AGI – Più che attesa, a Taranto, sede del principale stabilimento siderurgico messo in vendita insieme al resto da Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, c’è preoccupazione. Preoccupazione per l’arrivo di un altro gruppo straniero dopo l’esperienza non positiva con ArcelorMittal – che un anno fa veniva allontanato per far posto ad una nuova amministrazione straordinaria – e per gli esuberi che ormai si annunciano certi.
In base ai rilanci arrivati, la sfida sarà a due: tra gli indiani di Jindal International e gli azeri di Baku Steel, con quest’ultimi in vantaggio, perché già prima della scadenza di ieri per i rilanci, hanno presentato una migliore offerta sia occupazionale con meno esuberi (7.800 diretti garantiti per 2 anni a fronte di un perimetro di poco inferiore ai 10mila) che economica per l’acquisto (1 miliardo).
Tra i dipendenti di AdI ci si interroga su quale modello porteranno gli azeri o gli indiani, come imposteranno le relazioni sindacali e con la città, e cosa accadrà se Baku dovesse confermare l’arrivo a Taranto di nave gasiera per rifornire i forni elettrici, passaggio cruciale della decarbonizzazione, che il bando AdI pone come priorità.
Ma al di là della preoccupazione, considerato che Ilva in as, la precedente amministrazione straordinaria, ha già in pancia 1.700 esuberi storici in cassa a zero ore da anni, e con scarse, se non nulle, possibilità di reimpiego, e che AdI in as ha attualmente in cassa altri 2.500 dipendenti e c’è già una richiesta di rinnovo cassa per un anno per 2.955 diretti a Taranto (il 18 febbraio è in programma un incontro al ministero del Lavoro), ci sono anche molta sfiducia e disillusione dopo quasi 13 anni vissuti in bilico (il sequestro degli impianti e l’inchiesta giudiziaria risalgono infatti al 2012).
Non è affatto un caso che i lavoratori di Taranto del siderurgico siano decisamente più interessati al ripristino di incentivi economici per l’esodo agevolato (che ci sono già stati nel 2018, 100 mila euro lordi a chi andava via) e al migliore calcolo contributivo ai fini della pensione anticipata se durante il lavoro si è stati esposti all’amianto.
L’interesse significativo che c’è su questi temi sta a dimostrare che gli operai ex Ilva di Taranto aspettano la prima occasione utile per uscire dall’acciaieria senza rimetterci o rimettendoci relativamente. E proprio oggi FdI ha presentato a Taranto la sua proposta di legge alla Camera per riaprire i benefici pensionistici connessi all’esposizione all’amianto a fronte di 10 anni di esposizione. Firmatario della proposta il deputato Giovanni Maiorano, che l’ha presentata insieme alla senatrice Vita Maria Nocco e all’europarlamentare Michele Picaro.
Ma per una riapertura degli incentivi e delle pensioni connesse all’esposizione certificata all’amianto, spingono anche le sigle sindacali. È anche un modo per attutire l’impatto degli esuberi che saranno determinati oltreché dalle scelte del nuovo investitore, anche dal passaggio ai forni elettrici con la decarbonizzazione, forni elettrici che per tonnellata di acciaio prodotta richiedono meno addetti rispetto agli attuali altiforni.