Gli aspetti tecnici su cui disquisire in queste settimane si stagliano come ombre in un crepuscolo ancora incerto. Non è più tempo di bilanci, ma bensì quello delle ipotesi tecniche che danzano fragili e ambiziose nell’attesa di essere verificate in pista. Parliamo del progetto Ferrari denominato 677, valevole per la campagna agonistica 2025. Per quanto ci riguarda commentiamo delle teorie al momento, perché conoscere le impostazioni che ogni singolo team ha scelto di abbracciare per la nuova vettura è un lusso proibito. La segretezza è d’oro, d’altra parte. Un silenzio che cela il fermento irrequieto di chi non vuole offrire alla concorrenza nemmeno un filo da seguire. Nel mentre, con una precisione quasi chirurgica, si lavora con massima dedizione su ogni minimo dettaglio.
Tra coloro che aspirano ai titoli iridati – o, perlomeno, nutrono l’ambizione di farlo – spicca in maniera preponderante la Ferrari. Il Cavallino Rampante è convinto che il momento sia maturo. È giunta l’ora di cristallizzare gli sforzi che hanno plasmato la scuderia sotto il mandato di Vasseur. La riorganizzazione condotta dal francese è un’opera titanica, quasi epocale. Un cambiamento che si muove al ritmo di decisioni definitive. Figure di spicco hanno lasciato il team, alcune con un saluto rispettoso, altre accompagnate verso l’uscita con quella cortesia che cela il pragmatismo. Era necessario, inevitabile. E su tali provvedimenti al transalpino va riconosciuto il giusto merito.
Tra le nuove stelle che hanno varcato i cancelli di Maranello, una figura emerge con una luce particolare: Loic Serra. Connazionale del team principal, il nativo di Nancy è al lavoro dal 1° ottobre della stagione passata. Un ingresso tardivo che gli ha concesso di lasciare solo un’impronta parziale sulla prossima vettura italiana. Abbiamo già “indugiato” a livello tecnico sull’anteriore, soffermandoci su alcuni dubbi che avvolgono l’avantreno della Ferrari SF-25. Oggi volgiamo lo sguardo al retrotreno. Lo facciamo tracciando una linea immaginaria che unisce il passato recente a un futuro ancora nascosto. Cerchiamo di scrutare oltre il sipario, anticipando quello che potremo osservare il 19 febbraio, quando il mistero sulla rossa verrà finalmente svelato al mondo intero.
F1, Ferrari 2025: compliance per innalzare il rapporto tra fondo e gruppo sospensivo
Elucubrazioni, congetture e quant’altro: una tematica ricorrente quando si parla di tecnica legata alla massima categoria del motorsport. Partiamo da un fatto assodato. In tempi non sospetti, Enrico Cardile, si era premurato di rendere note le ragioni alla base di alcune scelte realizzare la passata stagione, tra cui spiccava la decisione di mantenere il pull-rod al retrotreno della monoposto italiana. Anche in questo caso, come per l’anteriore, benefici e svantaggi fanno presenza pensando all’altra soluzione disponibile (push-rod). Il tutto dipende dal tipo di impostazione scelta per seguire una precisa strada progettuale, reale motivazione che spinge verso una scelta piuttosto che su un’altra.
Il reale profitto che si può raggiungere con entrambe le casistiche, pertanto, riguarda la capacità della vettura di mantenere una pulizia dei flussi diretti al diffusore e la fattuali inerente la gestione del pavimento. Il pool di ingegneri diretto dall’ex direttore tecnico aveva profuso diversi sforzi per raggiungere un equilibrio tra i due schemi sospensivi, agendo peraltro sulle componenti interne per raggiungere l’obiettivo desiderato. Da questo provvedimento nacque la possibilità di snellire l’area inferiore del retrotreno. Sebbene il tirante sporchi l’aerodinamica dell’auto, passare a una soluzione push-rod, almeno sulla carta, non conferiva grossi vantaggi. Ecco perché Ferrari si è maggiormente concentrata sul funzionamento della sospensione e relativi flussi, piuttosto che stravolgere la situazione.
Fonte: Getty Imagesil monegasco Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) sfreccia a bordo della sua SF-24 – Q3 – GP Qatar 2024
D’altra parte, non possiamo dimenticare un aspetto cruciale all’interno di questo scenario. La macro componente più importante nell’attuale regolamento è il fondo. Per farlo lavorare nella maniera corretta, la sospensione posteriore ricopre un ruolo critico. Serve infatti una chiara conformità tra questi due elementi, poiché la loro cosiddetta “compliance” marca una differenza enorme. Parliamo della capacità di deformazione sospensiva durante le fasi di marcia in cui il veicolo è soggetto al massimo carico. Una caratteristica imperativa per affinare quanto più possibile la mappa aerodinamica della monoposto. A tal proposito, Ferrari ha svolto un ottimo lavoro l’estate scorsa, in gran parte grazie alle modifiche realizzate al tappeto del wind tunnel. Un cambio di materiali che ha ridotto il margine d’errore in galleria del vento.
Come rimarcato in più occasioni, non è dato sapere se la squadra italiana abbia valutato determinati cambi o meno. C’è sempre parecchia segretezza. Tuttavia, possiamo asserire che la probabilità di osservare modifiche relative ai triangoli sovrapposti del gruppo sospensivo al retrotreno sia una possibilità. In questo caso il target è piuttosto chiaro: ripristinare l’ottima trazione di cui era dotata la SF-23, tenendo presente che, seppur buone, le fasi di accelerazione della vettura 2024 non erano al livello di McLaren. Ipotizziamo pertanto alcuni cambi nella disposizione degli elementi che, per quanto lievi possano sembrare, in realtà sono capaci di offrire notevoli variazioni per quanto concerne il comportamento della vettura di F1 in pista.
Anche in questo caso, il focus è indirizzato sul necessario equilibrio tra rigidità e compromesso. Un fattore imprescindibile per garantire al mezzo la corretta dinamica del fondo. I diversi cambi supposti non andrebbero a stravolgere lo schema sospensivo, ma servirebbero per affinare i concetti e allargare la finestra di messa a punto dell’auto, arma più che utile per assicurare la duttilità essenziale opportuna a innalzare la competitività genale della monoposto nell’arco della stagione. Il know-how accumulato lungo il corso del campionato scorso si è rivelato una risorsa inestimabile, quasi un tesoro celato che attendeva di essere scoperto.
In fin dei conti, si trattava di affinare l’essenza stessa dell’auto: piccoli accorgimenti, spesso meno visibile di quanto si pensi a un occhio distratto, ma capaci di spingere il progetto 677 verso l’alto. Oltre i suoi limiti. Ogni difetto limato, ogni imperfezione ridotta a un’eco lontana, racconta la storia di un sogno che prende forma, centimetro dopo centimetro, curva dopo curva. Ferrari non ha più voglia di sbagliare. Le mani di Lewis Hamilton e Charles Leclerc devono stringere un volante consapevole. Una vettura supportata dalla performance e da una squadra ormai matura per raggiungere l’anelito tanto bramato, che manca da troppe annate ormai.