AGI – È un miracolo fatto architettura. Si tratta della rinascita spirituale dell’uomo che ha inizio con l’assunzione dell’ostia consacrata. Il prodigio è simboleggiato dal monumentale Baldacchino vaticano. Realizzato tra il 1624 e il 1633 da un Gian Lorenzo Bernini neanche trentenne, il capolavoro barocco si trova sopra alla tomba dell’apostolo Pietro.
La dottrina della Chiesa spiega che il rinnovamento del cristiano è una trasformazione interiore: comincia con la Messa e culmina con l’eucaristia. Il complesso artistico mostra questo percorso. Prima metafora è la vita nuova espressa dalle foglie di vite (anche di lauro e alloro) che s’inerpicano rigogliose sulle quattro colonne tortili. La seconda trasformazione, invece, sta nel passaggio dell’essere, dalla dimensione materiale a quella spirituale, simboleggiato dall’altare in basso e dalla sfera in alto sul Baldacchino.
Sulla struttura compaiono anche altri elementi artistici da spiegare. Sui marmi e sulle colonne bronzee, infatti, “volano” le api dei Barberini, la nobile stirpe cui appartiene il pontefice committente di tanta bellezza. Ma non è sempre stato così. Una volta simbolo della casata era il tafano, da cui i Tafani da Barberino. Evidentemente, però, l’aspetto dell’insetto deve essere apparso poco gradevole se in seguito la famiglia ha scelto di farsi rappresentare dalla colorata e laboriosa ape. E poi c’è anche un altro soggetto del regno animale che sembra nascondersi tra la vegetazione sui fusti. È la lucertola. Se ne contano più d’una. Il primo rettile sta a significare la Resurrezione: l’animale cambia regolarmente pelle e la sua coda, se tagliata, è in grado di ricrescere, di rinascere.
Il secondo serpentello con le zampe, invece, guarda al Sole, ovvero contempla il divino. Mentre l’ultima lucertola rappresenta il potere di Cristo sul male: tiene in bocca uno scorpione. E non è finita. Andando avanti le sorprese continuano. La prima è un rosario scolpito da Bernini, omaggio alla Vergine Maria alla quale – si legge nei testi dedicati all’opera – l’artista avrebbe dedicato l’intero suo capolavoro. Mentre la seconda curiosità si nota abbassando lo sguardo. Sui basamenti del Baldacchino figurano in successione i volti di una donna con espressioni sempre diverse, dal travaglio al parto: è il ciclo della Mater ecclesiae, la Chiesa che mette al mondo il credente. Lo scenario architettonico termina con l’ampia tenda distesa sulla superficie superiore dell’architettura. Com’è detto nelle Sacre Scritture, il tessuto sta a rievocare molte cose: riparava gli Ebrei durante l’esodo, richiama la Festa dei Tabernacoli, ricorda i drappi del Sancta sanctorum a Gerusalemme e simboleggia la tenda che Pietro voleva offrire al Maestro sul monte Tabor per la Festa delle Capanne, a ridosso dello Yom Kippur. Insomma, è un omaggio.