Francesco Colla
venerdì 4 maggio 2018 12:49
ROMA – La storia di Jack Brabham meriterebbe un film, una grande produzione in stile Rush. Perché il tre volte campione di Formula 1 anglo-australiano non fu solo un pilota magnifico, ma l’unico a vincere su un’auto che portava il proprio nome. Nonché il fondatore di una dinastia di grandi piloti, giunta alla terza generazione.
A 70 anni dall’inizio della carriera di Black Jack, il figlio David presenta il miglior omaggio che si possa offrire a cotanto campione: una GT da pista omologata per l’uso stradale. Fondando inoltre il marchio Brabham Automotive, che muove i primi passi con la BT62. Il nome non è certo casuale, bensì una ideale prosecuzione delle sigle utilizzate dalla scuderia per identificare le monoposto che hanno corso in Formula 1 fino agli anni ’90.
Solo 35 gli esemplari previsti, in omaggio alle altrettante vittorie del team Brabham in F1, ciascuno in vendita a 1,1 milioni di euro tasse escluse. Un prezzo da hypercar giustificato da specifiche che pongono la BT62 al livello di Ferrari e McLaren. Equipaggiata con un motore aspirato V8 5.4 litri autoprodotto da 710 cv e 667 Nm di coppia e un peso a secco di soli 972 kg, promette prestazioni assolute, cui contribuisce un’aerodinamica pensata per le corse. Buon sangue non mente e l’ambizione è la pista, non la strada: l’obiettivo è riportare il glorioso nome Brabham alla 24 Ore di Le Mans, la grande classica vinta da due dei tre figli di Jack, Geoff e David.