L’industria delle quattro ruote stava affrontando uno dei periodi peggiori della sua storia già prima della rielezione di Trump. I dazi, imposti dal Presidente degli Stati Uniti, stanno aggravando una situazione già compromessa per numerosi costruttori. Gli storici brand americani ed europei stanno soffrendo di un calo di vendite senza precedenti. Tutto è nato dalla demonizzazione del diesel, a seguito dello scandalo della Volkswagen, che ha portato Bruxelles a prendere delle scelte estreme per ridurre e poi eliminare la diffusione di auto termiche.
Il risultato di politiche di burocrati lontani dalle esigenze medie degli automobilisti è sotto gli occhi di tutti. In attesa di scoprire cosa accadrà dopo il 2035, le vendite in Europa si sono paralizzate. L’imposizione futura delle EV ha steso un tappetto rosso ai brand asiatici, avanti sulla tecnologia delle batterie e dotati di materie prime infinite. In questo scenario non c’è da sorprendersi che la stragrande maggioranza dei consumatori abbia preferito tenersi strette le care vecchie vetture a combustione interna, rendendo ancor più vetusto il parco auto circolante del Vecchio Continente.
La risposta dei marchi giapponesi
Il successo ottenuto dai brand cinesi sta allarmando anche i major del Paese del Sol Levante. Nissan è piombata in una crisi che sembra irreversibile, sempre a causa di un focus preventivo sui modelli alla spina. Honda ha deciso di bussare alla porta di Toyota, primo brand al mondo per vendite, per le batterie dei suoi modelli ibridi venduti negli Stati Uniti. Trump sta cercando, disperatamente, di proteggere le aziende americane, imponendo dazi alle realtà straniere.
Diversi costruttori stanno correndo ai ripari per fronteggiare la difficile situazione geopolitica. Secondo quanto affermato da Nikkei Asia, Honda ha programmato di acquistare componenti sufficienti per circa 400.000 veicoli a partire dall’attuale anno fiscale. Una strategia intelligente, dettata anche dai risultati dello scorso anno sul territorio americano. Nel 2024, infatti, la Casa di Tokyo ha commercializzato 308.000 vetture ibride negli Usa, pari al 22% delle sue vendite complessive in quel mercato.
Toyota tende una mano alla Honda
Il volume di batterie acquistate da Toyota coprirebbe tutto il fabbisogno per i modelli ibridi della Honda negli Stati Uniti. Ad oggi, il colosso di Tokyo si rifornisce di batterie da Giappone e Cina, ma vorrebbe evitare i dazi. Lo scorso 4 marzo, Trump ha stabilito un ulteriore 10% su tutte le importazioni cinesi, oltre al 10% già introdotto il mese precedente. Si prevede, inoltre, che le imposte sulle importazioni automobilistiche giapponesi possano arrivare al 25%. I principali major cinesi già stanno facendo molta fatica a tenere il passo di realtà aziendali cinesi in emersione, come BYD, senza contare la concorrenza coreana.
I pacchi batterie per le Honda ibride, destinate agli Usa, potrebbero essere realizzate nella nuova factory Toyota della Carolina del Nord. La Casa delle tre ellissi, inoltre, ha deciso che sposterà un ordine di batterie da 1,5 miliardi di dollari verso uno stabilimento LG nel Michigan. Mosse strategiche per continuare ad avere una posizione di primo piano sul mercato americano, uno dei più importanti per i marchi nipponici. Infine, Honda sta prendendo in considerazione l’ipotesi di spostare ulteriore produzione negli Stati Uniti e di riorganizzare le catene di approvvigionamento per evitare dazi reciproci del 25% su beni messicani e canadesi, che determinerebbero un ammanco di 4,7 miliardi di dollari all’anno. Una perdita che Honda non può, assolutamente, permettersi di avere in futuro.