MILANO – “Sono oltre 800 mila le attività commerciali e dei servizi di mercato, che finalmente domani possono alzare le saracinesche in tutto il Paese, anche se tra bar e ristoranti si pensa saranno 7 su 10, quasi 160.000 esercizi, ad aprire”. Lo afferma Confcommercio in una nota nella quale elenca i settori del commercio e dei servizi interessati dal nuovo passaggio – datato lunedì 18 maggio – della Fase 2 di uscita dall’emergenza coronavirus.
Nota l’associazione, in linea con quanto messo in evidenza nelle scorse ore anche da altre realtà, che alcuni sceglieranno di mantenere la saracinesca abbassata per il timore di non riuscire a coprire i costi di esercizio.
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Per quanto riguarda i servizi di mercato – prosegue l’analisi di Confcommercio – le imprese attualmente chiuse sono 583.659 unità e si concentrano nel settore della ristorazione e bar con circa 280.000 imprese, dell’alloggio 31.000 imprese e delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento con 73.523 imprese. Significativa – viene messo in evidenza – è anche la sospensione di tutte le agenzie di viaggio e dei tour operator e dei servizi per la cura della persona, quali parrucchieri e trattamenti estetici.
La Fipe, federazione dei pubblici esercizi, conferma che su un campione di 520 piccole e medie imprese del settore, il 70% circa dei pubblici esercizi, 196mila locali tra bar e ristoranti, sono pronti ad alzare le saracinesche già a partire da domani: “A scalpitare sono in particolare i bar, maggiormente penalizzati da questi mesi di stop forzato”. Per tutti quanti, la preoccupazione principale è quella legata alla sicurezza di clienti e dipendenti. Il 95% degli imprenditori intervistati, infatti, ha già acquistato le mascherine per il proprio personale, l’82% dei ristoratori è convinto che l’uso dei dispositivi di protezione sia essenziale, mentre il 94% ha già effettuato la sanificazione dei locali. Ciò che non convince per nulla gli imprenditori della ristorazione, invece, sono le barriere divisorie in plexiglass. Il 56% degli intervistati esclude ogni ipotesi di utilizzo, il 37% ne ipotizza invece un impiego alla cassa e poco meno del 5% prevede di installarle tra i tavoli.
Restano le preoccupazioni per il futuro: gli imprenditori intervistati da Fipe stimano un crollo del 55% dei loro fatturati a fine anno e questo si tradurrà in un minor impiego di personale, già a partire da domani. Secondo le stime, infatti, il numero dei dipendenti impiegati calerà del 40%, con 377mila posti di lavoro a rischio.