Un nuovo capitolo nella guerra cibernetica è stato scritto contro Ferrari. La Casa del Cavallino Rampante ha di recente subito un sofisticato tentativo di phishing, dove l’intelligenza artificiale veniva impiegata per imitare la voce dell’amministratore delegato, Benedetto Vigna.
Voce riprodotta alla perfezione
L’attacco, avvenuto mediante una telefonata, aveva l’obiettivo di carpire informazioni sensibili relative a un’imminente acquisizione. Sfruttando le potenzialità del deepfake, i criminali informatici sono riusciti a replicare in modo molto realistico la voce del CEO. Dopo un messaggio inviato su WhatsApp in cui Vigna parlava di un’importante acquisizione. Già a quel punto c’erano dei segnali sospetti, infatti il numero non era quello del manager. Poco dopo era, però, arrivata una chiamata diretta: l’ad insisteva sul progetto top secret.
A dispetto dell’elaborato piano, il manager contattato aveva percepito qualcosa di anomalo nella conversazione. Una domanda specifica sul contenuto di un libro da poco discusso con Vigna si è rivelata la chiave per smascherare la truffa. L’intelligenza artificiale, pur avanzata, non è al momento in grado di replicare la complessità delle interazioni umane, e un quesito così ‘cucito su misura’ – “Ti ricordi che libro ti ho consigliato l’altro giorno” – ha permesso di stabilire l’inganno. I responsabili devono ancora essere rintracciati e non sarà affatto semplice.
Già negli scorsi mesi i pirati informatici avevano provato a colpire la compagnia di Maranello. A marzo gli hacker, sempre attraverso l’intelligenza artificiale, aveva provato addirittura a ricostruire la voce e il labiale di Piero Ferrari.
Il vicepresidente esecutivo, in un’intervista rilasciata al conduttore televisivo Fabio Fazio, sembrava promuovere un investimento ad alto rischio, capace almeno di decuplicare il denaro stanziato. “Se non riuscirete, vi rimborserò l’intera somma”, affermava nel suo falso intervento il figlio del Drake, girata per qualche giorno in rete e, infine, bloccata.
Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale apre a una marea di opportunità, ma cela anche qualche rischio. Alla pari di qualsiasi strumento, più o meno innovativo, deve essere usato con prudenza e giudizio. Le manovre losche dei truffatori hanno di nuovo cercato di speculare, invano, grazie alla cura riposta nei dettagli da uno dei vertici di Ferrari. A questo punto, verrebbe da chiedersi quale fosse l’acquisizione oggetto della conversione.
Che c’entri Maserati?
Nelle ultime settimane sono circolate alcune voci in proposito a un eventuale assorbimento di Maserati, così da dare vita a un super polo del lusso. In un’uscita, i portavoce Stellantis hanno lasciato intendere di essere pronti a valutare la cessione dei brand, a maggior ragione se poco redditizi. I numeri registrati dal Tridente hanno tradito le attese, perciò un’intesa avrebbe un perché di fondo.
Mentre le immatricolazioni stentano a ingranare, il subentro di Ferrari potrebbe essere provvidenziale. Il bagaglio di competenze nutrito nel lusso saprebbe forse restituire vitalità a Maserati, impegnato a trovare una propria dimensione.
Laddove dovesse bollire qualcosa in pentola, da Maranello eviteranno (salvo improvvisi di colpi di scena) di uscire allo scoperto, fino all’ok definitivo. Essendo quotata in Borsa dovrebbe, infatti, studiare a fondo le sue mosse, date le implicazioni della manovra, avente, nel bene o nel male, il potere di influire sulle quotazioni nel mercato azionario.