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Francesco contro le armi: “Fermiamo la diffusione anche nelle nostre città”

Apr 21, 2019

ROMA – Nel giorno della strage in Sri Lanka, Papa Francesco ricorda le vittime di Colombo e delle altre città cingalesi e torna a contrastare con le sue parole la corsa ad armarsi, a livello nazionale e nelle nostre città. Esortando a non essere “freddi e indifferenti” ma a diventare “costruttori di ponti, non di muri”, Francesco ha detto: “Occorre cessare il fragore delle armi, tanto nei contesti di guerra che nelle nostre città” e, ancora, i leader delle Nazioni devono adoperarsi “per porre fine alla corsa agli armamenti e alla preoccupante diffusione delle armi, specie nei Paesi economicamente più avanzati”.

Serve “ribaltare la pietra dell’indifferenza”, ha detto Bergoglio, “aprire i cuori alle necessità dei bisognosi, degli indifesi, di chi bussa alla nostra porta in cerca di pane, di un rifugio e del riconoscimento della sua dignità. La Risurrezione di Cristo”, ha sottolineato, “è principio di vita nuova per ogni uomo e ogni donna”.

Papa Francesco per il suo “Urbi et Orbi” pasquale, davanti a 70 mila tra fedeli, pellegrini e turisti, ha allargato lo sguardo alle grandi questioni aperte nel mondo. Dalla Loggia centrale della Basilica ha ricordato “le tante sofferenze del nostro tempo”. Il Medio Oriente, innanzitutto, “lacerato da continue divisioni e tensioni”, la Siria “vittima di un perdurante conflitto”, lo Yemen dove i bambini sono “stremati dalla fame e dalla guerra”, la Libia dove “persone inermi hanno ripreso a morire” e molte famiglie “sono costrette a lasciare le proprie case”, ancora l’Africa, il Burkina Faso, il Mali, il Niger, la Nigeria, il Camerun, il Sudan e il Sud Sudan, “amato continente disseminato di tensioni sociali, conflitti e talvolta violenti estremismi che lasciano insicurezza, distruzione e morte”. Papa Francesco ha voluto un passaggio sull’Ucraina, “che continua a soffrire per il conflitto ancora in corso”, quindi sul Venezuela con tanta gente “priva delle condizioni minime per condurre una vita degna e sicura” e sul Nicaragua in cui si spera si trovi “al più presto una soluzione pacifica”.

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