• 3 Marzo 2025 17:57

Corriere NET

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Guida alla giornata di Borsa

Mar 3, 2025

AGI – I mercati aprono il mese marzo con qualche timido guadagno, in attesa di capire se ci sarà o meno un alleggerimento dei rincari tariffari a stelle e strisce. Il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Howard Lutnick ha dichiarato che i dazi su Canada e Messico entreranno in vigore domani, ma che Trump deciderà se mantenere o meno il livello previsto del 25%. Questa settimana partirà anche un’imposta Usa aggiuntiva del 10% sulle importazioni cinesi, proprio mentre mercoledì si aprirà la terza sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo cinese, durante la quale potrebbero essere annunciate misure di stimolo e possibili rappresaglie contro gli Stati Uniti.

 

In Asia i listini avanzano, mentre i future a Wall Street restano alla finestra e quelli in Europa salgono, incoraggiati dal fatto che i leader europei abbiano accettato di elaborare un piano di pace per l’Ucraina da presentare agli Stati Uniti, dopo lo scontro di venerdì tra Zelensky e Trump nello Studio Ovale. Londra e Parigi sono pronte a guidare un piano europeo per porre fine alla guerra in Ucraina che dovrebbe includere una tregua iniziale di un mese con la Russia. Tuttavia diversi paesi europei, tra cui Germania, Spagna e Polonia sono riluttanti a inviare truppe in Ucraina e Giorgia Meloni ha esortato a “evitare che l’Europa si divida” e ha proposto “una riunione con gli Usa”.

 

Intanto il Bitcoin, la più grande criptovaluta al mondo per valore di mercato, è balzata del 10% quasi a 93.000 dollari, sulla scia della notizia che sarebbe stata inclusa in una nuova riserva strategica di criptovalute degli Stati Uniti. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato sui social media cinque asset digitali che prevede di includere in una nuova riserva, tra cui bitcoin, ether, XRP, solana e cardano. Intanto la maggior parte delle valute asiatiche si è rafforzata leggermente, recuperando una parte delle recenti perdite, mentre il dollaro ha fatto qualche passo indietro, in attesa di capire cosa succederà veramente sui dazi.

 

“Come per le altre tariffe annunciate da Trump è difficile capire quello che veramente succederà a partire da domani” ha commentato l’economista di JPMorgan Michael Feroli, secondo il quale “se gli aumenti si realizzassero determinerebbero un nuovo e significativo ostacolo all’attivita’ economica provocando un rialzo dei prezzi al consumo”. Sempre in Asia i prezzi del petrolio sono saliti, poiche’ i dubbi sull’accordo di pace tra Russia e Ucraina mediato dagli Stati Uniti hanno comportato un premio di rischio maggiore, cosi’ come i segnali di tensione nel cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Il petrolio ha beneficiato anche di alcuni acquisti a buon mercato dopo essere crollato a fine febbraio e i prezzi sono rimasti comunque vicini ai loro livelli piu’ deboli dell’anno, con i future sul Wti e sul Brent rispettivamente sopra 70 e 73 dollari al barile.

 

Nel frattempo la Borsa di Tokyo è salita sopra all’1,5%, dopo essere crollata di oltre il 3% nell’ultima sessione di negoziazione, mentre l’indice Hang Seng di Hong Kong sale di circa mezzo percentuale, dopo aver perso il 3,2% venerdi’ e il listino di Shanghai è piatto, dopo che i dati del fine settimana hanno mostrato che l’attività manifatturiera cinese è cresciuta più del previsto a febbraio, e un sondaggio privato ha mostrato oggi lo stesso risultato, con il Pmi manifatturiero di Caixin che ha raggiunto il massimo degli ultimi 3 mesi a febbraio.

 

Resta invece chiusa per festività la Borsa di Seul. Intanto i future a Wall Street sono poco mossi e quelli sull’EuroStoxx salgono, mentre l’euro avanza quasi dello 0,5% sopra 1,04 sul biglietto verde, in attesa della riunione di giovedì della Bce, in cui molto probabilmente l’istituto di Francoforte tagliera’ i tassi di 25 punti base. Sarà anche importante conoscere le nuove stime su crescita ed inflazione e le eventuali indicazioni sui futuri tagli, rispetto ai quali non è escluso che la Bce possa decidere una pausa. Tra i dati macro ci sono da segnalare quelli di oggi sull’inflazione nell’area euro, con gli economisti che prevedono un rallentamento al 2,3% dal precedente 2,5%, mentre per il core è atteso un 2,6% dal 2,7% di gennaio, anche se sulla base dei numeri usciti finora in Spagna, Francia Italia e Germania è possibile che si registri un ulteriore calo.

 

Dall’altra parte dell’Atlantico c’è grande attesa su quello che decidera’ domani Tump sui dazi di Messico e Canada e per lo speech che sempre domani il presidente Usa terra’ davanti alla sessione congiunta del Congresso. Si tratterà del primo discorso davanti alle Camere da quando il presidente ha prestato giuramento lo scorso 20 gennaio. Solitamente in queste occasioni ci si rivolge al Congresso riunito per fare il punto sul programma. Trump dopo il suo insediamento ha firmato ben 79 ordini esecutivi, tra cui quello in cui ha ritirato gli Usa dall’Organizzazione mondiale della sanita’ e un altro in cui ha puntato a ridefinire la cittadinanza per diritto di nascita, che è stato bloccato da numerosi giudici.

 

Durante il suo primo mandato del 2017 Trump nel suo primo discorso davanti al Congresso, discusse i suoi piani per rinnovare il sistema sanitario e il sistema fiscale americano. In quell’occasione i tagli fiscali furono in seguito promulgati, mentre il tentativo di porre fine all’Affordable Care Act fallì. Ora però Trump ha decisamente organizzato meglio la produzione dei suoi ordini esecutivi, coi quali punta di realizzare gran parte del suo radicale programma economico e sociale. Sempre negli Usa i mercati guarderanno con attenzione ai dati importanti sugli Ism, con il manifatturiero oggi e quello sui servizi mercoledì.

 

Numeri deboli alimenterebbero ulteriormente i timori di un rallentamento dell’economia a stelle e strisce. Tuttavia il dato Usa più importante della settimana sarà quello di venerdì sulle buste paga di gennaio. In caso di un risultato debole si rafforzerebbero le scommesse del mercato sul fatto che la Federal Reserve potrebbe dover tagliare i tassi di interesse tre volte quest’anno. Al momento comunque i trader si aspettano al 69% un allentamento entro dicembre, rispetto al 46% di una settimana fa e non più di due tagli dei tassi quest’anno. Sempre venerdì, poche ore dopo il rapporto sull’occupazione, il presidente della Fed Jerome Powell dovrebbe parlare delle prospettive economiche e questa settimana interverranno almeno altri sette funzionari della Federal Reserve, tra cui oggi il presidente della Fed di St. Louis, Alberto Musalem.

 

Oggi usciranno i dati sull’inflazione dell’Eurozona a febbraio

Le prime indicazioni di febbraio sull’inflazione nei paesi europei hanno fornito spunti misti per la Bce. I numeri sui prezzi al consumo in Francia hanno evidenziato un rallentamento allo 0,9%, mentre il Cpi armonizzato in Italia e in Germania è rimasto stabile, rispettivamente all’1,7% e al 2,8%. Numeri che comunque non dovrebbero modificare sostanzialmente le aspettative sui tagli dei tassi nella zona euro. Segnali positivi dal sondaggio sulle aspettative di inflazione della banca centrale, in attesa della lettura flash sui prezzi al consumo dell’eurozona che verrà pubblicata oggi. La previsione è di un incremento mensile dello 0,4% rispetto al calo dello 0,3% registrato a gennaio. Su base annua è prevista una moderazione al 2,3% dal 2,5% di gennaio. Il dato core è atteso in frenata dal 2,7% al 2,6%.

 

Bce: giovedì taglierà tassi al 2,5%, ma c’è incertezza sulle prossime mosse

Giovedì la Bce taglierà i tassi di un quarto di punto, portandoli al 2,5%, ma sulle future mosse si profila una possibile spaccatura. “Le pressioni inflazionistiche sono estremamente deboli in Francia e l’inflazione difficilmente rimbalzera’ in modo significativo nei prossimi mesi” commenta Ing. “Il grosso punto interrogativo – spiega Bova – è se nel comunicato Bce di giovedì ci sarà o meno una modifica alla frase che fa riferimento alle condizioni monetarie restrittive dell’Eurozona. I paesi del nord Europa vogliono eliminarla, mentre quelli del sud Europa non sono d’accordo e considerano ancora moderatamente restrittive le condizioni di politica monetaria”. Molto dipenderà dalle nuove stime su Pil e inflazione.

Queste ultime potrebbero essere riviste leggermente al rialzo rispetto a quelle di dicembre, anche perché una spesa per la difesa più elevata nell’Unione Europea potrebbe potenzialmente essere inflazionistica. Tuttavia, la debole crescita dell’Eurozona continua a giustificare ulteriori, cauti tagli dei tassi. “Dopo marzo, diciamo da aprile in poi – commenta Bova – le decisioni del direttivo non verranno più prese all’unanimità. I paesi del nord Europa intendono prendersi una pausa di riflessione arrivati a quota 2,5%, mentre quelli del sud Europa vogliono altri tagli e intendono scendere fino al 2% in estate e solo allora fermarsi e decidere sul da farsi”. 

 

Usa: in settimana usciranno dati ISM e mercato del lavoro

Negli Usa il dato più atteso e’ sicuramente quello sul mercato del lavoro di venerdì con il consenso orientato verso un aumento degli occupati e un tasso di disoccupazione stabile al 4%. Non mancheranno altri dati importanti come quelli sugli Ism, con il manifatturiero oggi e quello sui servizi mercoledì. La previsione è che entrambi gli indici restino in espansione sopra i 50 punti, tuttavia i recenti sondaggi dei responsabili degli acquisti e i dati del Conference Board hanno mostrato un indebolimento del sentiment e dei numeri deboli alimenterebbero ulteriormente i timori di un rallentamento dell’economia a stelle e strisce. Inoltre, se i dazi pianificati dovessero essere applicati la prossima settimana, ciò potrebbe intaccare ulteriormente il sentiment. “La fiducia dei consumatori – segnala Ing – si sta già indebolendo a causa delle preoccupazioni sul loro potere di spesa e sulle misure di austerita’ adottate dal governo, e ulteriori titoli sui dazi non miglioreranno la situazione”. (AGI)Rms/Cre

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