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I medici in pensione richiamati in corsia: “Non si trovano i giovani”

Mar 26, 2019

Il colpo finale lo ha dato il bando per assumere medici per i pronto soccorso. Ottanta i posti disponibili, appena dieci i candidati. Dopo aver visto l’insuccesso di quella selezione il governatore veneto Luca Zaia ha deciso di scrivere una delibera a suo modo rivoluzionaria. Si tratta infatti del primo atto regionale nel quale si prevede la possibilità di assumere a tempo determinato camici bianchi in pensione. Le difficoltà a reperire dottori per i reparti pubblici sono ben note da tempo. Un po’ in tutta Italia si fatica a mantenere organici sufficienti e così ci si è organizzati in vario modo. Ad esempio utilizzando medici in affitto con contratti da 5-10 giorni messi a disposizione da agenzie e cooperative, oppure professionisti a gettone che lavorano giusto per un turno di notte ogni tanto. Tra questi ci sono anche pensionati, ai quali pochi giorni fa ha pensato anche la Regione Molise che ha permesso alla Asl di sondare il terreno su chi è uscito dal servizio per raggiunti limiti di età. Pure i privati spesso non trovano da assumere e ci sono professionisti molto anziani, come l’anestesista Giampiero Giron di Villa Salus a Mestre, 85 anni, che vanno ancora in sala operatoria.

Un atto di cornice, come quello di Zaila, che può essere applicato da tutte le aziende sanitarie non lo aveva mai scritto nessuno. Si sta parlando di una grande regione, tra quelle dove la sanità funziona meglio e che spesso hanno anticipato le altre in fatto di servizi e prestazioni di cura. Così a rendere la strada intrapresa anche più preoccupante per i sindacati c’è l’idea che altri si potrebbero accodare anche sull’apertura ai pensionati.

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Ovunque le difficoltà a trovare i medici sono enormi, e i vertici dell’assessorato veneto pochi mesi fa sono stati a Lubiana, per parlare con la facoltà di Medicina di neolaureati o neospecializzati da reclutare nel sistema sanitario regionale. Lo stesso Zaia ha spiegato che di 246 posti messi a concorso da ottobre in diverse discipline, i candidati in graduatoria sono risultati soltanto 118. “Sia chiaro che prima di tutto diciamo largo ai giovani – dice il governatore – ma se, come in questo caso, non ce ne sono abbastanza, le cure vanno garantite lo stesso, con ogni mezzo, perché questa è una crisi epocale, causata da una programmazione nazionale sbagliata in più parti”.

Quanto sta succedendo in Veneto conferma gli allarmi che i sindacati lanciano da tempo: mancano i medici e il problema principale è il numero di posti nelle scuole di specializzazione troppo ridotto rispetto a quello di coloro che vanno in pensione in questi anni. La soluzione adottata da Zaia non piace comunque ai sindacati, come a quello degli anestesisti, Aroi. “Nell’ultima legge di bilancio è prevista la possibilità di far partecipare ai concorsi anche gli specializzandi in Medicina dell’ultimo anno: ricordo che sono 6.200 – dice il segretario del sindacato degli ospedalieri Anaao, Carlo Palermo – Tra l’altro non credo proprio che i pensionati saranno così disponibili. Noi osserviamo una fuga dal lavoro perché le condizioni sono gravose, fare le notti a 65 anni è davvero duro e pesante”. Secondo Anaao, da qui al 2025 ci saranno circa 16mila medici in meno nelle corsie. Il calo sarebbe quindi molto più marcato di quello visto tra il 2009 e il 2017, quando i camici bianchi ospedalieri sono calati di circa 8mila unità.

Non servirebbe a risolvere il problema l’abolizione di un vecchio vincolo di spesa per il personale, che doveva essere pari a quella del 2004 meno l’1,4%, appena deciso dal Governo. Anche ammesso che le Regioni possano spendere un po’ più soldi in assunzioni, se non si trovano professionisti da mettere sotto contratto la situazione non si sblocca.

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