L’ultimo appuntamento di questo triple header è finito come non ti aspetti. Chi aspettava il ritorno alla vittoria della McLaren o il dominio Ferrari (visto in Texas e in Messico) è rimasto deluso. È stato Max Verstappen con la sua Red Bull a vincere il GP Brasile, 21esima tappa di questo Mondiale.
Il pilota olandese nonostante scattasse dalla 17esima piazzola della griglia di partenza nei primi giri aveva rimontato fino alla zona punti. Verstappen, aiutato in parte dalla Dea Bendata, non saliva sul gradino più alto del podio da dieci gare e aveva bisogno di questa vittoria per dare un segnale forte, in chiave campionato, a Lando Norris, suo avversario nel Mondiale Piloti.
Sul podio, assieme all’attuale campione del mondo sono salite le Alpine di Ocon, secondo, e Gasly, terzo, che proprio sul finale di corsa ha dovuto difendersi dagli attacchi di Russell e della sua Mercedes. Grazie a questa doppietta sul podio di Interlagos, Alpine porta a casa un bottino importante di punti che permette al team transalpino di fare un considerevole passo in avanti in termini di punti nella classifica.
Alpine
Dopo qualche gara in ripresa e un periodo nero, complice la Dea Bendata e questa gara pazza, le due Alpine finiscono, entrambe, sul podio di Interlagos. Menzione d’onore per Ocon che, se non fosse stato per l’ultima Safety Car, probabilmente avrebbe potuto perfino vincere la corsa. In ogni caso, nonostante il pit stop neutralizzato dalla bandiera rossa, sia Ocon sia Gasly hanno corso con grande determinazione, solidità e senza commettere errori. Qualcosa di difficile, oggi, in Brasile, tenendo conto della grande moltitudine di acqua che si è riversata sulla pista.
Anche se a Gasly non avrà fatto eccessivamente piacere finire alle spalle del compagno di squadra, va rimarcato che forse (e sottolineo forse) la cura Briatore sta dando i propri frutti. Grazie al risultato di Interlagos Alpine si intasca un numero considerevole di punti (più di quelli intascati nel resto dell’anno) che gli permettono di fare un significativo balzo in avanti in classifica. E saranno fondamentali per la suddivisione dei guadagni a fine stagione.
Racing Bulls
Quando a fine qualifiche Tsunoda si è ritrovato nella foto di rito dei primi tre classificati… non ci credeva nemmeno lui. E pensare che il giapponese è stato a un passo dal trasformare questa domenica in una giornata da ricordare negli annali della F1. Se Verstappen e Alpine sono stati agevolati dalla bandiera rossa, lo stesso non si può dire per i piloti della Racing Bulls. La scuderia con sede a Faenza, al momento del primo pit stop, aveva montato gomme full wet a Tsunoda. Il giapponese volava rispetto a tutti gli altri ma l’interruzione della corsa ha stroncato anche i suoi sogni.
Se al giapponese non si può recriminare niente, non si può non sottolineare nemmeno la grande gara disputata dal compagno, Lawson. Il neozelandese riesce a entrare in zona punti ma soprattutto regala spettacolo ai tifosi nella lotta con Perez. Nonostante la Racing Bulls sia la sorella minore della Red Bull, Lawson ha lottato col coltello tra i denti senza pensare nemmeno un secondo di cedere “amichevolmente” la propria posizione al messicano. Del resto, di Perez, non voleva sottrarre solo la posizione ma più che altro il neozelandese è interessato al sedile.
Red Bull
Da quando Verstappen si è beccato la penalità di venti secondi a Città del Messico, in macchina sembra esserci un altro Max Verstappen rispetto a quello che eravamo abituati a vedere correre. Il pilota olandese è un fuoriclasse e a Interlagos ha sicuramente ottenuto la vittoria più importante (e oserei dire) e desiderata della sua carriera.
Super Max era in astinenza di gradino più alto del podio da dieci gare e il primo posto ottenuto nel GP Brasile gli potrebbe permettere (in caso di ulteriore vittoria) di confermarsi Campiona del Mondo Piloti già tra due settimane, a Las Vegas.
Il fine settimana non era cominciato nel migliore dei modi per Verstappen. A salvare il soldato Max è arrivata, al 32esimo giro, la bandiera rossa che gli regala praticamente una sosta ai box gratuita. Ma il vero punto chiave della gara è stato quando, alla ripartenza della corsa al 43esimo, dopo l’ennesima Safety Car, in curva 1 riesce subito a sorpassare Ocon inanellando una serie di giri veloci che gli permettono di chiudere la corsa con un vantaggio di quasi venti secondi su Ocon.
Se Verstappen fa il fenomeno e salva la domenica in casa Red Bull non si può dire lo stesso di Sergio Perez. Il pilota messicano, ormai sempre più lontano dal team di Milton Keynes, chiude il GP Brasile in 11esima posizione, fuori dalla zona punti e con un distacco di oltre cinquanta secondi dal suo compagno (che, giuriamo, guida la stessa vettura).L’unico guizzo di oggi? Lo scontro fratricida con la Racing Bulls di Lawson. In tempi non sospetti avrebbero indicato al neozelandese, che punta chiaramente al sedile di Perez, di far passare il messicano. Ma in Brasile ognuno ha corso per sé e questo credo sia più emblematico di mille parole.
Mercedes
La Mercedes non si trova alle spalle della Ferrari solo grazie alla prestazione di George Russell. L’inglese prima scatta bene al via, brucia Norris e disputa una prima parte di gara davvero positiva. Il crollo avviene in occasione della sosta e da quel momento in avanti, nonostante Russell ci abbia provato a più riprese, non riesce ad avvicinarsi alle Alpine con la speranza di soffiare loro il podio.
Se Russell per lo meno ci ha provato, fermandosi in quarta posizione, Lewis Hamilton nel suo Brasile, il Paese che lo ha “adottato” grazie alla sua profonda ammirazione per Ayrton Senna, crolla. Oggi, più che qualche lampo, il sette volte Campione del Mondo è stato protagonista di molti errori. Nel finale lotta con Perez e Lawson per la nona posizione ma, tenendo conto di cosa è riuscito a fare Russell è troppo poco. Anche per un sette volte Campione del Mondo di F1.
Ferrari
Dopo la doppia vittoria tra Texas e Messico, chi sognava la terza della Ferrari è rimasto deluso. Le gare sul bagnato non sono una specialità della SF-24 e i piloti ci hanno messo del loro per fare andare le cose anche peggio. A cominciare da Sainz che, dopo aver demolito la sua vettura in qualifica scatta persino dalla pit lane. Poi sbaglia anche in gara. Finisce nuovamente lungo, accompagna la propria vetture sulle barriere ed è costretto al ritiro. Per lo spagnolo è stato un passaggio dalle stelle alle stalle avvenuto in praticamente sette giorni.
Per parità di trattamento, va detto che le cose non sono andate meglio a Leclerc. Il monegasco, autore di numerosi errori, l’unico vero guizzo lo offre nel finale della corsa quando, in occasione dell’ultima ripartenza della Safety Car passa in un colpo solo Norris e Russell. Ma le condizioni della pista e la vettura non gli consente di fare granché altro. L’unica magra consolazione di questo fine settimana è che, essendo arrivato davanti a Norris e al penalizzato Piastri, riesce a guadagnare 1 punto sulla McLaren e tiene la Ferrari in corsa per il Mondiale costruttori.
McLaren
Dopo settimane in testa alle nostre pagelle, la McLaren torna a essere umana e occupa le ultime posizioni della nostra classifica. Il team di Woking è il vero sconfitto di giornata perché quando scatti dalla pole position, ovviamente hai l’ambizione di portarti a casa qualcosa di più di un misero sesto e ottavo posto. Norris soffre terribilmente quando la pressione aumenta e probabilmente il pilota inglese non ha ancora raggiunto la maturazione completa per diventare un Campione del Mondo.
Se Verstappen nelle difficoltà si esalta, Norris si perde. E gli errori che ha commesso a Interlagos ne sono la prova. Nel GP Brasile per il pilota inglese è arrivata la resa: era chiamato a massimizzare il risultato e invece, complice la Dea Bendata, la vittoria è stata servita su un piatto d’argento a Max Verstappen.
Se guardiamo la prestazione di Norris, non possiamo dire che a Piastri le cose siano andate meglio. Nonostante si sia sacrificato per il team in due occasioni la difesa su Verstappen è risultata davvero blanda, quasi come se, dovendo seguire le “papaya rules” avesse perso il mordente.
Haas
Dopo aver disputato due gare interessanti, ad Austin e a Città del Messico, in Brasile, al pari della McLaren, la Haas crolla. Se Hulkenberg è autore di un fine settimana da dimenticare, a cominciare dalla sua esclusione in Q1 nelle qualifiche, Bearman (che a Interlagos ha preso il posto dell’indisposto Magnussen) nonostante la giovane età è autore, veramente, di troppi errori.
Stake F1
Altro fine settimana anonimo per la Stake F1 (che poi non sarebbe altro della ex-Sauber). Tra Bottas e Zhou giocano a chi meno viene inquadrato dalle telecamere anche se va detto che, in una gara pazza, dove a sbagliare sono anche i top driver, entrambi i piloti riescono nella difficile impresa di portare al traguardo le proprie monoposto senza farsi coinvolgere in qualche incidente che avrebbe potuto far “svenare” il team.
Aston Martin
Adrian Newey potrà anche mettere una pezza alle carenze tecniche della vettura. Ma la sua competenza finisce lì. Il punto più basso della stagione Aston Martin lo ha toccato proprio in Brasile quando Lance Stroll riesce nell’impresa di uscire di pista nel giro di formazione, dopo che il team inglese si era indaffarato per riparare la AMR24 del canadese dopo che “il figlio del papi” era finito a muro poche ore prima.
Se Stroll non riesce a completare nemmeno il giro di ricognizione (viene da pensare che il talento valga sempre meno rispetto ai soldi), Alonso ci prova a tenere a galla la baracca. Ma oggi non è incolume da errori nemmeno l’ex pilota della Ferrari che, quando era in zona punti, in fase di ripartenza sbaglia e finisce in fondo al gruppo. Dalla sua Fernando ha “ipoteticamente” due alibi: l’indisposizione che lo ha colpito in settimana e costretto a tornare in Europa per curarsi e il mal di schiena per il quale è stato aiutato dai suoi meccanici a scendere dalla vettura a fine corsa. La buona notizia è che ora, con due settimane di “riposo”, lo spagnolo potrà rimettersi in sesto.
Williams
Nonostante la grande attesa dei numerosi tifosi argentini che sono volati in Brasile per sostenere il connazionale Colapinto, la Williams lascia il tracciato di Interlagos in “bancarotta”.
Prima ci mette del suo Alex Albon. I meccanici non sono riusciti a rimettere in pista la vettura del pilota anglo-tailandese, protagonista di un brutto incidente in occasione della Q3 in qualifica. Il team britannico, soprattutto a causa dello scarso numero di pezzi di ricambio disponibili, ben prima dell’inizio del GP Brasile ha comunicato che Albon non avrebbe preso parte alla corsa.
A rincarare la dose ci ha pensato anche Franco Colapinto che ha letteralmente distrutto la sua FW46 in regime di Safety Car, perdendo il controllo della sua vettura e sbattendo violentemente contro le barriere.