• 24 Dicembre 2025 18:08

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Guida autonoma, Luminar nei guai: fallisce la start-up del Lidar

Dic 24, 2025

Per anni l’hanno dipinta come una delle chiavi del futuro dell’auto. Quelle parole sono oggi invecchiate male e si trasformano in un ammonimento: quando le promesse arrivano troppo presto, rischiano di implodere. Luminar, startup statunitense nata nel 2012 con l’obiettivo di portare il Lidar dentro la produzione di massa, ha imboccato la strada che porta all’uscita di scena. La fermata finale di un percorso partito sotto i migliori auspici e proseguito tra mille difficoltà, frenato da forze di causa maggiore alle quali non si è saputo trovare rimedio, nonostante gli sforzi dell’azienda per invertire la rotta e riportare la nave verso acque più tranquille.

Il picco e il crollo

Sembra passato un secolo dal momento di massimo splendore di Luminar, coinciso con la capitalizzazione di circa 12 miliardi di dollari, indicativa sul clima finanziario dell’epoca attorno al progetto. Investimenti, partnership e memorandum d’intesa davano slancio al marchio, attirati dal potenziale tecnologico del Lidar, l’elemento, almeno sulla carta, destinato a colmare i limiti delle telecamere, l’alleato “definitivo” per la guida autonoma di livello avanzato. Si gettavano le basi di una nuova era, mai del tutto concretizzata.

I primi sospetti sulla solidità dell’operazione risalgono alla quotazione in Borsa nel 2020, sotto forma di Spac. A posteriori è facile affermarlo, ma fin da allora, fin dalla formula adottata, era chiaro che il piano reggeva sulle aspettative, anziché su ricavi veri e propri. In un settore dove i tempi industriali talvolta differiscono da quelli finanziari, Luminar ha retto sulle proprie spalle una pressione crescente e alla fine ne è rimasta inesorabilmente schiacciata. L’adozione del Lidar sulle auto di serie ha continuato a procedere molto più lentamente di quanto gli investitori fossero disposti ad accettare.

Il tracollo in Borsa

Alla crescente visibilità ha fatto seguito un progressivo tracollo, al punto da quasi azzerare il valore del titolo e togliere credibilità alla società. La richiesta di Chapter 11 negli Stati Uniti mette il parole conclusivo su una vicenda partita in modo arrembante, per poi naufragare. Nel caso di Luminar, il processo serve a smontare la macchina pezzo per pezzo: come chiarito dalla stessa azienda agli investitori, l’obiettivo è vendere i principali asset per saldare i debiti.

Il primo tassello è già stato mosso. La divisione semiconduttori, quella con i margini maggiori e un futuro spendibile fuori dall’automotive, verrà ceduta a Quantum Computing Inc per 110 milioni di dollari, mentre sguazza nell’incertezza il destino del cuore storico dell’azienda, la parte dedicata ai Lidar: al momento nessun acquirente ha bussato alla porta. Secondo il piano presentato, tutte le operazioni di vendita dovrebbero chiudersi entro gennaio 2026, dopodiché di Luminar resterà poco più di un nome nei documenti.

Oltre alla lentezza del mercato, sul destino infelice della compagnia hanno inciso i grandi, ma poco prolifici accordi industriali, tra cui spicca il caso Volvo, che aveva scelto il Lidar Luminar per equipaggiare modelli chiave come EX90 ed ES60, diventando il simbolo di una visione tecnologica avanzata. Poi sono arrivati i rinvii, i problemi di integrazione software e lo scioglimento della collaborazione per l’insoddisfazione di entrambe le parti. La Casa svedese ha iniziato a ridurre la propria esposizione, fino a eliminare del tutto il Lidar dalle versioni più recenti dei modelli interessati.

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