AGI – I mercati arretrano e si fanno più incerti, nonostante questa settimana la Bce, la banca centrale svizzera e la Bank of Canada abbiano tagliato i tassi e la prossima la Fed si appresti a ridurre di un quarto di punto il costo del denaro, poiché le prospettive di crescita peggiorano e il dollaro forte e i rendimenti dei Treasury a lunga scadenza si stanno dirigendo verso il loro maggiore rialzo settimanale quest’anno, a dimostrazione che la propensione al rischio degli investitori si è incrinata e che è calata l’aspettativa sui futuri allentamenti monetari negli Usa del prossimo anno.
Più nel dettaglio oggi in Asia le Borse sono in calo, poiché in Cina la riunione del comitato del lavoro del partito comunista non ha fornito gli stimoli economici su larga scala previsti e dopo che ieri Wall Street è arretrata, all’indomani di ripetuti massimi storici, appesantita da un aumento dei prezzi alla produzione maggiore del previsto, che non promette niente di buono in vista dei tagli dei tassi Fed del 2025.
Anche le Borse europee ieri hanno chiuso in cauto rialzo, dopo che la Bce ha tagliato i tassi, adottando un tono più accomodante, ma avvertendo che la crescita sarà inferiore alle attese. Insomma, i mercati, nonostante a breve termine i tassi scendano, frenano poichè sono diventati più incerti sulle prospettive future.
Più nel dettaglio oggi in Asia le Borse cinesi calano intorno all’1,5%, dopo che al termine di un incontro di alto livello durato due giorni le autorità di Pechino si sono impegnate ad aumentare il deficit di bilancio, ad incrementare l’emissione di debito e ad allentare la politica monetaria per sostenere la crescita economica, in un contesto reso più incerto dalle previste tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Tuttavia, i mercati hanno ritenuto che tali politiche difficilmente forniranno l’immediato slancio economico necessario a contrastare le pressioni deflazionistiche della Cina.
“Sia il Politburo, sia il comitato del lavoro del partito hanno fornito più un riassunto delle misure di stimolo degli ultimi mesi piuttosto che un nuovo accordo di supporto all’economia”, hanno affermato gli analisti di Anz in una nota, tenendo anche conto che gli obiettivi resi noti dai media dopo due giorni di riunione restano generici e non saranno resi noti ufficialmente fino al meeting annuale del Parlamento a marzo. Intanto in Giappone la Borsa di Tokyo perde intorno all’1%, in vista della riunione della Boj della prossima settimana.
La banca centrale nipponica è propensa a mantenere invariati gli attuali tassi di interesse, poichè i banchieri centrali hanno bisogno di più tempo per valutare i rischi globali e le prospettive di crescita dei salari. Debole anche l’azionario in Australia, dopo un debutto in Borsa in sordina oggi di DigiCo Infrastructure Rei, un locatore e gestore di data center, che si è attestato intorno al prezzo della sua Ipo, in quella che è considerata la più grande quotazione a Sydney degli ultimi sei anni. In controtendenza la Borsa di Seul, che sale di oltre mezzo punto percentuale, in vista del voto parlamentare di domani, programmato per mettere sotto accusa il presidente del Paese, Yoon Suk Yeol, dopo la fallita dichiarazione di legge marziale. Yoon ora è sotto inchiesta e non solo l’opposizione ma anche parte del suo partito intende rimuoverlo dal suo incarico, anche se per farlo domani due terzi del Parlamento dovrà pronunciarsi a favore dell’impeachment.
Nel frattempo a Wall Street i future sono in prudente rialzo, dopo che ieri l’S&P è arretrato dello 0,5%, in quella che è stata una settimana instabile per l’indice di riferimento di New York, il Nasdaq ha ceduto circa lo 0,7%, un giorno dopo aver superato per la prima volta i 20.000 punti, e il Dow Jones ha perso lo 0,53%, mentre il gigante del software Adobe ha lasciato sul terreno il 14% poiché le misure adottate per integrare l’intelligenza artificiale stanno impiegando più tempo del previsto per generare profitti. Sempre ieri negli Usa i prezzi alla produzione sono saliti del 3% annuale a novembre, dopo essere aumentati del 2,6% a ottobre.
Nonostante ciò i mercati si aspettano comunque che la Fed riduca i tassi di interesse di 25 punti base la prossima settimana, anche perché i prezzi al consumo mercoledì sono cresciuti in linea con le attese e ieri i sussidi settimanali di disoccupazione sono aumentati inaspettatamente. Tuttavia, dopo il taglio del 18 dicembre i trader si aspettano una pausa della Fed sui tassi a gennaio, poiché le politiche che Donald Trump intende adottare su dazi, tagli fiscali e immigrazione dopo il suo insediamento faranno risalire l’inflazione, spingendo alla cautela i banchieri centrali americani sul ritmo dell’allentamento monetario.
Il prezzo del petrolio resta stabile in Asia e ha chiuso piatto a New York, dopo che ieri l’Aie ha rassicurato i mercati fornendo la previsione di un’ampia offerta sul mercato petrolifero per il prossimo anno. Deboli in Europa i future sull’EuroStoxx 50, mentre le Borse europee hanno chiuso ieri cautamente positive dopo la decisione della Bce di tagliare per la quarta volta i tassi quest’anno, portandoli al 3%, tenendo aperta la porta a ulteriori allentamenti, ma avvertendo che l’economia rimane debole.
La sforbiciata della Bce, la quarta riduzione dei costi di indebitamento da giugno, porta il tasso sui depositi ai minimi dal marzo 2023. Christine Lagarde, ha fatto sapere che alcuni membri del direttivo avevano proposto un taglio più ampio, di 50 punti base. Ma ha aggiunto che la mossa di ridurre di un quarto di punto è stata alla fine “unanime”. “Ora la porta è aperta più chiaramente a ulteriori tagli”, ha commentato l’economista di Deutsche Bank Mark Wall.
Tuttavia va detto che la Bce va verso ua fase accomodante, in un momento in cui l’Eurozona è alle prese con una crescita debole, mentre la Francia e la Germania, i due paesi più importanti, attraversano una difficile fase politica e mentre incombe la minaccia di una guerra commerciale globale con gli Stati Uniti di Donald Trump. Il taglio di ieri è avvenuto mentre la Bce ha avvertito che area euro crescerà dell’1,1% nel 2025, in calo rispetto alla stima di settembre dell’1,3%. La Bce ha inoltre abbassato di un punto percentuale le sue previsioni di crescita per il 2026, all’1,4%, ed è ancora più pessimista per il 2027, quando prevede una crescita del PIL pari solo all’1,3%.