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Lazio, la conversione di Felipe Anderson

Set 27, 2016

di Fabrizio Patania

martedì 27 settembre 2016 09:55

ROMA – Prima di Simone Inzaghi ci aveva pensato Muricy Ramalho, sessantenne di San Paolo, all’epoca tecnico del Santos. Felipe Anderson era ancora in Brasile e nel mirino della Lazio che stava cominciando a trattarlo. Il precedente risale alla semifinale di ritorno del Paulistao, domenica 5 maggio 2013, contro il Mogi Mirim. Ramalho, in emergenza per le assenze di Galhardo e Douglas, chiese a Felipe di arretrare in difesa. Terzino destro nella linea a quattro: 1-1 al novantesimo e successo ai rigori del Santos che poi nella doppia finale si sarebbe arreso al Corinthians. Il numero 10 della Lazio si adattò con buoni risultati, la partita era trasmessa in diretta da Rai Sport (telecronisti Alberto Rimedio e Josè Altafini), dimostrò senso tattico e intelligenza nell’uno contro uno difensivo. Un po’ come domenica con l’Empoli, quando Croce lo ha puntato e Felipe ha rimpallato in angolo evitando un cross pericoloso nell’area della Lazio. Ha iniziato da attaccante e ha finito da terzino, è andato meglio nel primo tempo, ma nella ripresa ha saputo adattarsi e sacrificarsi nella fase di contenimento.

CARATTERISTICHE – Simone Inzaghi ci crede e continuerà su questa strada. E’ la terza partita di fila che impiega il brasiliano da esterno a tutta fascia nel 3-5-2. La stessa conversione tattica richiesta dal ct Conte a Candreva in nazionale durante gli Europei in Francia o da Allegri nella Juve a Cuadrado. Appartiene al bagaglio degli allenatori alchimisti. Si cerca una soluzione offensiva sulla fascia destra con la copertura di un difensore centrale veloce per guadagnare un uomo a centrocampo. Il tecnico della Lazio è convinto che Felipe Anderson possa avere le caratteristihe giuste per il ruolo. Ha la resistenza per correre a lungo e la velocità per ribaltare l’azione. Un altro aspetto lo ha persuaso in modo definitivo. Nel 4-3-3 servirebbero esterni d’attacco capaci di muoversi senza palla, abituati a salire e ricevere il passaggio alle spalle dei terzini avversari. Come fa Callejon nel Napoli.

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