AGI – Il Tar della Lombardia restituisce il sostegno economico garantito nell’ambito delle misure di accoglienza a una famiglia ucraina scappata dalla guerra che la Prefettura aveva revocato perché il reddito annuale era superiore all’importo dell’assegno sociale. La sentenza, che vede ‘sconfitto’ il Ministero dell’Interno costituito in giudizio per la Prefettura, viene motivata col fatto che, nel togliere l’aiuto economico in precedenza garantito, non si sia tenuto conto della presenza di due figli minori che hanno subito traumi dall’abbandono del loro Paese. Nel provvedimento datato 7 ottobre letto dall’AGI, viene spiegato che i due ricorrenti, sposati e genitori di tre figli di 14,8 e 4 anni, avevano ottenuto il rilascio del permesso di soggiorno il 28 maggio 2022 “con la causale ‘Emergenza Ucraina’”.
Il 21 agosto dell’anno scorso la Prefettura aveva comunicato la revoca perché il padre dei ragazzi “disponeva di risorse economiche tali da consentirgli il sostentamento dell’intera famiglia percependo un reddito annuale superiore all’importo dell’assegno sociale che costituisce il parametro minimo assunto dal legislatore a garanzia di un’esistenza dignitosa”. Una differenza di pochi euro: fino al mese di settembre 2023 il reddito netto era di 13812,57 euro rispetto all’assegno ‘per coniugi’ di 13085,02 euro.
Durante il procedimento davanti al Tar, i legali del Ministero dell’Interno avevano evidenziato che l’uomo ha un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato e che “la mera presenza di minori nel nucleo familiare non costituirebbe elemento ostativo alla revoca delle misure di accoglienza dovendosi guardare all’effettiva condizione dello straniero”. Ma per i giudici la Prefettura non ha tenuto conto di un elemento decisivo, cioè della presenza di persone “vulnerabili” nella famiglia con tre figli, due dei quali con problemi di salute “in correlazione alle circostanze traumatiche a cui sono stati esposti”. Il Tar ha quindi annullato la revoca dell’assegno e condannato il Ministero dell’Interno al pagamento delle spese in giudizio di ottocento euro invitandolo a ricalibrare l’assegno tenendo conto della salute dei minori.