MILANO – Accordo fatto tra Unione europea e Giappone per oliare i flussi commerciali tra le due parti, che già ad oggi vedono le aziende del Vecchio continente esportare 58 miliardi di beni e 28 miliardi di servizi all’anno verso il Sol levante. Una presenza solida, che però si scontra con alcune barriere commerciali che fanno perdere competitività ai prodotti made in Ue. Oggi, Bruxelles annuncia che c’è la stretta di mano tra i negoziatori, con la benedizione della commissaria europea per il Commercio, Cecilia Malmström, e il ministro degli Esteri del Giapponem Taro Kono. La Economic Partnership Agreement (EPA) tra Ue e Giappone si può dunque dare per varata.
“La chiusura delle trattative per l’Epa dimostra la forte ambizione politica di Giappone ed Europa di continuare a sostenere la barrierea del libero commercio e manda un forte messaggio al mondo”, dice la Commissione in una nota che non troppo velatamente si riferisce a Donald Trump e ai suoi piani che mettono l’America prima di tutto, anche a costo di fare carta straccia del trattato commerciale con i nipponici.
Il cuore delle misure dell’accordo riguarda per i giapponesi le maggiori libertà ai produttori di automobili, per gli europei l’azzeramento dei dazi sugli alimentari. “L’accordo Epa è uno dei più onni-comprensivi che le due parti abbiano fino ad ora concluso”, si legge nell’annuncio dell’intesa. “L’Epa creerà una macro-zona economica con 600 milioni di abitanti, nella quale si concentra il 30% circa del Pil mondiale, e aprirà significative opportunità di investimento e scambi commerciali, contribuendo al rafforzamento delle nostre economie e società”.
Oltre a esprimere fiducia sul fatto che ci sarà un beneficio sulla creazione di posti di lavoro, la Commissione sottolinea che l’Epa “rinforza l’azione di Ue e Giappone sullo sviluppo sostenibile e il contrasto ai cambiamenti climatici, in particolare attraverso un impegno fermo e scevro di ambiguità di continuare a lavorare insieme per mettere in pratica la Convenzione dell’Onu sul Climate Change e l’Accordo di Parigi sul clima”. La palla passa ora alle procedure interne per la ratifica.