AGI – Il caro-vita spinge a rifiutare il posto fisso al Nord anche a scuola. Lo sottolinea Stefano Versari, direttore dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, in un’intervista all’AGI.
“Il dato percepito – spiega – è che risulti proibitivo per gli insegnanti risiedere in Emilia per via dei costi. A Bologna, poi, c’e’ anche un problema di mancanza di alloggi”.
La prova arriva dalle cosiddette “call veloci”, eseguite dagli uffici scolastici per reperire gli insegnanti. I docenti, qualora non siano stati convocati per un posto nella loro provincia, possono presentare domanda per un’altra provincia dove ci sono posti liberi ma, secondo quanto rilevato dall’Usr – spiega Versari -, “moltissimi preferiscono rimanere in supplenza che spostarsi nei centri metropolitani dell’Emilia-Romagna dove la vita è troppo cara, piuttosto conviene loro mantenere un incarico annuale vicino a casa”.
Lo stipendio base di un insegnante di prima nomina è di circa 1.350 euro ma – ricorda Versari – “in una città come Bologna, un appartamento dignitoso non si trova a meno di 700 euro e abbiamo anche funzionari che fanno i pendolari dalla Romagna”.
“In altri Paesi come in Francia – fa notare Versari -, per favorire il fatto che un insegnante prenda posto altrove viene erogato un finanziamento una tantum, un budget di trasferimento di qualche migliaia di euro”.