L’ordinanza – in vigore dalle 23 del 9 gennaio alle 5 del 10 – è stata notificata al comune di Melendugno poco prima della sua entrata in vigore mentre gia’ qualche ora prima gli uomini delle forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, hanno iniziato a presidiare il territorio con i mezzi blindati . Il tam tam sui social ha consentito a qualche decina di attivisti No Tap di raggiungere le aree Interdette ma, al di là di intemperanze verbali, non si sono registrate tensioni.
L’istituzione della zona rossa è stata disposta dalla prefetta su proposta del questore, Leopoldo Laricchia, che ha paventato la possibilità di “imprevedibili azioni di aggressione violenta e ostruzioni al traffico altrimenti non fronteggiabili”. Nell’ordinanza prefettizia si evidenzia “l’urgenza e indifferibilita della prosecuzione di lavori, in ragione del cronoprogramma dei lavori e della decadenza di tutte le autorizzazioni, rinveniente dal mancato rispetto dei termini e degli impegni internazionali assunti”.E anche il fatto che, secondo il questore, “il territorio continua ad essere interessato da manifestazioni di opposizione che assumono caratteri violenti e ad alta pericolosità per l’ordine e la sicurezza pubblica”. In proposito vengono citate le manifestazioni di protesta del 16 maggio 2017, del 4 luglio e 13 novembre dello stesso anno nonche del 29 dicembre scorso.
Di fronte all’imponente spiegamento di forze, il sindaco di Melendugno, Marco Poti, ha stigmatizzato “l’intollerabile sospensione della libertà di circolazione e della Costituzione in questa parte d’Italia”. “C’è un dispiegamento di polizia paragonabile a quello che fronteggia i gilet gialli francesi – ha detto il primo cittadino – invece qui c’è un tranquillo paese, militarizzato, bloccato e offeso. Dall’altra parte c’è lo Stato, che difende un’opera è un’azienda privata, su cui ci sono indagini in corso, da parte della magistratura penale, per possibili violazioni di legge”.