MILANO – Petrolio e banche zavoranno i mercati. Ad affossare i titoli finanziari contribuisce la notizia che decina di hedge fund, storici partner di Deutsche Bank, abbiano spostato i loro asset presso altre banche per ridurre l’esposizione verso l’istituto tedesco, le cui condizioni finanziarie sono giudicate precarie dal mercato dopo la maxi-multa da 14 miliardi di dollari. Sul fronte del greggio, invece, dopo l’accordo a sorpresa raggiunto al vertice informale dell’Opec di Algeri, i prezzi sono tornati a calare. I paesi del cartello hanno trovato un’intesa per limitare a 32,5 milioni di barili al giorno la produzione, tagliandola di 750mila barili al giorno: l’accordo verrà perfezionato a fine novembre a Vienna, ma i mercati cominciano ad interrogarsi sui dettagli dell’accordo poiché non è chiaro quali saranno le nuove quote che spetteranno ai singoli paesi, specie quelli, come Iran, Iraq, Nigeria e Libia che non intendono fare tagli ma anzi puntano a incrementare il loro output. Il Wti cede quindi 37 cent a 47,46 dollari e il Brent calano di 38 cent a 48,86 dollari.
In rosso Londra che cede l’1,3%; Milano arretra dell’1,8% e Francoforte perde l’1,6%, mentre Parigi scende dell’1,4%. L’euro si muove sopra 1,12 dollari e il biglietto verde torna sotto quota 101 sullo yen: la moneta europea passa di mano a 1,1220 dollari e 113,18 yen. Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è in lieve allargamento a 134 punti contro i 133 punti della chiusura di ieri. Il rendimento è all’1,21%.
Sul fronte macroeconomico c’è attesa per la disoccupazione e l’inflazione in Italia, nel frattempo in Francia a settembre l’indice dei prezzi è sceso dello 0,2% rispetto ad agosto, ma è salito dello 0,4% sullo stesso periodo del 2015. La spese delle famiglie transalpine, invece, sono salite ad agosto dello 0,7% dopo quattro mesi consecutivi di cali. In Germania le vendite al dettaglio tedesche sono scese dello 0,4% su mese ad agosto, peggio delle attese, e salite del 3,7% su anno.
Preoccupa, invece, la situazione del Giappone dove nonostante le misure straordinarie messe in atto dalla Banca centrale prosegue la deflazione. I prezzi al consumo ad agosto sono calati dello 0,5% annuale, dopo il -0,4% di luglio, registrando per il sesto mese consecutivo il segno meno. La discesa è in gran parte legata al calo del prezzo del petrolio, arretrato di oltre il 10% rispetto a un anno fa. Inoltre, è dalla primavera del 2014 che in Giappone i consumi delle famiglie sono in calo e ad agosto sono arretrati del 4,6% annuale, contro il -2,1% atteso dagli analisti. La produzione industriale in compenso è salita dell’1,5% mensile ad agosto, dopo il -0,4% di luglio. Come se non bastasse, il tasso di disoccupazione nipponico è aumentato di 0,1 punti percentuali ad agosto al 3,1% (la condizione del mercato resta, tuttavia, positiva: ci sono 137 offerte di lavoro per ogni 100 domande).
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in calo dell’1,46%, sulla scia dei deludenti dati macroeconomici di agosto e dei timori per Deutsche Bank. Una preoccupazione che ha condizionato – ieri sera – anche Wall Street dove il Dow Jones ha perso l’1,07%, a quota 18.143,45 punti; l’S&P 500 ha ceduto lo 0,93%, a quota 2.151,13 punti e il Nasdaq è scivolato dello 0,93%, a quota 5.269,15.