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Giù le Borse Ue, crolla Milano: crescono i timori per le banche centrali

Set 16, 2016

MILANO – Le Borse europee sono in calo sulla scia dell’incertezza sulle prossime mosse di politica monetaria delle banche centrali. Parigi arretra dello 0,3% come Londra e Francoforte, mentre Milano perde lo 0,5%. Eppure ieri sera a riportare fiducia tra gli investitori erano state anche le implicazioni associate a una serie di dati macroeconomici deludenti, che alimentano le attese secondo cui la Federal Reserve lascerà i tassi invariati nella riunione che si concluderà il 21 settembre. Stando ai future sui fed funds, usati dagli investitori per scommettere sulle mosse della banca centrale usa, le probabilità di un rialzo dei tassi la settimana prossima sono scese ieri al 12% dal 15% di 24 ore prima; per dicembre sono passate al 46% dal 53%. Nello stesso giorno arriverà anche la decisione della Bank of Japan mentre ieri la Bank of England non ha modificato la sua politica monetaria facendo però capire che un taglio del costo del denaro potrebbe esserci in futuro.

Lo spread si muove senza scossoni in una giornata priva di spunti di rilievo dal punto di vista macroeconomico: i Btp rendono l’1,33%, 131 punti base in più degli omologhi tedeschi. Poco mosso anche l’euro: la moneta unica passa di mano a 1,1238 dollari e a 114,61 yen.

In mattinata la Borsa di Tokyo ha terminato le contrattazioni col segno più, seguendo l’andamento rialzista a Wall Street e la ripresa delle quotazioni del greggio: l’indice Nikkei segna un aumento dello 0,70% a quota 16.519.29, con un guadagno di 115 punti. Sui mercati valutari, lo yen torna a stabilizzarsi poco sopra quota 102 col dollaro e 114,60 sull’euro. Le piazze azionarie della Cina, Hong Kong e la Corea del Sud quest’oggi sono chiuse per festività nazionale.

La seduta di ieri a Wall Street è finita in rialzo grazie al settore tecnologico, a sua volta sostenuto da Apple. Alla vigilia dell’arrivo del nuovo iPhone 7 nei negozi, il titolo di Cupertino ha messo a segno la quarta giornata di fila in aumento. E per la prima volta dal marzo 2009, ha archiviato la sesta seduta di fila con un movimento al rialzo o al ribasso del 2%. Il Dow Jones ha guadagnato 177,71 punti, lo 0,99%, a quota 18.212,48; l’S&P 500 è salito di 21,49 punti, l’1,01%, a quota 2.147,26; il Nasdaq ha aggiunto 75,92 punti, l’1,47%, a quota 5.249,69. Il petrolio è rimbalzato dopo due sedute con un calo complessivo del 6%: il contratto a ottobre al Nymex ha messo a segno un +0,75% a 43,91 dollari al barile.

Sul fronte delle materie prime, il prezzo del petrolio è ancora in calo sui mercati che temono una sovrapproduzione anche nel 2017. Il greggio Wti con consegna ad ottobre scende di 35 centesimi a 43,5 dollari al barile apprestandosi a chiudere la settimana con un passivo del 5%. Arretra anche il Brent a 46,2 dollari (-0,8%). Debole anche il prezzo dell’oro dopo una settimana in cui il ribasso complessivo è stato dell’1%. Il metallo con consegna immediata è scambiato in calo a 1314 dollari l’oncia. Gli investitori guardano al vertice della Fed Usa la prossima settimana che potrebbe decidere il rialzo dei tassi.

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