• 23 Dicembre 2024 12:57

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Guida alla giornata in Borsa (23 dicembre)

Dic 23, 2024

AGI – I mercati si preparano alle festività riprendendo un po’ vigore, dopo che i dati positivi sull’inflazione americana alla fine della settimana scorsa hanno riacceso la speranza di ulteriori allentamenti della politica monetaria a stelle e strisce il prossimo anno, mentre gli investitori tirano un sospiro di sollievo per il fatto che Washington abbia scongiurato lo shutdown delle attività di governo. Si prospetta comunque una settimana molto scarna di eventi e di dati caratterizzata dalla chiusura delle Borse per le feste di Natale. I listini europei riposeranno da domani al 26 dicembre, mentre quelli Usa resteranno chiusi solo il giorno di Natale e interromperanno anticipatamente le contrattazioni alla vigilia. Tra i pochi dati in pubblicazione, quelli di maggior interesse saranno oggi la fiducia dei consumatori Usa, nonché i Pil del terzo trimestre in Gran Bretagna e Spagna, domani le minute della Boj e venerdì l’inflazione dell’area metropolitana di Tokyo, importante soprattutto per valutare se la Bank of Japan alzerà o meno i tassi nella riunione di gennaio. Intanto stamane le Borse asiatiche avanzano in modo spedito tranne la Cina e i future a Wall Street e in Europa crescono dopo che venerdì il Pce, l’indice dei prezzi preferito dalla Fed, è risultato più debole del previsto a novembre.

 

La lettura del Pce ha contribuito ad alleviare il timore che i tassi statunitensi scendano a un ritmo più lento nel 2025, dopo che la Fed ha assunto un tono aggressivo durante una riunione la scorsa settimana. Ora i future implicano una probabilita’ del 53% di un taglio dei tassi a marzo e del 62% a maggio, sebbene i banchieri Fed scontino solo due allentamenti di un quarto di punto per tutto il 2025. Mercoledì scorso infatti il numero uno della Fed Jerome Powell ha di nuovo collegato i futuri tagli dei tassi ai progressi sull’inflazione e questo significa la banca centrale procedera’ con molta cautela nei suoi futuri tagli. Più in generale sui mercati il dollaro si mantiene robusto, sostenuto da un’economia relativamente forte e da rendimenti obbligazionari più elevati, il che a sua volta rappresenta un peso per le materie prime e l’oro.

 

Come spiega Vincenzo Bova, strategist di Mps, “la Bce va più spedita della Fed verso il taglio dei tassi, ma non vuole farlo in modo troppo accelerato”. In altre parole l’istituto di Francoforte dovrebbe fare 4 tagli da un quarto di punti nel 2025 e la Fed solo 2. E questo significa che alla fine del prossimo anno i tassi della Bce dovrebbero essere scesi al 2%, anche se probabilmente non entro giugno come si aspettano i mercati, mentre quelli Fed resteranno intorno al 4%. La prospettiva di un simile differenziale favorisce il dollaro, il quale ha lasciato l’euro debole a 1,044 e lo yen fermo a quota 156 ma col rischio di tornare a sfidare la barriera dei 160 che farebbe scattare le difese di Tokyo. La forza del biglietto verde, unito al rialzo dei rendimenti dei T-Bond, ha fatto scendere l’oro dell’1% la scorsa settimana e rappresenta un peso per il petrolio, già ostacolato dalle preoccupazioni sulla domanda cinese, con i future sul Wti che in Asia restano sotto i 70 dollari e quelli sul Brent a quota 73 dollari al barile.

 

Nel 2024 investimenti record nei fondi obbligazionari globali

Quest’anno gli investitori hanno investito oltre 600 miliardi di dollari nei fondi obbligazionari globali, puntando su un passaggio a una politica monetaria più accomodante da parte delle principali banche centrali. Lo quantifica secondo il Financial Times il fornitore di dati EPFR. Si tratta di una cifra record che supera il precedente massimo di 500 miliardi di dollari del 2021, la quale è stata raggiunta poiché gli investitori hanno intuito che il rallentamento dell’inflazione avrebbe rappresentato un punto di svolta per il reddito fisso globale.

 

Secondo James Athey, gestore di portafogli obbligazionari di Marlborough, anche gli investitori avversi al rischio sono stati attratti dai prodotti a reddito fisso, poiche’ i titoli azionari, specie negli Usa, sono diventati sempre più costosi. “Le azioni statunitensi hanno assorbito flussi come se non ci fosse un domani, ma con la normalizzazione dei tassi di interesse gli investitori hanno iniziato a tornare a investire in investimenti tradizionalmente più sicuri”, ha affermato Athey di Marlborough. “L’inflazione è diminuita praticamente ovunque, la crescita si è attenuata praticamente ovunque… e questo è un ambiente molto più favorevole per un investitore obbligazionario”, ha aggiunto Athey. Tuttavia questi flussi record verso i titoli di Stato sono affluiti durante un anno discontinuo per le obbligazioni, che hanno registrato un rialzo durante l’estate prima di cedere i guadagni entro la fine dell’anno a causa delle crescenti preoccupazioni che il fatto che il ritmo dei tagli dei tassi globali sarà più lento del previsto.

 

La Fed questa settimana ha abbassato i tassi di un quarto di punto percentuale, il terzo taglio consecutivo. Ma i segnali che l’inflazione si sta dimostrando piu’ ostinata del previsto hanno fatto si’ che la banca centrale segnalasse un ritmo piu’ lento di allentamento l’anno prossimo, facendo scendere i prezzi dei titoli di Stato statunitensi e impennare il dollaro al top da 2 anni. Nella settimana conclusasi il 18 dicembre gli investitori hanno ritirato 6 miliardi di dollari, il più grande deflusso settimanale in quasi due anni. Il rendimento del decennale a 10 anni Usa è risalito al 4,5%, dopo aver iniziato l’anno al 4%. “Sebbene si sia verificata una disinflazione, la recessione non si e’ verificata”, ha affermato Shaniel Ramjee, co-responsabile multi-asset di Pictet Asset Management, aggiungendo che per molti investitori gli elevati rendimenti iniziali dei titoli di Stato potrebbero non essere stati sufficienti a compensare le perdite di prezzo subite durante l’anno.

 

Uno sguardo al Giappone

In Giappone il futuro dei tassi resta ancora incerto. La BoJ ancora non ha deciso se alzerà o meno il costo del denaro nella riunione di gennaio. Per valutarlo meglio potrà contare sui dati di venerdì dell’inflazione dell’area metropolitana di Tokio e sulle minute dell’ultima riunione della banca centrale. I prezzi al consumo a Tokyo dovrebbero salire dal 2,5% al 2,9% annuale a dicembre. Se cosi’ fosse il dato aiuterebbe i banchieri nipponici a propendere per un rialzo dei tassi.

 

News Corp vende Foxtel a Dazn 

News Corp ha accettato di vendere la sua divisione televisiva via cavo australiana Foxtel alla rete sportiva britannica Dazn per 3,4 miliardi di dollari australiani (2 miliardi di dollari), debiti inclusi. News Corp riduce cosi’ la sua esposizione nello streaming, liberandosi di una società lanciata nel 1995, che ha pesato per anni sui profitti del colosso dei media, poiché il numero di persone che pagavano abbonamenti mensili per i suoi contenuti trasmessi è passato a opzioni di streaming più economiche come Netflix. Inoltre il colosso dei Murdoch otterrà un posto nel consiglio di amministrazione e deterrà una quota del 6% in Dazn, una piattaforma di streaming globale con sede a Londra disponibile in Nord America, Europa e Asia e sostenuta dal miliardario di origine ucraino Len Blavatnik. 

 

A Dazn, che già controlla i diritti di trasmissione per la Serie A italiana, LaLiga spagnola, la Bundesliga tedesca e la Ligue 1 francese e compete con i canali tv e satellitari tradizionali a cui fornisce accesso a una gamma di contenuti sportivi, tra cui il football americano, la boxe e il baseball sulla sua piattaforma di streaming, si apre cosi’ la strada del ricco mercato australiano, tra cui il cricket e il football australiano. “Gli australiani – come spiega il co-fondatore e ceo di Dazn Shay Segev – guardano più sport di qualsiasi altro Paese al mondo, il che rende questo accordo un’opportunità incredibilmente entusiasmante per noi di entrare in un mercato chiave, segnando un altro passo nella nostra strategia a lungo termine per diventare la patria globale dello sport”. Insomma, Leonis Blavatnik, il “Signor Dazn“, nato nell’ex Urss, diventato in pochi anni il padrone del ‘calcio’ in Europa, nonché l’uomo più ricco del Regno Unito, nonché il 45esimo Peperone al mondo, ha messo a segno un altro colpo.

 

“L’ingresso di Dazn nel mercato australiano, offrendo potenzialmente tariffe competitive o piu’ basse, potrebbe modificare radicalmente le aspettative dei consumatori e rimodellare il panorama dei prezzi” spiega Paul Budde, analista indipendente del settore delle telecomunicazioni. Il direttore generale globale di News Corp Robert Thomson spiega che la valutazione di Foxtel rappresenta sette volte i suoi utili del 2024 prima di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento (EBITDA). Thomson poi aggiunge che l’accordo consentirà a News Corp di concentrarsi su “segmenti di crescita chiave”, tra cui l’editoria libraria, Dow Jones e servizi immobiliari digitali. Non si prevede che l’accordo venga finalizzato prima del 2025 ed e’ soggetto all’approvazione normativa. Tuttavia l’intesa segna un arretramento di News Corp dallo streaming, dopo quello dai diritti di trasmissione nello sport, e una concentrazione nell’editoria e nelle vendite immobiliari. News infatti possiede il 61,4% della piattaforma immobiliare online REA Group ed è la società madre della casa editrice HarperCollins. 

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