AGI – I mercati scalpitano nervosamente, in attesa dei dati odierni sull’inflazione Usa e mentre i banchieri centrali americani continuano ad affermare che i primi tagli dei tassi non sono ancora in vista. Il governatore del board della Fed Michelle Bowman ha detto di non aspettarsi che l’istituto taglierà i tassi “nell’immediato futuro”, poichè sono necessarie misure restrittive di politica monetaria per mantenere l’inflazione in discesa.
Oggi l’indice dei prezzi statunitensi al consumo di gennaio dovrebbe mostrare che la crescita dei prezzi nella più grande economia del mondo è rallentata sia su base annuale, sia a livello mensile. Intanto mentre quelli della Cina continentale, di Hong Kong e di Taiwan restano chiusi per le festività del nuovo anno lunare. Shanghai riprenderà gli scambi solo a partire dal prossimo 19 febbraio e Hong Kong domani.
Come è andata a Wall Street
A Wall Street i future arretrano leggermente dopo che ieri l’S&P 500 ha toccato un nuovo massimo record sopra 5.000 punti e poi ha chiuso a -0,06%, il Dow Jones è avanzato a +0,33% e sul Nasdaq Nvidia ha superato Amazon in valore di mercato mentre l’indice dei tecnologici ha toccato un livello record per poi girare in negativo e terminare a -0,3%. A New York negli ultimi quattro mesi, le megacap con maggiore esposizione all’intelligenza artificiale hanno guidato un mercato rialzista, mentre ieri sul fronte azionario, Diamondbank Energy ha guadagnato quasi il 10% dopo l’acquisto della società privata di risorse naturali Endeavor Energy per 26 miliardi di dollari. Anche APA Corporation, Schlumberger e EQT Corporation sono saliti di circa il 2%, contribuendo a spingere in alto i titoli del settore energetico.
Bene anche Nike (+2,59%), Goldman Sachs (+2,25%) e Intel (+1,66%). Male invece Microsoft (-1,26%) e Apple (-0,90%). Nel corso della settimana oltre 60 aziende dell’indice S&P 500 presenteranno i risultati trimestrali e potrebbero fornire indicazioni importanti sullo stato dei consumatori statunitensi. Sul fronte obbligazionario il rendimento del 10 anni è salito al 4,18% e quello del 2 anni è avanzato al 4,5%, per poi ritracciare al 4,48%, mentre si stanno riducendo le possibilità che la Fed tagli i tassi a marzo e sono scese anche quelle che i tassi vengano ridotti a maggio.
Una Bank of Japan “colomba”
Più nel dettaglio in Asia, la Borsa di Tokyo è salita al top da 34 anni, grazie ai buoni risultati di Tokyo Electron e della casa di investimento SoftBank, che avanzano rispettivamente di oltre il 12% e di quasi il 6% e grazie ai toni accomodanti usati dal vice Governatore della Banca del Giappone, Shinichi Uchida il quale ha affermato che, sebbene la Boj alzerà i tassi di interesse quest’anno, probabilmente lo farà a un ritmo lento, preannunciando condizioni monetarie accomodanti per le azioni locali. La prospettiva di tassi di interesse giapponesi relativamente bassi, a seguito di una serie di segnali accomodanti da parte della Boj, è stata un fattore chiave dei guadagni stellari del Nikkei negli ultimi due anni.
In Europa i future sull’EuroStoxx 50 sono poco mossi, dopo che le Borse europee, hanno chiuso in rialzo, al top dall’inizio del 2022, in attesa dei dati sull’inflazione Usa e di quelli del Regno Unito, che saranno pubblicati nel corso della settimana. Sempre ieri, nel corso della giornata, hanno parlato il capo economista della Bce, Philip Lane, e l’italiano Paolo Cipollone. Lane ha evidenziato che “l’aumento dei tassi di interesse nell’area dell’euro ha visibilmente aumentato l’appetito degli investitori esteri per i titoli di debito dell’area”. Cipollone ha invece sottolineato che “man mano che le sfide esterne – e in particolare quelle geopolitiche – si fanno più frequenti e gravi, diventa sempre più cruciale rafforzare la resilienza dell’Europa a queste sfide e agli shock economici che ne derivano”.
Domani toccherà al vice presidente della Bce, Luis de Guindos. Giovedì parlerà Christine Lagarde e venerdì interverrà a Firenze Isabel Schnabel, membro tedesco dell’esecutivo della Bce. Intanto oggi, oltre ai dati sull’inflazione Usa, usciranno nel Regno Unito quelli sul mercato del lavoro e domani quelli sull’inflazione britannica, che potrebbero impattare sulle attese di tagli da parte della BoE, che nell’ultimo mese si sono ridotte notevolmente. Da monitorare anche le vendite al dettaglio Usa di gennaio, in agenda per giovedì, utili per valutare lo stato di salute dei consumi all’inizio dell’anno, dopo la forte crescita registrata a fine 2023. Da tenere sotto osservazione anche il dato sui prezzi alla produzione e la relativa revisione della serie storica, visto che alcune componenti del dato rientrano nel calcolo del deflatore Pce, ovvero la misura d’inflazione monitorata dalla Fed.
“Questa settimana – commenta Vicenzo Bova, strategist di Mps – tutto dipenderà dai dati sull’inflazione americana. Solo un dato molto buono sull’inflazione potrà far cambiare opinione alla Fed. Non basterà un rallentamento, quello ci sarà comunque, servirà una frenata parecchio superiore alle attese e in particolare un rallentamento dell’inflazione nel settore servizi, che è quella che la Fed tiene maggiormente d’occhio”. Intanto in Asia il prezzo del petrolio è in leggero rialzo, con I future sul Brent sopra 82 dollari e quelli sul Wti oltre quota 77 dollari al barile.