AGI – I mercati oggi provano il rimbalzo, dopo essersi indeboliti ieri, sulla scia dei dati positivi sul mercato del lavoro Usa della settimana scorsa, che hanno spinto i trader a ridurre ulteriormente le aspettative sui tagli dei tassi da parte della Fed, alzando la posta in gioco in vista dei dati di domani sull’inflazione Usa. Oggi in Asia i listini sono misti e i rendimenti dei Treasury a 10 anni sono scesi sotto al 4,8%, dopo aver raggiunto ieri quella soglia, toccando il top dalla fine del 2023.
Nel frattempo i future a Wall Street e quelli in Europa viaggiano in positivo, sulla scia del recupero finale di ieri a New York, col Dow Jones che è salito dello 0,86% e l’S&P che ha chiuso a +0,16%, mentre il Nasdaq è sceso dell’0,38%, recuperando parte delle perdite iniziali, anche se gli investitori hanno continuato a vendere i principali titoli tecnologici che hanno alimentato il mercato rialzista, come Nvidia che ha perso l’1,94%, Apple che è scesa dell’1% e Meta che ha lasciato sul terreno l’1,2.
Intanto i prezzi del greggio in Asia stamani si sono stabilizzati, dopo aver chiuso ieri a New York al top da agosto, poiché le raffinerie indiane e cinesi si sono affrettate a trovare forniture alternative dopo le nuove e severe sanzioni statunitensi che hanno preso di mira i ricavi petroliferi russi. I future sul Brent sono tornati sotto quota 81 dollari, mentre quelli sul Wti sono in lieve calo. Le nuove sanzioni degli Stati Uniti contro il settore petrolifero russo hanno suscitato “preoccupazioni per le interruzioni delle forniture globali” di greggio, ha dichiarato John Plassard, analista di Mirabaud, dal momento che la Russia è il secondo produttore mondiale di oro nero.
Nel frattempo oggi in Asia l’azionario è contrastato, con le Borse cinesi in rialzo di oltre il 2%, dopo le notizie riportate oggi da Bloomberg News, secondo cui membri del team economico del presidente eletto Donald Trump stanno valutando un piano per aumentare gradualmente i dazi ogni mese. Questo approccio, volto a migliorare la leva negoziale riducendo al minimo i rischi di inflazione, prevede aumenti tariffari mensili dal 2% al 5%, avvalendosi dei poteri esecutivi previsti dall’International Emergency Economic Powers Act. La proposta è nelle fasi preliminari e non è ancora stata presentata a Trump, il quale si era in precedenza impegnato a imporre una tariffa minima del 60% sulle esportazioni cinesi.
Sempre in riferimento alla Cina va ricordato che venerdi’ l’attenzione sara’ rivolta a diversi indicatori economici chiave che forniranno spunti sulle performance economiche della Cina alla fine del 2024, tra cui i dati del Pil per l’intero anno 2024, con gli investitori che terranno conto del raggiungimento o meno del target prefissato di una crescita del 5%. Inoltre, sempre venerdi’, usciranno i numeri sulla produzione industriale di dicembre e le cifre sulle vendite al dettaglio, da cui gli osservatori cercheranno di capire se gli aiuti recentemente proposti da Pechino abbiano favorito la ripresa e i consumi. In Giappone la Borsa di Tokyo flette quasi del 2%, dopo la chiusura festiva di ieri e in attesa dei temuti rialzi dei tassi da parte della Boj questo mese, mentre Seul e Sydney sono in rialzo. Intanto i future a Wall Street sono positivi, nonostante ieri l’amministrazione Biden, prima di cedere il testimone a Trump, abbia disposto nuove regole sulle esportazioni di chip utilizzati per l’intelligenza artificiale, intensificando gli sforzi per rendere difficile l’accesso alla tecnologia avanzata da parte della Cina e di altri paesi considerati rivali.
Questi nuovi controlli Usa sui chip AI vanno oltre la Cina e stabiliscono quote di esportazione per circa 120 paesi. Inoltre sui mercati valutari l’indice del dollaro, che traccia la valuta statunitense rispetto a un paniere di valute principali, e’ salito al top dal novembre 2022, spingendo brevemente l’euro sotto 1,02, vicino alla parita’ col dollaro per la prima volta da due anni, poiche’ i mercati prevedono ora un solo taglio Fed di un quarto di punto quest’anno, mentre sul mercato dei future le probabilita’ di un secondo taglio quest’anno sono scese dal 60% a circa il 20% e Bank of America suggerisce che “il ciclo di tagli sia finito”, aggiungendo che non ci sara’ alcuna riduzione quest’anno ma che anzi, “l’aspettativa potrebbe spostarsi sui rialzi “, specie se questa settimana l’inflazione Usa dovesse aumentare in modo significativo. Domani saranno infatti pubblicati i dati sull’inflazione Usa e la previsione e’ che a dicembre l’inflazione generale americana sia accelerata leggermente, passando dal 2,7% di novembre al 2,8%, soprattutto per l’aumento della componente energia. La ‘core’ dovrebbe invece stabilizzarsi al 3,3%.
Sempre domani c’e’ attesa per l’avvio della nuova stagione delle trimestrali a New York, con i dati dei big bancari Citigroup, JP Morgan Chase, e Goldman Sachs, seguiti giovedi’ da BoFa e Morgan Stanley. Secondo Bloomberg le piu’ grandi banche americane sono destinate a registrare un aumento degli utili a 31 miliardi di dollari negli ultimi tre mesi del 2024, poiche’ la vittoria di Trump ha innescato una scossa nelle attività di trading a Wall Street. Bloomberg prevede anche che gli utili delle sei maggiori banche statunitensi per attivita’ (JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley) siano aumentati del 16% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, dopo aver escluso quasi 10 miliardi di dollari in pagamenti effettuati dai creditori al fondo federale di assicurazione sui depositi alla fine del 2023 per coprire i costi dei fallimenti bancari regionali di quell’anno.
Inoltre c’è attesa per i numeri Usa sui prezzi alla produzione a dicembre e per gli speech di due membri Fed, Williams e Schmid, mentre domani uscira’ anche l’inflazione nel Regno Unito, oltre che in Francia e in Spagna. Intanto oggi anche i future sull’EuroStoxx avanzano, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso in rosso, nonostante, contrariamente alle attuali aspettative di un solo taglio di un quarto di punto dei tassi Fed quest’anno, i mercati prevedano tre o quattro mosse di questo tipo da parte della Bce nello stesso periodo. Il motivo è legato all’indebolimento dell’economia europea e all’aspettativa dei rincari dei dazi da parte di Trump.
Questo diverso passo tra Stati Uniti ed Europa si ripercuote anche sul forte indebolimento dell’euro e della sterlina rispetto al dollaro. La sterlina anche ieri ha toccato il minimo degli ultimi 14 mesi, scendendo di un ulteriore 0,5% a 1,214 dollari. I titoli del Tesoro del Regno Unito si sono leggermente indeboliti, col rendimento del 10 anni che e’ salito al 4,86%, il top da 16 anni. I Gilt hanno sofferto perche’ la svendita globale dei titoli si e’ mescolata alle preoccupazioni per l’economia del Regno Unito. “Per una svolta concreta, avremo bisogno di vedere un impegno a ridurre la spesa da parte del governo laburista o un ammorbidimento dell’inflazione dei servizi mercoledi'”, ha commentato William Vaughan, gestore di portafogli obbligazionari presso Brandywine Global.