• 20 Settembre 2024 1:05

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Ex Ilva, tutto da rifare. Sentenza annullata e processo trasferito a Potenza

Set 13, 2024

AGI – Tutto da rifare per il processo Ambiente Svenduto relativo al reato di disastro ambientale contestato alla gestione Riva. Oggi pomeriggio con un’ordinanza la Corte d’Assise d’Appello ha annullato la sentenza di primo grado di maggio 2021 con molte condanne e disposto il trasferimento del processo a Potenza.

La richiesta di trasferire il processo a Potenza era stata avanzata dalla difesa di alcuni imputati in ragione del fatto che a Taranto non c’era un contesto sereno per il giudizio e che gli stessi giudici, vivendo nei quartieri delle parti lese, potevano ritenersi colpite potenzialmente dall’inquinamento della fabbrica.

La richiesta di trasferire il processo “Ambiente Svenduto” a Potenza – processo relativo al reato di disastro ambientale contestato alla gestione Riva – era già stata avanzata in primo grado ma venne respinta dal collegio della Corte d’Assise, che arrivò regolarmente sino alla sentenza di fine maggio 2021. Le motivazioni della sentenza vennero depositate a novembre 2022 (oltre 3.700 pagine): in primo grado, furono inflitte 26 condanne (tra dirigenti della fabbrica, manager e politici) per 270 anni complessivi di carcere.

La Corte d’Assise dispose inoltre sia la confisca degli impianti dell’area a caldo, che la confisca per equivalente dell’illecito profitto nei confronti delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva forni elettrici per una somma di 2,1 miliardi. Tra gli elementi principali, spiccava la condanna, rispettivamente a 22 anni e 20 anni di reclusione, per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, che rispondevano di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.

Va evidenziato che dall’inchiesta giudiziaria che a luglio 2012 portò al sequestro degli impianti siderurgico di Taranto per reati ambientali, non è nato solo il processo “Ambiente Svenduto”, ma anche il commissariamento dell’Ilva da parte dello Stato (avvenuto nel giugno 2013) e l’uscita degli allora proprietari e gestori, i Riva. Commissariamento che è in atto sia in Ilva che in Acciaierie d’Italia, l’azienda intervenuta in seguito con la gestione del gruppo (entrambe le società sono in amministrazione straordinaria).

 

Il processo in Corte d’assise d’appello

Il processo in Corte d’assise d’appello è invece cominciato a Taranto lo scorso aprile. E in questa sede, i legali degli imputati hanno rilanciato la richiesta di trasferire il processo a Potenza che oggi è stata accolta dalla Corte d’Assise d’Appello. Secondo la difesa, “il processo non può essere celebrato davanti ai magistrati tarantini perché non avrebbero la serenità necessaria a giudicare, in quanto anch’essi sarebbero persone offese e danneggiate del reato di inquinamento”. I legali delle parti civili, invece, hanno insistito anche oggi nel mantenere a Taranto il processo d’appello. E in appello anche i pubblici ministeri Raffaele Graziano e Giovanna Cannarile, insieme con il procuratore generale Mario Barruffa, hanno evidenziato come una recente sentenza della Cassazione abbia espressamente chiarito che è da considerare parte di un processo chi sceglie di attivare un’azione di diritto, mentre nessuno dei magistrati di Taranto lo ha fatto e, quindi, non essendo parte del procedimento penale, non vi sono i presupposti perché il processo venga spostato.

 

Lo stop al pagamento delle provvisionali

Nei mesi scorsi, prima della pausa estiva, c’era già stato un colpo di scena: il presidente Antonio Del Coco aveva sospeso il pagamento delle provvisionali da parte degli imputati del processo “Ambiente Svenduto” nei confronti delle parti civili costituite in giudizio, ben 1.500 tra cittadini di Taranto e associazioni. Le provvisionali (ciascuna da 5.000 euro), da intendersi come primi risarcimenti, erano state disposte a maggio 2021 con la sentenza della Corte d’Assise.

“La decisione di primo grado annovera numerose criticità”, ha scritto il presidente Del Coco nell’ordinanza di sospensione delle provvisionali, emessa su istanza di alcuni imputati, tra cui Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e gestori dell’Ilva, Salvatore Capogrosso, ex direttore dello stabilimento di Taranto, Adolfo Buffo, ex dirigente Ilva, i ‘fiduciari’ dei Riva – figure delegate dalla proprietà al controllo della produzione e degli impianti -, la Regione Puglia, attraverso il suo presidente e gli ex presidenti di Regione Puglia (Nichi Vendola) e Provincia di Taranto (Gianni Florido).

Con “l’estensione della responsabilità civile attinente alle contestazione ad imputati raggiunti da singole contestazioni di reati contro la P.a., o, viceversa, nemmeno correlati tra loro da contestazioni di concorso o norme di raccordo, la nozione di danneggiato dal reato è stata estesa in maniera pressoché illimitata”, ha scritto al riguardo il presidente del collegio, rilevando come fosse stata prevista la “liquidazione di somme di denaro anche per reati già prescritti in primo grado o a parti che non hanno concluso nei confronti di imputati o di responsabili civili”. Inoltre, per il presidente del collegio di appello, è stata riscontrata “la mancanza di qualsiasi motivazione del provvedimento di liquidazione in ordine alla indicazione della categoria di danno e delle somme ritenute oggetto di accertamento”. 

 

L’ira degli ambientalisti

“E’ con profonda delusione che abbiamo assistito all’esito dell’udienza di oggi. Lo spostamento del processo d’appello ‘Ambiente Svenduto’ a Potenza ha conseguenze gravissime per l’intera comunità tarantina”. Lo dicono gli esponenti dell’associazione ambientalista Peacelink, in prima fila nella battaglia contro l’inquinamento dell’Ilva, Alessandro Marescotti e Fulvia Gravame dopo il provvedimento di oggi della Corte d’Assise d’Appello che ha trasferito il processo a Potenza.
Secondo Peacelink, “lo spostamento comporta l’annullamento del processo di primo grado e questo significherebbe un allungamento dei tempi della giustizia e un rischio concreto di prescrizione per reati gravissimi come la concussione e, probabilmente, l’omicidio colposo. Lo spettro dell’impunita’ incombe sul processo ‘Ambiente Svenduto’. Ricordiamo – dice Peacelink – che i pubblici ministeri, nel corso delle udienze, si sono espressi in modo chiaro e deciso contro il trasferimento del processo, sottolineando l’infondatezza delle eccezioni delle difese degli imputati. La lotta contro l’inquinamento dell’Ilva prosegue comunque – annuncia Peacelink – continueremo a garantire la nostra presenza in tutte le iniziative utili a proteggere la popolazione. Saremo sempre dalla parte delle vittime in quella che l’Onu ha definito ‘Zona di Sacrificio'”.
Luciano Manna, di Veraleaks, sostiene che “è clamoroso quello che è successo oggi a Taranto e fa sinceramente paura. La sentenza del processo ‘Ambiente Svenduto’ che ha giudicato la gestione Riva della fabbrica Ilva con 26 condanne, è stata totalmente azzerata ma non solo, il processo ripartirà da zero a Potenza con le conseguenti prescrizioni dei reati dietro l’angolo visti gli anni già trascorsi. Dal 2008, anno in cui partirono le indagini al 2021, anno della pronuncia della sentenza, abbiamo impegnato buona parte della nostra vita per difendere i nostri diritti e per fare giustizia nei confronti di chi ha perpetrato un disastro ambientale acclarato”, evidenzia Manna, ricordando di “aver testimoniato nel processo ‘Ambiente Svenduto’ svelando i trucchi che avvenivano nel laboratorio della fabbrica con le modifiche e gli aggiustamenti dei risultati dei campionamenti svolti sugli impianti inquinanti”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close