• 29 Settembre 2024 0:26

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Fiat 500, nuovo spot senza logo

Giu 22, 2024

Si può lanciare una frecciata al destinatario senza mai nominarlo ed ottenendo un notevole clamore? Certo che si può e nel caso in cui il mittente sia una Casa automobilistica di peso come la FIAT è bastato sguinzagliare la fantasia dei creativi delle agenzie di comunicazione per mandare un messaggio neppure troppo velato al Governo italiano ed ottenere un ritorno mediatico immediato che ha subito creato opinioni contrastanti negli spettatori.

La provocazione “no logo”

Il messaggio indirizzato dai vertici Stellantis al Governo è stato veicolato tramite uno spot con protagonista la FIAT 500e. Se dopo i primi secondi può sembrare la classica pubblicità destinata ad esaltare i valori della citycar elettrica realizzata dalla Casa del gruppo Stellantis, quando la voce narrante prosegue si capisce che ci si trova di fronte a qualcosa di diverso. Un messaggio netto, chiaro e polemico che trova terreno fertile nelle diatribe scatenatesi negli ultimi mesi.

Se questa auto non avesse un logo, se non avesse un nome, se non avesse una bandiera, se non avesse nulla che indicasse la sua identità o la sua origine, sarebbe comunque riconosciuta da tutti. Perché quando un’auto possiede un design iconico e incarna la gioia di vivere, può solo essere italiana, può solo essere una Fiat”. Questo il testo del messaggio del video pubblicitario che si conclude con un logo tricolore su sfondo nero e la scritta Fabbrica Italiana Automobili Torino.

Da cosa nasce questo astio? Per comprendere tutto bisogna tornare indietro di qualche mese e ripercorrere gli scontri avvenuti tra l’attuale governo ed i vertici del gruppo Stellantis. L’occasione è stata la presentazione dell’ultima nata in casa Alfa Romeo, il SUV compatto Milano. Appena 24 ore dopo la presentazione è intervenuto il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, criticando il Biscione per la scelta del nome riservato alla vettura.

Un’auto chiamata Milano non si può produrre in Polonia. Questo lo vieta la legge italiana, che nel 2003 ha definito l’Italian Sounding e prevede che non bisogna dare indicazioni che inducano in errore il consumatore. Sarebbero indicazioni fallaci legate in maniera esplicita alle indicazioni geografiche”.

La replica dei vertici di Stellantis, in quella occasione, è stata pacata e per tenere rapporti distesi con il Governo è stato deciso di modificare il nome da Alfa Romeo Milano ad Alfa Romeo Junior. Il management della Casa di Arese è stato abile nel dare al SUV compatto un nome che rende omaggio alla tradizione del marchio richiamando alla memoria vetture storiche come la GT 1300 Junior del 1966. Sembrava che tutto fosse finito, ed invece era solo il primo round.

Alfa Romeo, da Milano a Junior

Il secondo motivo di conflitto si è verificato a maggio quando al porto di Livorno la Guardia di Finanza ha provveduto al sequestro di 134 FIAT Topolino prodotte in Marocco ma recanti sulle fiancate gli adesivi con la bandiera italiana considerati segno di indicazione fallace sull’origine del prodotto.

Il clamore mediatico suscitato da questa operazione è stato notevole ed ha costretto i vertici Stellantis ad una piccata replica: “Stellantis ritiene, rispetto al fatto che un piccolo adesivo riportante i colori della bandiera italiana apposto sulle portiere potesse costituire una fallace indicazione della origine dei beni, di avere operato nel pieno rispetto delle norme, comunicando in modo trasparente il Paese di produzione delle Topolino, senza alcun intento decettivo nei confronti dei consumatori”.

Anche in questo caso il gruppo Stellantis ha preferito tenere un profilo basso procedendo, previa autorizzazione, alla rimozione degli adesivi incriminati sottolineando, tuttavia, come il logo tricolore avesse la sola finalità di indicare l’origine imprenditoriale del prodotto e come la Casa sin dal momento della presentazione del nuovo modello sia sempre stata chiara nel dichiarare la fabbricazione della FIAT Topolino in Marocco.

Oggi arriva l’ultimo round di questo scontro tra Stellantis e Governo ed in questa occasione il gruppo automobilistico ha deciso di andare all’attacco con un video nel quale viene sottolineata l’italianità del prodotto. Il messaggio sarà arrivato forte e chiaro al destinatario? Per scoprirlo basterà attendere le prossime puntate di questa guerra inattesa.

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