Quando le condizioni meteorologiche sono avverse, in F1, le qualità tecniche di una vettura non mantengono la medesima importanza. Al contrario, le capacità cognitive di un pilota ricoprono un ruolo cruciale. Non a caso, abbiamo parlato dei processi mentali di un individuo: sono queste le informazioni tramite le quali un pilota riesce a interagire con il mezzo meccanico. La sensibilità di adattamento al contesto competitivo è necessaria per massimizzare il materiale a disposizione. Per rendere ancora più chiaro il concetto, quando piove e l’asfalto è bagnato, chi guida può fare una grande differenza. Tuttavia, c’è un altro fattore preponderante di cui non si può fare a meno, nella massima categoria del motorsport, quando l’obiettivo mira a estrapolare il massimo rendimento dall’auto.
Parliamo degli pneumatici, unico punto di contatto tra le monoposto e l’asfalto. Se le gomme non funzionano a dovere, il valore del mezzo conta quanto il due di bastoni a briscola, se vogliamo utilizzare una frase fatta che rende l’idea. La Ferrari ha sofferto proprio questo problema, ancora una volta: al di là dei cambi di assetto e della relativa bontà di messa a punto delle SF-24, le caratteristiche intrinseche della vettura italiana limitano, e non poco, l’efficacia della monoposto nella mera attivazione delle coperture. Un dato di fatto incontrovertibile. Un grattacapo che abbiamo vissuto in più di un’occasione durante il mondiale in corso. E sebbene in talune circostanze, del tutto a sorpresa, la gestione è risultata buona se non ottimale, nella maggior parte dei casi le auto modenesi non vanno troppo d’accordo con l’acqua.
In qualifica, la numero 21 di questa avvincete campagna agonistica targata 2024, il team di Maranello ha faticato a comprendere come amministrare al meglio le coperture. Anzi, proprio non ci sono riusciti per nulla. “I due Carlo” sono nuovamente vittime di un tratto distintivo della vettura che, evidentemente, non si riesce proprio a correggere su questo fondamentale. Il ciclo di isteresi non è mai completato a dovere e le gomme sono rimaste fredde anche dopo varie tornate. Per Sainz è andata peggio, con un botto contro le barriere nel T2. Problema che lo costringerà a partire dalla pit-lane, per dar modo ai meccanici di riparare la vettura e, contestualmente, sostituire sia la trasmissione che la power unit della numero 55. Leclerc ha stretto i denti e ha portato a casa una sesta piazza, che gli consente di guardare alla corsa con maggiore speranza.
F1, GP Brasile 2024: Ferrari limita i danni grazie a super Leclerc
Tutti i piloti scelgono di partire con le mescole intermedie. Al via non pioveva, ma di lì a poco, secondo le previsioni di Meteo France, un acquazzone doveva abbattersi sulla pista di Interlagos. Nemmeno il tempo di iniziare e Lance Stroll si insabbia in curva 4 durante l’installation lap. Si effettua pertanto un extra giro di ricognizione per poi sostare nuovamente sulla griglia di partenza a motori spenti. L’obiettivo era per dar modo ai commissari di riscattare la Aston Martin AMR24 numero 18 con la gru. Circa 20 minuti più tardi finalmente si corre. Lo stacco frizione dei primi è buono per tutti. In curva 3, però, Lawson arriva un pelo largo e Charles ne approfitta infilandolo.
Nel mentre, partito dalla pit-lane, Carlos si accoda al groppone e recupera un paio di posizioni, sino a quando non raggiunge gli scarichi di Hamilton. Passare il sette volte campione del mondo non è semplice, finché nel T2 Lewis non commette un errore e Sainz lo passa e ringrazia. In tutto questo Verstappen va come un treno: dopo 8 giro, infatti, si trova già negli scarichi di Leclerc, sebbene partisse diciassettesimo. Il ferrarista è bloccato dal duo Tsunoda-Ocon, mente i due piloti in testa alla gara, Russell e Norris scappano poco a poco. Le cose vanno avanti così per un po’. Charles si lamenta parecchio, in quanto le scie turbolente di chi gli sta davanti non gli permettono di avvicinarsi e sorpassare.
Fonte: Getty Imagesil monegasco Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) a bordo della sua SF-24 – Gran Premio del Brasile 2024
C’è anche da dire, aggiungiamo noi, che come in qualifica anche in gara la gestione delle gomme è parecchio complicata. Le correzioni sono parecchie e il livello di aderenza non è quello adeguato. Il muretto box capisce che Charles è parecchio nervoso, con Verstappen incollato al suo diffusore pronto ad approfittare di un’eventuale sbavatura. Per questo, al passaggio 26 viene richiamato per la sosta volta a montare ancora le Pirelli a banda verde. Proprio in quel momento si scatena la pioggia e in pochi minuti la pista diviene impraticabile. Le mescole nuove aiutano Leclerc, che nella girandola dei pit-stop rosicchia un pochino di tempo su chi gli stava davanti.
Anche Carlos effettua la sosta, peraltro dopo un errore di guida che gli fa perdere due posizioni. Quando torna in pista l’asfalto è letteralmente “inguidabile”. La direzione gara utilizza dapprima la Safety Car ma, dopo tre ulteriori passaggi, decide di stoppare la corsa. Bandiera rossa e tutti in pit-lane. La pausa dura una ventina di minuti circa, tempo in cui i piloti possono scendere dalle vetture ed effettuare un pit-stop fisiologico. Non siamo nemmeno a metà della corsa. Tornati in pista, il piano di riferimento è pressoché identico. Ciononostante non piove più e, in maniera progressiva la pista dovrebbe asciugarsi. Il restart è tragico per la rossa, perché le gomme al via sono molto fredde.
Ce ne rendiamo conto quando qualche giro più tardi, con gli pneumatici ancora fuori dalla temperatura ideale, Sainzsbaglia ancora. Questa volta lo fa nel T2: un testa-coda che lo mette KO e chiude un fine settimana terribile per l’iberico. Ancora una volta viene chiamato in causa Bernd Mayländer, per dare modo agli steward di togliere la numero 55 dalla pista. In regime di doppia bandiera gialla, Bozzi fornisce una marea di informazioni al monegasco, utili per gestire gomme, freni e temperature di esercizio della vettura. Quando il tracciato è sgombro si riparte e il “killer instinct” di Leclerc scende in azione. Charles infila Norris e Russell in curva uno e si prende la quarta piazza.
Ma purtroppo il ferrarista deve soffrire ancora con le gomme che proprio non ne vogliono sapere di “stare in finestra”. L’ex Alfa Romeo combatte come un leone e cerca di tenere in pista una SF-24 che parte con il posteriore quasi in ogni curva. Commette un paio di sbavature, ma riesce a tenere dietro il britannico della Mercedes, sino a quando, al terzo inconveniente, all’ingresso del T2 Russell passa. Da lì in poi il monegasco dà tutto quello che ha, considerando che il posteriore dell’auto è super ballerino e il front–end decisamente impreciso. Eppure il pilota nativo di Monaco non si arrende. La pista inizia a migliorare e finalmente, dopo 60 giri, le gomme della Ferrari mostrano una parvenza di stabilità.
Per tale ragione Charles trova un minimo di prestazione che gli consente di tenere dietro entrambe le super McLaren senza fare nemmeno troppa fatica. Al traguardo Leclerc è letteralmente esausto e sottolinea in radio quanto sia stato complicato amministrare la sua monoposto nella gara odierna. Una prova di coraggio e abilità, sommata alla voglia di non mollare mai. Un quinto posto che non può far felici, ma attesta il talento di questo ragazzo. Senza contare che, tenere dietro le due vetture color papaya, significa limitare i danni nella corsa al campionato costruttori, all’interno di un weekend dove la Ferrari è stata competitiva solamente nel potenziale.