• 25 Novembre 2024 1:52

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Gualtieri a Birkenau, “la Shoah il punto più basso raggiunto dall’umanità”

Ott 23, 2023

AGI – Ottant’anni fa, il 23 ottobre 1943, un treno composto di soli vagoni merci terminò la sua corsa su un binario morto di Birkenau, località polacca nell’area di Auschwitz, dove c’era una rampa per la discesa a terra, la Judenrampe. Fine corsa.

Era un treno carico di ebrei deportati dai nazisti, e tra i deportati c’erano tantissimi degli ebrei romani finiti in trappola una settimana prima con il rastrellamento nella capitale. Tornarono in pochissimi, appena 16, di quei deportati romani.

Oggi Roma ha ricordato quell’arrivo del treno che portava a Birkenau, il campo 2 dei 3 del complesso di Auschwitz e che operava ormai da qualche anno come struttura prevalentemente di sterminio.

E lo ha ricordato con una cerimonia a ridosso di un vagone merci alla Judenrampe, a 800 metri di distanza dall’ingresso del campo, con la deposizione di un sasso da parte del sindaco Roberto Gualtieri proprio su quella Judenrampe, lasciata poi ben in vista e spettrale, a ricordare l’orrore nazista, in quella distesa di Birkenau, nome che sta per ‘bosco di betulle’. 

Con Gualtieri anche alcuni assessori capitolini, il vice sindaco di Roma Città Metropolitana, rappresentanti della Comunità Ebraica capitolina e della Fondazione della Shoah, due sopravvissuti di Birkenau, Sami Modiano e Tatiana Bucci, alcuni familiari di quei 16 romani che riuscirono a tornare. E anche gli oltre 200 studenti e studentesse di 8 scuole di Roma, Anzio, Frascati e Nettuno che stanno prendendo parte al Viaggio della Memoria organizzato dal Campidoglio e invitati a non disperdere il patrimonio della conoscenza e a perpetuare il valore della memoria. 

Gualtieri, Shoah punto più basso toccato dall’umanità

La Shoah “ha costituito e costituisce il punto più basso raggiunto dall’umanità – ha detto Gualtieri -. Quella di Roma fu una deportazione terribile, quelle 1023 persone furono deportate perchè entrate a far parte di questo piano di sterminio di un intero popolo e attuato con lucida follia ma anche burocratica micidiale determinazione”. attuato con una lucida follia e burocratica determinazione. 

E se nel tempo ci sono stati tanti efferati periodi, nessuno ha però raggiunto quell’abominio, “e proprio per questo la Shoah ha purtroppo una sua unicità”, ha detto ancora il sindaco.

Per Gualtieri, fare memoria della Shoah e della sua continua elaborazione deve essere “un pilastro della nostra capacità di andare avanti e far sì che non si ripeta.  Lo dobbiamo alle vittime, ai familiari di quei 16 che sopravvissero, lo dobbiamo a noi stessi e alle generazioni future per costruire un futuro migliore. E per costruirlo non si può rimuovere il passato, perchè solo così possiamo creare gli anticorpi”.

“Bisogna fare tesoro della forza e dell’insegnamento dei sopravvissuti e fondere il nostro senso civico per costruire una societa’ diversa che deve andare avanti e non deve dimenticare l’abominio che c’è stato”, ha concluso il sindaco.

Sami Modiano in lacrime

Aggrappato con tutte le forze di un 93enne alla sbarra in legno del vagone ferroviario e scosso dai singhiozzi che vanamente ha provato a soffocare. Così Sami Modiano, sopravvissuto allo sterminio a Birkenau, nel campo 2 di Auschwitz, tornato qui con il Viaggio della Memoria organizzato dal Comune di Roma in occasione dell’80^ anniversario del rastrellamento di 1023 romani e della deportazione ad Auschwitz, con il treno che terminò la corsa la notte del 22 ottobre 1943. 

Modiano non faceva parte di quel gruppo, lui qui fu deportato nel 1944 da Rodi ma la Judenrampe era sempre la stessa. Per tutti, per ogni treno merci carico di esseri umani diventato treno merci bestiame. Questa mattina ha deposto un sassolino su quella sbarra in legno che faceva da gradino per toccare il terreno di Birkenau, da dove oltre un milione di persone non è più tornato. E si è raccolto in se stesso, quasi piegato in due da un peso sempre insostenibile, chiedendosi ancora una volta, dopo quasi 80 anni, “perchè io sono sopravvissuto?”. 

Tatiana Bucci, i bambini non dovrebbero soffrire 

“Ho in testa i bambini… Non dovrebbero soffrire..”. Tatiana Bucci oggi ha 86 anni, nel 1945, quando i sovietici liberarlo il campo di Birkenau-Auschwitz, ne aveva 8, in quel campo vi era arrivata nel 1944, fa deportata con la sorellina Andra, la madre, la nonna, la zia e un cugino. Lei e la sorella si sono salvate, e oggi “Tati” e’ qui in un ulteriore Viaggio della Memoria.

La giornata soleggiata non le toglie l’angoscia, e davanti alla Judenrampe da cui anche lei era scesa da un vagone carico di deportati rivolge il suo pensiero ai tantissimi bambini morti in questo campo di sterminio.

Lei e la sorellina furono risparmiate perchè i nazisti le credevano gemelline, e al dottor Mengele ‘servivano’ vive per le sue sperimentazioni pseudoscientifiche.

“Oggi mi sento il cuore particolarmente gonfio – ha detto Tatiana -. Essere state scambiate per gemelle è stata la nostra prima fortuna. Non ci sono risposte sul perchè siamo sopravvissute. E ho in testa i bambini..non dovrebbero soffrire i bambini”. 

 

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