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Ex Isochimica, è morto Elio Graziano l’ex patron dell’Avellino in A

Mar 4, 2017

E’ morto in ospedale l’ex presidente dell’Avellino Elio Graziano, ex proprietario dell’Isochimica, principale imputato nel maxi processo in corso sulla fabbrica dei veleni per i reati di omicidio plurimo colposo e lesioni colpose. Aveva 85 anni, era originario di Fisciano (Salerno): nei giorni scorsi era stato ricoverato d’urgenza presso il reparto di terapia intensiva dell’ospedale Moscati di Avellino per una grave broncopatia e per problemi cardiaci.

Nel 1983 aveva fondato l’Isochimica, la fabbrica di Pianodardine dove per anni sono state scoibentate le carrozze ferroviarie: si eliminava l’amianto senza alcuna protezione per i circa 300 giovani operai che vennero assunti.

Lui ai sindacati che protestavano in quegli anni rispondeva: “La Coca Cola fa più male dell’amianto”. Ma poi molti ex operai si sono ammalati di asbestosi e sono morti. E tonnellate di scorie di amianto sono state smaltite nel piazzale della fabbrica, sito tra i più inquinati della Campania dove ora è finalmente iniziato il piano di bonifica. Graziano ha sempre respinto le accuse: di recente in una lettera, in merito all’inchiesta per le morti di amianto, si definiva una “vittima di terroristi che artatamente hanno voluto creare il panico nell’area dell’Isochimica”. Graziano è stato anche titolare dell’Idaff di Fisciano dove veniva prodotto un detersivo il “Dyal”, marchio che campeggiò per alcuni anni sulle magliette dell’Avellino in A. Anche nello stabilimento salernitano sarebbero stati interrati cubi di cemento-amianto come accertato dall’inchiesta dlela Procura di Nocera.

L’imprenditore salernitano fu anche personaggio chiave dello scandalo delle “Lenzuola d’oro” che nel 1988 travolse anche i vertici di Ferrovie dello Stato, in un giro di tangenti per la fornitura di biancheria in tessuto non tessuto per le carrozze notturne. Ma Graziano è stato protagonista anche nel calcio negli anni Ottanta (esattamente dal 1985 al 1987) alla guida dell’Avellino in serie A. I tifosi lo chiamavano “papà

Elio” per la sua generosità: regalava biglietti per lo stadio ma anche piccole somme di denaro ai tifosi che lo acclamavano. Allo stadio arrivava in elicottero. Era l’Avellino di De Napoli (che vendette al Napoli) e Diaz, di Colomba e Dirceu che con Vinicio in panchina raggiunse alla fine del campionato ’86-’87 l’ottavo posto, miglior piazzamento in A nella storia del club irpino. Ma l’anno dopo ci fu la retrocessione in B e il rischio fallimento.

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