AGI – I mercati provano a reagire, pur continuando a viaggiare a corrente alternata, dopo i deboli dati del Pmi manifatturiero cinese e in attesa di quelli odierni sull’inflazione europea e sul Pce Usa, l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed, dai quali cercheranno di capire cosa veramente intenda fare la Fed l’anno prossimo. Secondo gli esperti, la banca centrale americana potrebbe respingere le aspettative troppo ottimistiche di chi si aspetta dei tagli prima della fine del primo semestre.
Tuttavia FedWatch, che raccoglie le aspettative dei trader, prezza in rialzo un taglio dei tassi fin da marzo. Insomma, sui mercati c’è ancora incertezza sulla riduzione delle strette, anche se il picco dei tassi sembrerebbe ormai essersi stabilizzato. Intanto l’azionario si appresta a chiudere molto positivamente questo mese, mentre i rendimenti dei Treasury, pur salendo impercettibilmente in Asia, sono sulla buona strada per registrare il calo mensile più rapido dalla fine del 2008, col 10 anni al 4,27% e il 2 anni, che segue da vicino l’andamento dei tassi di interesse, al 4,65%.
In Asia i listini si apprestano a concludere novembre ai massimi da 10 mesi, con la Borsa di Tokyo che ha chiuso in rialzo di mezzo punto percentuale, dopo i dati contrastanti provenienti dal Giappone sulle vendite al dettaglio, in frenata a ottobre, e sulla produzione industriale, che invece sale più delle attese.
Sopra la parita’ anche Seul, dopo che la banca centrale sudcoreana ha mantenuto i tassi di interesse stabili, come previsto. In positivo sia Shanghai sia Hong Kong, sulla scia dei dati sul Pmi manifatturiero in Cina, che a novembre vanno in contrazione per il secondo mese consecutivo, suggerendo la necessita’ di nuovi stimoli da parte del governo di Pechino.
Intanto i future al Wall Street sono in rialzo, dopo una chiusura debole e mista, sulla scia dei buoni dati del Pil Usa e dopo le dichiarazioni contrastanti sui tassi dei banchieri centrali americani. Ieri il presidente della Fed di Richmond, Thomas Barkin, si è detto “scettico” sul fatto che l’inflazione stia scendendo al 2% e non ha escluso un altro aumento dei tassi nel caso in cui l’aumento dei prezzi dovesse riprendere vigore.
Il giorno precedente invece un ‘falco’ come Christopher Waller aveva accennato a una possibile riduzione dei tassi, se l’inflazione continuerà a diminuire. “È probabile che avremo più divisioni nella Fed perché al suo interno ci sono opinioni contrastanti”, commenta Brent Schutte, chief investment officer della Northwestern Mutual Wealth Management Company. Nei prossimi giorni, prima che scatti il periodo di silenzio che precede il Fomc del 13 dicembre, gli investitori attendono altre indicazioni, a partire da quelle che daranno Barr, Mester e Goolsbe e da quelle di Jerome Powell, che parlerà domani, anche se interverrà sull’innovazione tecnologica, per cui potrebbe anche non diventare un market mover.