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Guerra commerciale, torna la fiducia per un lieto fine: Borse in recupero. Crolla Mosca

Apr 9, 2018

MILANO – Ore 9:30. I listini asiatici sono riusciti ad archiviare la pessima seduta lasciata in eredità da Wall Street, dove venerdì scorso il Dow Jones aveva chiuso in rosso del 2,3%. A determinare le paure degli investitori sono le bordate di Donald Trump al libero commercio, con la minaccia di alzare di altri 100 miliardi di dollari il valore delle merci importate dalla Cina su cui mettere dazi. Xi Jinping, il presidente cinese, potrebbe prendere domani una posizione ufficiale nell’uscita alla “Davos asiatica” e sui mercati ci si augura che si riesca ad evitare una spirale.

Stamattina il listino di Tokyo ha registrato un rialzo dello 0,51%, con i future americani che indicano un rialzo dopo le dichiarazioni del presidente Trump, che si è detto convinto di raggiungere un accordo con Pechino. Positive in partenza anche le Borse europee: Milano sale dello 0,54%. A Piazza Affari si aspetta l’evoluzione intorno alla Telecom, con Elliott-Cdp in campo per contendere il primato di Vivendi: oggi si tiene il cda della compagnia: il titolo parte in volatilità con un fortissimo ribasso, poi si risolleva vicino alla pari. Francoforte sale dello 0,49% con Deutsche Bank positiva dopo il cambio di ceo, Parigi guadagna lo 0,12% e Londra lo 0,18%.

President Xi and I will always be friends, no matter what happens with our dispute on trade. China will take down its Trade Barriers because it is the right thing to do. Taxes will become Reciprocal & a deal will be made on Intellectual Property. Great future for both countries!

— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 8 aprile 2018

Euro stabile in avvio di settimana. La moneta unica segna 1,2281 sul dollaro, praticamente invariata. In Asia lo yen è scambiato a 106,97. Anche lo spread tra Btp e Bund tedeschi è poco mosso sotto 130 punti con un rendimento dell’1,77% per il decennale italiano.

Gli investitori hanno dovuto digerire anche un rapporto deludente sull’occupazione americana di marzo, quando sono stati creati meno posti di lavoro del previsto. Inoltre, il governatore della Fed ha detto di aspettarsi un balzo dell’inflazione in primavera. Jerome Powell ha però promesso un approccio “paziente” nell’alzare “gradualmente” i tassi e si attendono conferme di questo approccio dalle minute della Fed che verranno diffuse in settimana (l’agenda).

Sul fronte macroeconomico ha deluso le aspettative il surplus commerciale della Germania, che arretra a 19,2 miliardi di euro a febbraio, rispetto a gennaio: l’export cala del 3,2% e l’import dell’1,3%. In Giappone, a marzo l’indice della fiducia dei consumatori si è attestato a 44,3 punti, in calo rispetto ai 44,5 attesi dal consensus. Il dato è rimasto invariato rispetto al mese di febbraio. Il Sol levante ha registrato un surplus di conto corrente di 2,076 trilioni di yen a febbraio, in calo del 28,7 percento rispetto all’anno precedente.

Tra le materie prime, il prezzo dell’oro è stabile sui mercati a 1.331 dollari l’oncia (-0,1%). Anche il caos siriano è un fattore per il bene rifugio per eccellenza, così come sul mercato del greggio: dopo la caduta di venerdì quando aveva perso quasi 1,5 dollari al barile e con un occhio alla situazione in Siria (dove l’attacco con armi chimiche del regime di Assad ha provocato la reazione di Stati Uniti e Francia), il prezzo del petrolio Wti sale dello 0,21% a 62,27 dollari al barile. Avanza anche il Brent a 67,3 (+0,26%).

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