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Gabrielli: “Il bullismo è una forma di omologazione che appiattisce e prevarica”

Apr 22, 2018

ROMA – Altro che trasgressori delle regole. I bulli sono ragazzi “omologati” che credono di avere le verità in tasca. E’ quanto afferma il capo della Polizia Franco Gabrielli in un’intervista con il direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi Enzo Fortunato, sottolineando che la Polizia da tempo combatte proprio contro questa omologazione. “La tragedia è che oggi più che trasgressione abbiamo gente omologata e noi combattiamo il bullismo, che è una forma di omologazione. Ci sono persone – dice Gabrielli – che si ritengono depositarie di un modo di essere e lo applicano in maniera prevaricante nei confronti di altri soggetti più deboli”. Dunque il tema “non è il non rispetto delle regole, ma un’omologazione – conclude – che troppo spesso ci appiattisce, che troppo spesso crede che qualcuno sia depositario di una verità e di un comportamento che invece è effimero”.

Gabrielli parla anche di un’altra costante emergenza: quella della violenza sulle donne. “Le donne devono denunciare” violenze e soprusi, è il suo appello durante l’intervista. Accompagnato da un monito rivolto stavolta alle forze di polizia: “Non sottovalutare mai” le denunce e i segnali d’allarme, “perché il più grande delitto non è solo quello dello stalker, ma tradire la fiducia di una donna che si affida alle istituzioni”.

Sul tema della liberalizzazione delle droghe leggere, Gabrielli si definisce “un tradizionalista” e per questo si dice contrario Approfondendo il tema, il capo della Polizia ritiene che non vi siano differenze tra “droghe leggere e droghe pesanti: l’esperienza insegna che molto spesso le droghe leggere sono l’anticamera di quelle pesanti. Non sono per la liberalizzazione o legalizzazione, sono, invece, per uno sforzo complessivo soprattutto per l’educazione”.

Infine, la libertà di informazione, uno dei pilastri di una democrazia che voglia dirsi veramente tale. E qui Gabrielli rende onore a quei giornalisti che pagano per il coraggio di non aver fatto finta di non vedere. “In Italia abbiamo 19 giornalisti sotto scorta – ricorda Gabrielli -, a significare che il tema della libera informazione sia uno dei fondamenti irrinunciabili della democrazia. Vivere sotto scorta, quando questa scorta non è uno ‘status symbol’ ma una necessità, non è una cosa piacevole. Credo sia un grande contributo da parte loro alla crescita della democrazia in questo Paese”.

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