccettabile”. Per il capo del Sap, se oggi ci si ritrova a parlare di questi problemi è perché la politica e gli apparati si sono rivelati troppo lenti, o poco ricettivi, considerato che le nuove norme sono state approvate già a metà settembre: “All’indomani del decreto abbiamo immediatamente chiesto al capo della polizia Lamberto Gianni e al ministro Luciana Lamorgese di poterli incontrare, per riuscire a chiarire tutti gli aspetti che avrebbero potuto avere ripercussioni negative”.
E invece? “Solo ieri abbiamo avuto notizia che ci incontrerà il 21. Quando i buoi sono già scappati, chiudiamo il cancello”, commenta ancora Paoloni, con amara ironia, prima di volgere lo sguardo ai giorni che verranno: “Auspico che non ci siano defezioni ma ogni volta che ci troviamo a confrontarci con questi servizi difficili, che possono sfociare in episodi di violenza, ho una certezza: che la politica non ha svolto la propria funzione e non è stata in grado di intercettare e gestire il dissenso in modo adeguato”. Un compito che ricade alla fine sulla polizia, come successo sabato scorso a Roma: “Alla fine tocca a noi cercare di contenere i disordini e garantire a coloro che vogliono manifestare la propria idea in modo pacifico di poterlo fare. Questo ci è costato 38 feriti, nonostante già alla vigilia i timori ci fossero”.
Come a dire, seguendo le parole del segretario Sap, che qualcuno ha sottovalutato la portata di certi estremisti, mettendo a rischio l’incolumità del personale e non offrendo le dovute garanzie. “Che non ci si senta tutelati dal sistema e dall’apparato, è fuori discussione: registriamo in media 8 aggressioni al giorno”, conclude Paoloni, con uno sfogo: “Il momento è assolutamente preoccupante, servirebbero misure adeguate. Ma purtroppo il nostro ministro latita”.