TORINO – Fca ha ufficialmente presentato la sua proposta di nozze a Renault, con la prospettiva di allargarla a Nissan e Mitsubishi che già costituiscono una grande alleanza con la casa francese. Il Lingotto ha messo sul piatto una fusione vera e propria, con la nascita di una società di diritto olandese le cui azioni verrebbero ridistribuite al 50 per cento tra i soci Fca e al 50 per cento restante a quelli di Renault.
La casa francese conferma di aver ricevuto la proposta e ora tocca al suo board, riunito in queste ore a Parigi, rispondere. Intanto, dal portavoce del governo francese Sibeth Ndiaye filtra un atteggiamento “favorevole” verso le nozze, che promuoverebbero “la sovranità economica” dell’Europa dove “abbiamo bisogno di giganti”.
Il gruppo che nascerebbe dalla fusione paritaria venderebbe 8,7 milioni di auto all’anno, terzo al mondo. Fca, nell’annunciare la sua proposta, punta sulla possibilità di crescere insieme nei settori di nuova esplorazione. Una mossa necessaria, anche per far fronte alla competizione crescente da parte di soggetti – come Google – che entrano nel mondo delle quattro ruote.
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Il nuovo gruppo “diventerebbe un leader mondiale nel settore automobilistico in rapida evoluzione con un forte posizionamento nelle nuove tecnologie inclusi i veicoli elettrici e quelli a guida autonoma”. Mike Manley, l’ad del Lingotto che ha raccolto il testimone di Marchionne, ha scritto ai dipendenti per spiegare di aver trovato in Renault un “partner affine che vede il futuro come noi”. Predicando calma e spiegando che se l’operazione andrà avanti “potrebbe richiedere più di un anno”.
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Fca precisa che infatti i risparmi dovuti alle sinergie, stimati in 5 miliardi e in aggiunta a quelli che Renault già consegue grazie all’Alleanza con Nissan e Mitsubishi, arriveranno grazie a economie negli acquisti, nella ricerca e sviluppo e per la produzione di famiglie di motori in comune. Il portafoglio marchi fornirebbe una copertura completa del mercato con una presenza in tutti i segmenti chiave dai marchi di lusso e premium come Maserati e Alfa Romeo, Dacia e Lada e includerebbe Fiat, Renault, Jeep e Ram così come i veicoli commerciali.
Vista la disparità di capitalizzazione attuale, in favore di Fiat Chrysler (quasi 18 a quasi 15 miliardi in favore di Fca, alla chiusura di venerdì scorso), per procedere a una fusione alla pari si prevede un dividendo straordinario di 2,5 miliardi per gli azionisti di Fca, cui si aggiungerebbero 250 milioni se il Lingotto decidesse di vendere Comau. Nella nuova società olandese, che dovrebbe esser quotata a Milano, Parigi e a Wall Street, il cda sarebbe inizialmente composto da 11 membri con una maggioranza di consiglieri indipendenti e con un numero uguale di consiglieri, 4 ciascuna, in rappresentanza di Fca e Renault e uno designato da Nissan. Inoltre, non sarebbero trasferiti i diritti di doppio voto che oggi regolano la governance di Fca, ma in futuro entrerebbero in vigore sistemi premiali per gli azionisti di lungo corso.
Il sindacato francese Cgt: “Stato mantenga minoranza di blocco”
Intanto su sponda francese si registra l’intervento della Cgt, secondo sindacato all’interno del gruppo Renault, che esige che lo stato francese mantenga “una minoranza di blocco che permetta di far prevalere gli interessi francesi” in caso di fusione tra le due società. “Se si dovesse realizzare questa fusione, sarebbero ancora i dipendenti di Renault e Fca a pagare in termini di nuove soppressioni di posti di lavoro” scrive in un comunicato la Cgt, che è il secondo sindacato all’interno del gruppo Rrenault. “Per la Cgt, e in tutte le ipotesi, il governo deve conservare una minoranza di blocco che permetta di far prevalere gli interessi francesi”, sottolinea l’organizzazione sindacale.
Borghi: “Ingresso dello Stato in Fca potrebbe essere un’idea”
Dal lato italiano invece il responsabile economico della Lega Claudio Borghi non esclude che la fusione tra le due società possa aprire ad un intervento diretto dello Stato Italiano. Un ingresso in Fca per bilanciare il ruolo della Francia “potrebbe essere un’idea”, ha detto intervistato da Enrico Mentana su La7. “Tutto andrà guardato con attenzione, questa operazione darà vita al primo produttore di auto al mondo”. “Staremo molto attenti a far sì che un patrimonio della storia italiana sia valorizzato altrimenti interverremo”, ha detto Borghi evidenziando la “piccola anomalia” rappresentata del 15% di Renault in mano alla Francia.