• 17 Marzo 2025 19:29

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Fisker dichiara fallimento, che fine faranno i SUV Ocean già venduti

Mar 17, 2025

La transizione ecologica ha portato con sé, in una prima fase, grande entusiasmo, in particolare quando aziende come Tesla hanno cominciato a registrare i primi profitti. Questo ha dato il via all’arrivo di diversi marchi, che purtroppo però, con il passare del tempo, hanno dovuto fare i conti con la dura realtà del mercato automotive in piena crisi. Uno dei casi recenti più eclatanti è dato sicuramente dalla Fisker.

La startup americana lo scorso giugno è stata costretta a dichiarare fallimento dopo numerosi e vani tentativi di salvataggio proveniente da investitori esterni. Dopo la chiusura è subito nato un altro problema. In questi anni, infatti, il marchio aveva prodotto il SUV Ocean, che a questo punto è rimasto orfano dell’azienda che gli ha dato i natali. Subito è cominciato un certo allarmismo nella clientela che si è ritrovata tra le mani una vettura di un’azienda di fatto fallita.

L’offerta di Rivian, ma c’è una postilla

Rivian, che di recente ha stretto una partnership con Volkswagen, si è fatta avanti per ricomprare questi modelli. L’offerta proposta è articolata in 3 differenti soluzioni: buy back in contanti (se l’auto funziona), la permuta per l’acquisto di uno dei suoi due modelli elettrici in gamma (il SUV R1S o il pick-up R1T con un ulteriore incentivo di 6mila dollari). Infine, qualora il SUV in questione non fosse in grado di muoversi, viene data la possibilità di usufruire di un’offerta in contanti della Chase Bank per il ritiro della vettura al prezzo di listino iniziale, sottratti il consumo e l’usura dalla data d’acquisto.

Naturalmente non si tratta di gentili omaggi. Dietro questa scelta di Rivian c’è un motivo ben preciso. Potranno, infatti, usufruire dell’offerta solo quei clienti che hanno aderito alla class action intentata contro Fisker dallo studio legale Hagens Berman, rinunciando a futuri indennizzi. Così facendo Rivian intascherà i futuri ed eventuali soldi derivanti da questa causa. Stesso discorso anche per la Chase Bank, che si è offerta però di fare lo stesso anche per coloro i quali non aderiscono alla class action, a un prezzo inferiore.

Fisker, cronaca di un fallimento

La storia della Fisker affonda radici decisamente lontane. La primissima azienda con questo nome, infatti, è nata nel 2005, quando Henrik Fisker, responsabile della progettazione di alcune vetture sportive dell’Aston Martin, decise di dare vita a un proprio marchio che produceva auto artigianali con telai e motorizzazione Mercedes e BMW. Nel 2007 ha poi fondato la Fisker Automotive, con l’intento di realizzare vetture ibride.

Purtroppo ci furono problemi con il primo modello, la Karma, che spinse l’azienda alla bancarotta nel 2013. L’anno seguente, i cinesi della Wanxiang hanno rilevato la tecnologia e le proprietà della Fisker Automotive, mentre il marchio è rimasto nella disponibilità del fondatore che nel 2016 ha dato vita all’azienda che oggi conosciamo. Purtroppo però, anche in questo caso, dopo una prima fase di entusiasmo per il nuovo modello, le cose sono letteralmente precipitate sino alla bancarotta dello scorso anno. In questa sua ultima avventura, l’azienda americana, oltre a produrre vetture elettriche, aveva anche depositato brevetti per batterie allo stato solido per l’uso nel settore automobilistico. Ma addio.

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