La delibera AGCOM sul ritorno alla fatturazione mensile nel settore TLC e pay-TV sembrava piuttosto chiara, ma gli operatori pare che la stiano recependo in modo creativo. Oggi La Repubblica svela che il Garante avrebbe acceso i riflettori sulla transizione a causa di una serie di criticità emerse in queste settimane.
Il primo punto riguarda il diritto di recesso. Dato che a tutti gli effetti verrà applicato un aumento dell’8,6% sul canone, sebbene il computo annuale rimanga invariato, si parla di “modifica delle condizioni contrattuali” con tutto ciò che ne consegue. Non solo l’azzeramento di penali ma anche, come puntualizza la legge 124 del 2017, la possibilità di recedere nella stessa modalità in cui è stata effettuata l’attivazione. Pare che molti operatori si siano “dimenticati” di prevedere la disdetta in negozio.
In secondo luogo, secondo le delibere 495 e 496 del Garante gli operatori avrebbero dovuto comunicare il ritorno alla fatturazione mensile – due mesi prima della transizione – e gli eventuali aumenti dei canoni in due comunicazioni distinte.
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La scelta diffusa di legare le due novità in un unico messaggio sta consentendo agli operatori di mettere in cattiva luce il Garante. Come a dire: ci hanno costretti a tornare alla fatturazione mensile e quindi siamo costretti a spalmare su 12 mensilità quanto stabilito con 13. Peccato che sulle tariffe nessuno abbia messo becco. Loro hanno applicato aumenti nascondendoli sotto il tappeto dei cicli di fatturazione, loro hanno deciso di applicare l’aumento sui canoni. L’escamotage appare così sfacciato che persino il Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di vederci chiaro.
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Infine c’è il problema della tempistica, ben definita all’articolo 70 comma 4 del Codice delle Comunicazioni. I clienti dovrebbero avere 30 giorni di tempo per recedere dalle offerte, a partire dalla prima comunicazione che ne annuncia la variazione. Ebbene, secondo il Garante alcuni operatori si starebbero preparando a consentire il recesso senza penali a partire dall’entrata in vigore della variazione e non prima.
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A questo punto non resta che attendere la reazione dell’AGCOM. Qualcuno vorrebbe puntare sul dialogo, altri sulla diffida. Insomma, se gli operatori correggessero in corsa le loro comunicazioni la questione potrebbe chiudersi senza impicci. I consumatori probabilmente si augurano altro, ma ciò che si augurano ormai non sembra avere più peso.