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IgNobel all’Italia: premio allo studio che certifica la pizza «salvavita»

Set 13, 2019

2′ di lettura

Se non vi siete ancora ripresi dallo shock per la notizia del doping da autocitazione che spesso e volentieri altera i risultati del mondo accademico italiano, sappiate che la nostra ricerca continua a mietere importanti riconoscimenti oltre confine. Per dire: l’Italia vince l’IgNobel 2019 per la Medicina per «aver fornito l’evidenza che la pizza può proteggere da malattie e morte, purché fatta e mangiata in Italia». Certo, non sarà il Nobel vero e proprio, questo premio che ogni anno rende lustro alle ricerche che fanno «ridere ma anche riflettere», ma ad assegnarlo resta pur sempre l’Università di Harvard. Assieme alla rivista Annals of Improbable Research (ossia gli «Annali della Ricerca Improbabile») ma vabbé.

GUARDA IL VIDEO. La pizza da guinness

Se la pizza previene tumore e infarto

Tre gli articoli vincitori per la sezione Medicina, pubblicati su riviste internazionali da epidemiologi di primo piano, rappresentati da Silvano Gallus dell’Istituto Mario Negri di Milano e Università di Maastricht. «Una buona pizza racchiude tutte le virtù della dieta mediterranea», ha detto Gallus ritirando il premio. Nel minuto che ogni ricercatore ha a disposizione per esporre i suoi risultati e le motivazioni delle ricerche sulla pizza, Gallus ha detto che la pizza può protegge dall’infarto del miocardio e da alcune forme di tumore.

No alla pizza Made in Usa

Gli ingredienti, ha aggiunto, devono essere tuttavia quelli tipici della dieta mediterranea: no, quindi, ad altre «interpretazioni» come la pizza con l’ananas cara ai fini palati di oltre oceano, sì alla napoletana altrimenti detta marinara, madre di tutte le pizze, o alla margherita, probabilmente l’eredità culturale più importante che gli anni di dominio sabaudo abbiano lasciato nei territori dell’ex regno delle Due Sicilie.

Un minuto per spiegarsi

A consegnare i riconoscimenti in quel di Harvard, tre autentici Nobel: Eric Maskin, Nobel per l’Economia 2007, Rich Roberts, per le Medicina 1993, e Jerome Friedman, per la Fisica 1990. In linea con lo spirito goliardico dell’iniziativa, il compito di bloccare i ricercatori che non rispettavano i 60 secondi rigorosamente previsti per i loro interventi era affidato a una bambina di otto anni che entrava in scena gridando: «Per favore fermati, mi sto annoiando». I vincitori avranno comunque occasione di esporre le loro ricerche con più calma, nel successivo evento organizzato presso il Mit di Boston.

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