AGI In Sardegna le campagne rischiano di restare senz’acqua e non per la siccità, di cui l’isola, fra le poche regioni in Italia, non ha risentito grazie all’acqua accumulata l’autunno scorso nei suoi invasi. È il caro energia a minacciare l’attività agricola e zootecnica. I pesantissimi rincari delle bollette e i lunghi ritardi nei rimborsi della Regione, previsti per legge, potrebbero paralizzare presto le attività e i servizi dei Consorzi di bonifica della Sardegna, che gestiscono reti irrigue, idrovore e impianti di sollevamento e forniscono l’acqua a circa 10 mila utenti associati.
Costi più che raddoppiati
“I costi per l’energia che la Regione sostiene, che ammontavano a circa 10 milioni di euro l’anno, ora con gli aumenti raddoppiati o in alcuni casi triplicati, saranno diventati almeno 20 milioni”, denuncia Gavino Zirattu, presidente di Anbi Sardegna, l’associazione che rappresenta e tutela i Consorzi di bonifica, citando l’esempio eclatante del Consorzio di bonifica di Oristano. “L’ente è arrivato da solo a quasi 10 milioni di anticipazioni, mentre aspetta i soldi della Regione. Questo potrebbe compromettere il futuro dell’irrigazione e anche ciò che il Consorzio di Oristano assicura con gli impianti di sollevamento dell’acqua per non far allagare la città, prevenendo i rischi idrogeologici”.
Appello alla Regione
Costretti ad anticipare somme cospicue – milioni di euro ogni anno – e a indebitarsi con le banche, i rappresentanti dei sette enti consortili lanciano un appello alla Regione per chiedere risorse e soluzioni rapide, sostenuti dalle principali organizzazioni di categoria, Coldiretti, Confagricoltura e Cia.
“Chiediamo alla Regione un intervento immediato, previsto dalla legge: vorrei ricordare che esiste una legge specifica che prevede che i costi di ristoro dei consorzi siano a carico della Regione”, ha sollecitato Zirattu. “Nell’ottica di un efficientamento del sistema e di un risparmio dei costi delle casse regionali, proponiamo un programma di ristrutturazione a favore degli enti, ma anche degli agricoltori e dei cittadini, che consenta ai consorzi di essere autonomi e autoprodurre l’energia”.
“In questo momento, sia il quadro normativo sia l’aumento dei costi dell’energia ci stanno mettendo in difficoltà. Siamo costretti a fare delle anticipazioni di cassa”, ha aggiunto Zirattu, che solleva il problema ormai da mesi. “La legge regionale numero 6 del 2008 prevedeva che i soldi per i ristori dell’energia venissero dati dalla Regione. Questo è avvenuto fino al 2016, poi le cose si sono affievolite e ora bisogna cercare sempre le risorse”. I rappresentanti dei sette consorzi di bonifica, assieme agli esponenti territoriali delle associazioni agricole di categoria, incontreranno i prefetti della Sardegna.
Problema annoso
Già nel novembre del 2020, nel primo anno della pandemia, i sette Consorzi di bonifica della Sardegna avevano minacciato di interrompere l’erogazione dell’acqua per l’irrigazione ai loro soci agricoltori per contestare il mancato inserimento di ristori per 19 milioni di euro nella finanziaria regionale: i Consorzi li rivendicavano dall’Enas, l’Ente acque della Sardegna, a copertura dei costi energetici.
All’epoca in media i sette enti di bonifica della Sardegna spendevano 8 milioni di euro l’anno per erogare l’acqua in circa 190 mila ettari infrastrutturati, percorsi da una rete di quasi 12 mila chilometri di condotte, con 110 vasche di accumulo, 106 impianti di sollevamento e 16 idrovore.
Allarme sociale
“Si è arrivati a un punto di non ritorno”, ha dichiarato Zirattu, che ha parlato di “allarme sociale”.
“Occorre scongiurare un eventuale distacco delle utenze da parte dei gestori del servizio elettrico, che avrebbe terribili conseguenze non solo sul mondo agricolo, ma anche per tutta la società civile, perché verrebbero a fermarsi le idrovore”.
“I Consorzi, infatti, non possono fare economia sul funzionamento degli impianti dai quali dipende l’irrigazione delle eccellenze agricole sarde e la sicurezza idraulica e idrogeologica dei territori”, hanno spiegato i rappresenti degli enti, “ma non possono continuare a sostenere costi fuori controllo con una struttura che si regge per i ritardi dei fondi regionali, esclusivamente dai contributi dei consorziati”.
Ogni anno i Consorzi gestiscono nell’isola circa un miliardo 950 milioni di metri cubi d’acqua. “L’80% del cibo coltivato in Sardegna”, ricorda Zirattu, “arriva da campi irrigati”.