C’è una foto, nei giorni del G8 di Genova del 2001, che lo riprende davanti a una barricata. Rod Richardson ha un caschetto, una mascherina da saldatore e una maschera antigas. Sembra un perfetto “black bloc”.
Nel 2013, dopo una serie dia rticoli del Guardian, la polizia inglese, incalzata da una commissione parlamentare d’inchiesta di Londra, a svelare la verità: Rod Richardson era un poliziotto infiltrato, che assunse l’identità di un bimbo morto e visse sotto copertura tra i movimenti anarchici inglesi per almeno quattro anni. La notizia è stata oggi ripresa da Il Secolo XIX. È la prima voltadal 2001 che arriva una conferma ufficiale a quanto gli attivisti del Genoa Social Forum hanno sempre denunciato: erano presenti anche ‘provocatori’ mischiati tra i manifestanti del blocco nero, tra i quali appartenenti a forze dell’ordine.
La rivelazione è il risultato di anni di lavoro della commissione guidata dal magistrato inglese Sir Christopher Pitchford, il cui mandato è di fare luce sull’uso disinvolto degli agenti undercover infiltrati dalla polizia britannica.
Cosa ha fatto durante gli scontri del G8 e che ruolo ha avuto Rod Richardson? Ha coordinato o organizzato azioni violente? E, in tutto questo, a chi riferivano e quale era la loro missione? A queste domande la polizia metropolitana di Londra si è rifiutata di rispondere. Così come la commissione si è vista negare l’accesso alla vera identità di Richardson. Il quotidiano inglese The Guardian ha però rintracciato la madre del vero Rod Richardson, nato il 5 gennaio del 1973 e morto lo stesso giorno al St George Hospital di Tooting, per problemi respiratori “Riteniamo che un ufficiale di polizia abbia rubato l’identità del bimbo – ha testimoniato l’avvocato della famiglia Jules Carey davanti alla commissione – e che sia stato impiegato sotto copertura almeno dal 2000 al 2003”. Dopo quell’anno parte per un viaggio in Australia e nessuno ne sente più parlare.
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