Nel mondo delle auto di lusso, c’è un marchio che fa brillare gli occhi agli appassionati: Ferrari. Entrare nel ristretto club è un privilegio riservato a pochi, ma talvolta il sogno rischia di trasformarsi in un’odissea. È quanto accaduto al proprietario di una 575 Superamerica, tra i pezzi pregiati del Cavallino Rampante.
Bramata dai collezionisti, la quattro ruote italiana occupa un posto speciale nel cuore dei fan, combinando eccellenza tecnica e stile. Con un design unico, il potente motore V12 e il celebre tetto in vetro elettrocromico, il gioiello promette un’esperienza unica. Al momento dell’acquisto, un miliardario olandese ignorava, però, la spiacevole sorpresa che lo attendeva.
Mai avrebbe immaginato di trovarsi in una battaglia legale durata 17 anni e ancora priva di un epilogo. Seppur sorprendenti, i fatti non costituiscono un episodio isolato. Ha destato, infatti, clamore la disavventura affrontata da un imprenditore di Avellino. Per lui si sono resi addirittura necessari 32 anni prima di riavere la sua Testarossa, a causa di un acquirente insolvente.
Il certificato negato ha allontanato i collezionisti
Nel 2007, , racconta Motor.es, l’uomo d’affari olandese acquistò la Ferrari 575 Superamerica da una concessionaria, la quale, nonostante vendesse le vetture di Maranello, era sprovvista dell’autorizzazione ufficiale. All’apparenza, un dettaglio trascurabile. In realtà, l’inizio di infinite traversie in tribunale.
Quando il proprietario decise di vendere il bolide, emerse un problema cruciale: Ferrari si rifiutava di riconoscere interventi di manutenzione eseguiti dal rivenditore. Il “no” non faceva altro che tenere alla larga i collezionisti. E con ciò il possessore ha visto svanire un ricco guadagno, derivante dalla cessione del veicolo.
Partita da 420.000 euro, la quotazione ha subito un crollo vertiginoso. Il motivo? L’incertezza sulle riparazioni effettuate e la conseguente mancanza di fiducia dei potenziali compratori. Chi investe in una Ferrari di tale calibro non si “accontenta” di prestazioni e bellezza. Certo, sono dei requisiti imprescindibili, tuttavia esistono degli ulteriori fattori chiave, come la certezza di un valore duraturo, garantito dal Costruttore.
Senza il supporto di Ferrari, il bolide è diventato un’incognita. Messa alle strette, la concessionaria ha spiegato, a sua discolpa, di aver osservato gli standard ufficiali di Maranello per le riparazioni. Peccato che avesse evitato di comunicare le modifiche all’azienda, un passo indispensabile per garantire la tracciabilità e la certificazione del lavoro svolto.
Il malcontento del proprietario
Arrivato all’esasperazione, il proprietario ha espresso malcontento. Oltre alla considerevole perdita economica, sente venire meno il rapporto di fiducia con un brand di fama globale quale Ferrari, che dovrebbe prestare la massima attenzione nella relazione coi clienti, in particolare quelli disposti ad accaparrarsi modelli tanto esclusivi.
Messo al corrente della disputa, un giudice ha ordinato alla concessionaria di risolvere il problema entro sei settimane, un termine che lascia aperte alcune speranze. Laddove non venisse risolto entro allora, il caso potrebbe prolungarsi con ulteriori procedimenti giuridici. E la spettacolare 575 Superamerica rimarrebbe bloccata in un limbo burocratico.
Quando si tratta di vetture di questo prestigio, qualsiasi dettaglio – dalla scelta del concessionario alla certificazione delle riparazioni – può fare la differenza tra possedere un’auto leggendaria e ritrovarsi con un investimento compromesso.