Caro Charlie Whiting, detto anche waiting, cioè attesa, dagli amici più intimi. Credo che in Brasile si sia assistito a uno scempio di quello che dovrebbe essere una competizione per piloti professionisti. Capisco che ti brucia ancora per quello che è accaduto in Giappone al povero Jules Bianchi e preferisci eccedere in sicurezza, ma ormai abbiamo sfiorato il ridicolo. Se piove non è possibile che milioni di automobilisti possano guidare e chi lo fa per professione debba avere una balia al fianco. Se piove c’è meno aderenza, meno visibilità, meno di tutto, tranne la bravura di tenere in strada una macchina da corsa.
E allora, visto che si tratta di corse, non sarebbe il caso di farli correre senza dover interrompere ogni tre per due la sarabanda? In Brasile farli partire con la safety car dopo 10 minuti di ritardo è stata una sciocchezza, perché in quei 10 minuti non è cambiato nulla e quindi si poteva partire lo stesso. Non è servito stare 7 giri dietro alla safety visto che poi c’era già chi era andato a muro nel giro di schieramento, leggi Grosjean. Se questi piloti professionisti sono degli incapaci, non dategli nemmeno la licenza e teneteli a casa. Se sono dei professionisti andranno al massimo possibile cercando di portare a casa il risultato.
Non è un obbligo andare forte, ci va chi ci riesce e in condizioni difficili emerge il migliore. Lo so, c’è il rischio di incidente e con Raikkonen è andata bene. Ma visto che si correva liberi in quel frangente si chiama rischio di impresa. Ha perso il controllo e ha sbattuto. E’ successo centinaia di volte in passato e può succedere ancora. Mi spieghi perché io, povero impedito di mezza età, se scendo in pista con la mia F.Ford con gomme appena intagliate e piove finisco col fare dodici testacoda ad ogni staccata e mi ridono dietro perché sono in impedito e chi prende decine di milioni di euro all’anno per fare solo quello, guidare veloce, deve essere tutelato da figuracce?
Se vado a sbattere con il mio piccolo F.Ford a 180 all’ora a Monza sul bagnato sono forse più sicuro di loro che ci sbattono a 220 con telai in carbonio e protezioni che col mio formulino me le sogno? Ma noi scendiamo in pista per divertirci e se piove andiamo al massimo di quello che sappiamo fare, anche nel parcheggiarla contro il muro di qualche circuito. Non scende la safety car a impedirci di correre, non ci sono bandiere elettroniche e ameniccoli vari. Soprattutto le figuracce le facciamo in famiglia, fra pochi ristretti appassionati, ma siamo tutti felici e contenti di provarci e se portiamo in fondo la macchina senza danni, felici come una Pasqua.
E infatti, appena si è tolta dalle balle la safety e appena i piloti hanno fatto quello per cui erano lì, correre, le cose sono cambiate. Siamo passati dal ridicolo delle safety agli eroi che sul bagnato hanno fatto vedere cosa sanno fare. Vedi Verstappen e Rosberg con traversi da 250 orari sul bagnato (e qualcuno mi spieghi perché il primo è un fenomeno e il secondo un fortunato a fare la stessa cosa…) un Hamilton che non molla un centimetro, un Massa che pur andando a sbattere mostra il lato umano della F.1, prendendosi gli applausi non solo del pubblico ma anche dei team ,vedi meccanici Mercedes Ferrari Williams e altri ancora.
Ecco, la pioggia fa emergere talenti (alzi la mano chi avrebbe scommesso su Ocon o Nasr in zona punti) fa emergere il lato umano (Massa) e la paura di capire che c’è ancora il rischio (vedi Raikkonen). Insomma, caro Charlie “Waiting”, togli di mezzo ste menate e lasciali correre. E’ quello che vogliono loro ed è quello per cui gente paga un biglietto salato. La sicurezza? Quella l’avrai solo alla playstation, lì faresti bella figura di certo con le regole attuali che manco gli addetti ai lavori capiscono più.