La Renault dice addio all’idrogeno. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa francese ATF, infatti, Hyvia – la società creata insieme a Plug Power che secondo i piani dell’azienda francese avrebbe dovuto imporsi nel mercato europeo nel settore della mobilità a idrogeno – sarebbe sull’orlo del baratro tanto che la strada presa sarebbe addirittura quella della liquidazione. Il tutto a pochi anni dall’inizio del progetto: ne sono trascorsi poco più di tre dal lancio (che è avvenuto nel giugno del 2021) e a poco più di due dall’inaugurazione della sua fabbrica fuel cell in Francia (che è avvenuta nel mese di marzo del 2022). Non un futuro roseo insomma per Hyvia, con i sindacati che sarebbero al lavoro per cercare di trovare una soluzione e salvare molti posti di lavoro.
La replica di Hyvia
Da parte di Hyvia e della Renault per il momento non sono arrivato ammissioni riguardo alla possibile liquidazione, anche se i vertici aziendali non hanno nascosto che la situazione sia particolarmente complicata.
Come riportato sempre dall’agenzia di stampa ATF, i vertici di Hyvia hanno spiegato che l’azienda: “sta studiando un progetto di dichiarazione di cessazione dei pagamenti. A livello aziendale la situazione è complessa e Hyvia lavora quotidianamente con i suoi due azionisti per trovare soluzioni”. Parole, quelle rilasciate dai vertici dell’azienda francese che il progetto riguardante i veicoli a idrogeno non sta andando come in origine speravano.
Auto e idrogeno: un flop totale
Il progetto era nato dall’idea di sfruttare l’idrogeno verde, ottenuto dall’elettrolisi dell’acqua e con l’utilizzo di energia elettrica prodotta da rinnovabili, per l’alimentazione in particolare dei veicoli commerciali. Il quartier generale dei Hyvia è in Francia e, secondo il progetto originale, si sarebbe dovuto sviluppare in quattro stabilimenti diversi sparsi sul territorio nazionale: quello di Villiers Saint-Frédéric, quello di Flins, quello di Batilly e infine quello di Gretz Amainvilliers.
Come è noto, il processo di transizione verso una mobilità più sostenibile, anche per i costi, sta procedendo più lentamente di quanto le varie case automobilistiche (e non solo) si aspettassero. Lo si può vedere con il mercato dell’elettrico, che sta facendo fatica a decollare, ma ma non è andata meglio con l’idrogeno.
Basti pensare che non è solo Hyvia a non essere riuscita a imporsi nel mercato, lo stesso è capitato anche alle altre casa automobilistiche che hanno puntato su questa tecnologia. Ma la colpa non è certo degli automobilisti, considerato che manca una rete di infrastrutture adeguata per i rifornimento. Per leggere questo flop in numeri ne evidenziamo uno che riguarda l’Italia: nel corso del 2024 nel nostro Paese è stata immatricolata una sola vettura a idrogeno, una Toyota Mirai.
Veicoli Hyvia: come funzionano
I veicoli che Hyvia ha progettato in questi anni si sono sono basati su un’architettura Dual power, ovvero elettrica a idrogeno. Il sistema è composta da una batteria da 33 kWh che è ricaricabile da fonti di energia esterne o attraverso la fuel cell installata a borda che è alimentata con l’idrogeno che è contenuto in appositi serbatoi la cui capacità può andare dai 4 ai 7 kg.