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Ex Ilva, indotto sul piede di guerra: dal 18 novembre presidio davanti allo stabilimento

Nov 17, 2019

ServizioServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùannuncio di confindustria taranto

Non si tratterà di un blocco ma – dicono le aziende – di un presidio di protesta per i mancati pagamenti di Arcelor Mittal e per rivendicare la continuità produttiva e occupazionale della fabbrica

di Domenico Palmiotti

17 novembre 2019


Detto e contraddetto: le frasi della politica sull’Ilva

3′ di lettura

Il 18 novembre, a partire dalle 7, le aziende dell’indotto-appalto siderurgico ex Ilva, ora ArcelorMittal Italia, saranno in presidio davanti alla portineria C dello stabilimento di Taranto con dipendenti e mezzi. Lo annuncia Confindustria Taranto. «Non si tratterà di un blocco ma – si afferma – di un presidio finalizzato a protestare per i mancati pagamenti di AMI alle stesse imprese e a rivendicare la continuità produttiva e occupazionale della fabbrica». E sul caso ArcelorMittal, dopo aver avviato l’inchiesta contro ignoti, prefigurando l’ipotesi di reato di distruzione di materie prime e prodotti industriali, nonché di mezzi di produzione con danni all’economia nazionale (articolo 499 del Codice penale), la Procura di Taranto potrebbe ordinare già dal 18 novembre le prime ispezioni nel siderurgico.

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«È una cosa seria, ci stiamo già muovendo» ha commentato il procuratore capo di Taranto, Capristo, poco dopo aver ricevuto, insieme al procuratore aggiunto, Carbone, i commissari dell’amministrazione straordinaria Ilva, Ardito, Danovi e Lupo, che gli hanno consegnato un esposto-denuncia dove indicano, da parte di ArcelorMittal, comportamenti lesivi dell’economia nazionale. E nel giro di poche ore dalla ricezione dell’esposto-denuncia, l’inchiesta della Procura di Taranto ha mosso i primi passi indicando già il terreno di indagine. Si ipotizza anche appropriazione indebita. Uno dei fari che la Procura di Taranto ha acceso riguarda infatti il magazzino dell’ex Ilva. Si parte dal fatto che Ilva ha ceduto ad ArcelorMittal il 30 ottobre 2018 un magazzino materie prime del valore di 500 milioni ed uno di pezzi di ricambio per 100 milioni circa. E si vuole accertare se non vi sia stato un impoverimento preordinato da parte dell’affittuario, teso a indebolire l’azienda.

In quanto alla protesta dell’indotto-appalto, in prima battuta si era parlato parlato di blocco delle attività, adesso, invece, emerge una posizione meno dura. «Non sarà un vero e proprio blocco – spiega il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro – ma un presidio. Non vogliamo accelerare lo spegnimento della fabbrica, non vogliamo assestare l’ultimo colpo ad una fabbrica già in declino. Confindustria Taranto ritiene che, pur dando un segnale di protesta, pur dichiarando tutta la sua insofferenza per il mancato pagamento, non debba tuttavia venire meno, anche in una situazione estrema, la responsabilità».

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