AGI – Fitch ha alzato la stima di crescita del Pil dell’Italia all’1,1% dal +0,5% previsto nel Global Economic Outolook di marzo. c’agenzia di rating prevede una crescita del prodotto interno lordo dell’1% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025. Nel giudizio di rating sull’Italia, diffuso il 12 maggio, Fitch aveva rivisto al rialzo le previsioni per il 2023 all’1,2% e per il 2024 allo 0,8%.
L’economia italiana, spiega Fitch nell’ultimo Global Economic Outlook, “ha registrato una performance migliore nel primo trimestre del 23esimo anno, con una parziale ripresa dei consumi dopo il forte calo del quarto trimestre del 22esimo anno; l’Italia è stata l’unica delle quattro grandi economie dell’eurozona in cui i consumi sono cresciuti trimestre su trimestre. La crescita è prevista all’1% nel 2024″.
Crescita favorita dagli investimenti nell’edilizia
Secondo l’agenzia di rating, la ripresa della crescita dopo la pandemia è stata favorita dagli investimenti stimolati dalle agevolazioni fiscali per l‘edilizia residenziale e la ristrutturazione, che hanno aggiunto circa il 2% del Pil alla domanda dal terzo trimestre del 20esimo anno.
“Gli investimenti fissi nell’edilizia abitativa – spiega l’agenzia – erano ancora di gran lunga superiori ai livelli del quarto trimestre 2019 nel primo trimestre del 2023, ma la crescita degli investimenti nell’edilizia abitativa non è piu’ così forte (0,7% trimestre su trimestre nel primo trimestre del 2023) e finirà per ridursi man mano che i sussidi diventeranno meno generosi”.
Fitch prevede che “gli investimenti pubblici finanziati dal Ngeu compenseranno e permetteranno agli investimenti complessivi di continuare a crescere, anche se a un ritmo molto piu’ ridotto. I ritardi nell’attuazione dei progetti di investimento del Ngeu rappresentano un rischio”.
Anche nel 2025 crescita superior al trend
Per il 2025 l’agenzia stima “un altro anno di crescita superiore al trend, in considerazione del rallentamento dell’economia e del probabile sostegno dei tagli dei tassi che inizieranno nel 2024 e della crescita piu’ sostenuta nel resto dell’eurozona”.
“Negli ultimi due trimestri – si legge ancora nel rapporto – l’occupazione è cresciuta piu’ rapidamente su base annua del PIL e molto piu’ velocemente della forza lavoro. Il ritmo di crescita dei posti di lavoro rallenterà, ma prevediamo un ulteriore calo della disoccupazione.
L’aumento del tasso di partecipazione sta aiutando la forza lavoro a crescere, anche se la popolazione in età lavorativa continua a diminuire, pesando sulla crescita potenziale del Pil.
Mercato del lavoro tra i meno rigidi
Un tasso di disoccupazione dell’8% nasconde le variazioni regionali, ma significa che l’Italia ha uno dei mercati del lavoro meno rigidi tra i principali Paesi dell’eurozona.
Di conseguenza, la pressione salariale è minore; la crescita delle retribuzioni orarie è stata costantemente inferiore a quella dell’area dell’euro e, con il 2,1%, è stata la seconda piu’ bassa tra i membri dell’area dell’euro nel primo trimestre del 23 secolo, ovvero meno della metà del tasso dell’area dell’euro.
E’ quindi probabile che la pressione sull’inflazione di fondo derivante dagli aumenti salariali sia minore”.