AGI – “Gloria, una donna fiorentina di 70 anni affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), è morta domenica 9 febbraio. Dopo un ulteriore peggioramento aveva iniziato la sedazione palliativa il venerdì pomeriggio. Gloria avrebbe voluto restare lucida fino alla fine, aveva previsto nel suo testamento biologico questa ultima opzione solo in caso di peggioramento grave. Aveva chiesto di poter accedere al suicidio assistito, ma le sue legittime richieste sono state ostacolate dalla azienda sanitaria locale”. Lo rende noto l’Associazione Luca Coscioni. “Gloria aveva costruito la sua vita con scelte libere e consapevoli.
Quando la malattia le ha tolto progressivamente il respiro e la libertà di vivere dignitosamente, ha scelto di voler decidere anche sul proprio fine vita. Per questo, nel febbraio 2024, aveva avviato presso la Usl Toscana Centro il percorso per ottenere l’accesso al suicidio medicalmente assistito, garantito in Italia dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale – si legge nella nota diffusa dall’Associazione Luca Coscioni -. La commissione medica multidisciplinare, a marzo 2024, aveva accertato che Gloria possedeva tutti i requisiti previsti dalla legge per accedere alla procedura.
Tuttavia, nella relazione finale non erano indicati il farmaco letale, il suo dosaggio e la metodica di autosomministrazione. Il 10 giugno è stata inviata alla Usl una lettera di messa in mora e diffida per chiedere la conclusione della procedura. Dopo cinque mesi dalla richiesta iniziale veniva approvato il protocollo medico ma non la fornitura dei farmaci e materiali. In assenza di risposte positive, Gloria con la sua difesa legale, ha fatto ricorso al competente tribunale per chiedere la condanna dell’azienda sanitaria all’erogazione del farmaco e della strumentazione necessaria all’autosomministrazione.
Il procedimento era ancora in corso e Gloria era assistita dall’avvocata Filomena Gallo e dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni”. “Negare la fornitura dei farmaci, reperibili in Italia solo nel circuito ospedaliero, significa violare la volontà della persona, disapplicare il giudicato costituzionale e creare nuove discriminazioni – ha dichiarato Filomena Gallo -. Questa situazione dimostra quanto sia urgente una legge regionale che garantisca tempi certi e procedure chiare per il Servizio sanitario regionale per la verifica delle condizioni della persona malata che vuole procedere con l’accesso alla morte volontaria secondo la procedura indicata dalla Consulta”.