• 27 Gennaio 2025 16:33

Corriere NET

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Fed e Bce entrano in gioco nell’era di Trump

Gen 27, 2025

AGI – Donald Trump a Davos ha detto che chiederà tassi più bassi, mentre la previsione è che Jerome Powell mercoledì non li taglierà e che la Bce invece li abbasserà parecchio, almeno 4 volte quest’anno, perché la situazione economica europea è più debole di quella americana e l’inflazione è più bassa. In questo scenario le tre ‘star’ dell’economia internazionale si stanno muovendo ognuna per conto suo: Trump, l’ultimo arrivato, lo fa con furia in un modo che è ancora difficile da decifrare, il veterano Jerome Powell invece studia le sue mosse con la prudenza del banchiere e la Lagarde media in modo spesso tentennante tra ‘falchi’ e ‘colombe’ della finanza europea.

Che cosa succederà? Questa settimana Fed e Bce scenderanno in campo per la prima volta nell’era Trump. Mercoledì toccherà alla Fed, poi giovedì alla Bce, mentre il neo presidente non perderà l’occasione di sfoderare la sua specialità l’occupazione mediatica della scena.

 

 

La Fed apre le danze, niente tagli mercoledì

Mercoledì Powell “si muoverà con prudenza”, senza muovere i tassi, dice Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, “in attesa di comprendere il punto di atterraggio delle politiche/minacce di Trump, al fine di vetrificare se ci saranno rigurgiti inflattivi”. E prosegue nella riflessione: “Dal tenore delle sue parole capiremo se questa sua prudenza sarà alta, media o bassa. E dagli ultimi dati è possibile che la Fed tenga fermi i tassi anche a marzo. Gli altri tagli, che penso ci saranno, arriveranno non prima del secondo trimestre e più realisticamente verso fine anno o comunque nel secondo semestre”.

 

Sul duello con Trump, Powell si è già difeso con energia, chiarendo che lui non se ne andrà e che Trump non può dimetterlo perché la legge non glielo consente. Ora a Davos il presidente Usa ha chiesto taglio dei tassi: “vedremo con che tono risponderà mercoledi'” Powell, dice Cesarano. Tra i due comunque i toni sono destinati a salire man mano che si avvicinerà la data della scadenza del mandato di Powell, prevista per maggio del 2026. Nel frattempo Trump molto probabilmente anche per seminare zizzania dentro a Fed, farà uscire la lista dei possibili candidati alla successione, tra i quali ci sono diversi esponenti del board della banca centrale americana. 

La Bce quest’anno taglierà almeno 4 volte

I mercati si aspettano che la Bce quest’anno taglierà almeno 4 volte, senza accelerare, e cioè sempre di 25 punti base, a partire da giovedì prossimo e poi negli altri 3 incontri che terrà fino a giugno. È esclusa almeno al momento una sforbiciata più ampia. “In Europa c’è inflazione, ma è sotto controllo – spiega Cesarano – rischi possono essercene soprattutto dal lato energia, ma fino a un certo punto. Concordo col Governatore della Banca centrale francese Villeroy che i tassi verranno tagliati entro l’estate complessivamente di un punto percentuale”.

Olli Rehn, il Governatore della Banca di Finlandia – a chi gli ha chiesto: riuscirete a tagliare i tassi anche con la Fed che non lo fa? – ha risposto: “Non siamo mica il 13esimo distretto della Fed…”.

La Fed e la Bce tengono d’occhio le minacce sui dazi

 

 

Sia la Fed, sia la Bce stanno tenendo d’occhio attentamente le minacce di Trump sui dazi. Il presidente Usa secondo Cesarano “non si limiterà a minacciare e alla fine qualcosa farà”, anche perché gli Stati Uniti hanno in mano un’arma formidabile: sanno che chi non accetterà di pagare dazi Usa più alti, rischia di perdere una bella fetta della domanda americana, che è la più forte al mondo. Restano almeno due dubbi importanti da sciogliere. Il primo: quanti saranno i dazi emessi da Trump, di che entità, a chi e su cosa? E due: avranno effetti inflattivi? “Nel frattempo che tutto ciò venga verificato – spiega Cesarano – la Fed, paziente, si fermerà sul taglio dei tassi”. E l’Europa? “Lagarde – risponde l’analista di Intermonte – non cerca lo scontro e può contare sulla posizione più morbida della Germania, dopo che Nagel della Buba si è detto favorevole al taglio dei tassi e a più investimenti”.

Trump sui dazi s’ispira all’economista Stephan Miran

Sulla politica dei dazi Trump sta seguendo la dottrina del suo capo del Council of Economic Advisers, Stephen Miran, un economista poco più che 40enne, che è un convito sostenitore della riforma del commercio globale. Secondo Miran, è perfettamente legittimo minacciare di rialzare i dazi e non è vero che l’aumento delle tariffe sui beni importati negli Usa sia inflazionistica. In pratica le teorie di Miran mirano a smorzare i timori di un effetto inflazionistico del rincaro dei dazi, poiché si basano sul fatto che gli Stati Uniti hanno una domanda interna così grossa che sono gli altri a dipendere dagli americani e non viceversa. Di fronte a questa posizione di forza soverchiante dettata dalla rilevanza della domanda Usa (il cosiddetto monopsonio), gli esportatori verso gli States sarebbero costretti a incamerare nei margini di profitto i rincari determinati dai dazi, pur di far rimanere sostanzialmente invariati i prezzi delle esportazioni e quindi preservare la quota di mercato a stelle e strisce.

La minaccia di rialzare i dazi Usa sui beni importati, secondo Miran e quindi anche per Trump, deve spingere verso una rivisitazione dell’assetto globale dei rapporti di forza commerciali dal punto di vista statunitense. “Inizialmente, nella fase di ‘escalation’ ossia di minacce crescenti di dazi, questo può far rialzare i tassi a lungo termine per il timore dell’incertezza sui rischi di rialzo dell’inflazione in prospettiva, comportando anche un apprezzamento del dollaro a causa dell’allargamento del differenziale dei tassi. Ma anche il dollaro può essere poi messo, insieme ai Treasury, sul piano negoziale” allo scopo di ribaltare, in favore di Washington, l’assetto economico e commerciale globale. Trump ad esempio potrebbe barattare più morbidezza sui dazi in cambio di collaborazione per un dollaro più debole e maggiore acquisti di Treasury”. Trump – aggiunge Cesarano – sta andando in quella direzione, è influenzato da Miran e seguirà Scott Bessent, il suo attuale segretario al Tesoro, il quale ha detto ‘escalate to de-escalate’, ovvero ‘minaccia molto nella prima fase per poi arrivare a negoziare nella seconda’. Un atteggiamento che è piaciuto ai mercati, verosimilmente percepito come un atteggiamento pragmatico”. 

 

 

 

 

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