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Ex Ilva, Di Maio a Taranto tra le contestazioni delle associazioni. Il vicepremier: “No immunità, Mittal rispetti i patti”

Giu 24, 2019

“Non devono esistere immunità parlamentari in una situazione così delicata, ma sono al lavoro per la Cassa integrazione. Chiederemo chiarimenti sul perché. Se si rispetteranno i patti come li abbiamo firmati non ci sarà nulla da temere”. Così il vicepremier Luigi Di Maio, arrivando a Taranto per il Tavolo Istituzionale permanente convocato a due mesi dall’ultimo incontro. Ma nel frattempo molte cose sono cambiate: Arcelor ha messo in cassintagrazione 1.400 operai e contesta le decisione del governo di abolire l’immunità penale. E le associazioni, inizialmente invitate al tavolo, questa volta sono escluse e contestano Di Maio.

“Per Taranto c’è una dotazione finanziaria di un miliardo di euro di investimenti assegnati e solo 300 milioni erano stati utilizzati quando ho presieduto i tavolo il 24 aprile scorso, oggi sono 700 i milioni impegnati e la cosa più importante di tutte è che entro settembre avremo la possibilità di vedere 500 milioni in fase di esecuzione assegnati ai progetti”, precisa Di Maio.

La riunione è presieduta dal vicepremier che è arrivato accompagnato da cinqie ministri: il ministro per il Sud Barbara, Lezzi Lezzi; la responsabile della Salute, Giulia Grillo; quello dell’Ambiente, Sergio Costa; il ministro ai Beni Culturali Alberto Bonisoli e la titolare della Difesa, Elisabetta Trenta. All’incontro partecipano anche tutti gli enti coinvolti nel Contratto, a partire dai Comuni dell’area di crisi: Taranto, Statte, Massafra, Crispiano, Montemesola. E poi Invitalia, l’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva, il commissario per le bonifiche, l’Autorità di Sistema Portuale, la Marina Militare, la Camera di Commercio, Regione, Provincia.

Non ci sono invece, a differenza della riunione di due mesi fa, le associazioni ambientaliste, divise in due grandi gruppi. Entrambi contestano il vicepremier. Quelle aderenti al Piano Taranto (piattaforma che chiede la chiusura dello stabilimento siderurgico, la bonifica del sito con il reimpiego degli operai e la riconversione economica del territorio) sono in sit-in alla direzione dello stabilimento ArcelorMittal per chiedere alle istituzioni di annunciare “pubblicamente i tempi e le modalità della chiusura progressiva delle fonti inquinanti per lo stabilimento ex Ilva, così come stabilito dal contratto di governo tra Lega e Movimento 5 stelle”. Tra le più rappresentative, ci sono Assemblea permanente Taranto Libera, Comitato Niobe, Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, Flm Uniti Cub, Giorgio Forever, Giustizia per Taranto, Tamburi Combattenti, Taranto Respira.

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Un altro gruppo di associazioni e movimenti (LiberiAmo Taranto, Neopolites, Comitato donne e futuro per Taranto Libera, Genitori Tarantini, Movimento Associazioni e cittadini pro aeroporto Taranto-Grottaglie, Comitato Quartiere Tamburi, Comitato art. 32 Diritto alla Salute – Statte) chiede invece al vicepremier Di Maio “una diversa modalità di confronto che preveda da parte sua, e degli eventuali altri ministri presenti, risposte immediate al termine di ogni intervento. Ciò al fine di assicurare un puntuale contraddittorio tra le parti, nel rispetto dei ruoli”.

Partendo dalla richiesta di chiudere le fonti inquinanti e di fare una legge speciale per Taranto che preveda investimenti per la costituzione di un polo oncologico Irccs, potenziamento delle infrastrutture per i trasporti, università autonoma, istituzione di un’area no tax, restituzione alla città di aree della Marina Militare.

Il tavolo arriva due giorni dopo l’ok al dl crescita incassato alla Camera, che contiene la contrastata norma sulla fine dell’immunità penale per le società che operano nell’area ex-Ilva, limitando l’immunità (sull’attuazione del piano ambientale) al 6 settembre 2019 per proprietari e amministratori dello stabilimento tarantino. La scelta di cancellare l’immunità penale è stata avversata da ArcelorMittal, che ha avuto il sostegno di Confindustria e Federacciai. E in simultanea con il voto della Camera, si è tenuta a Taranto – proprio nell’acciaieria ex Ilva -l’assemblea di Federmeccanica, in cui l’ad di ArcelorMittal Matthieu Jehl, ha rimarcato l’impegno e gli investimenti in atto per bonificare la più grande acciaieria d’Europa.

La multinazionale, che a Taranto è impegnata ad investire 2,4 miliardi entro il 2023 tra piano ambientale e piano industriale, ha già detto chiaramente che, essendo lo stabilimento sequestrato per inquinamento dal luglio 2012, servono “le necessarie tutele legali fino alla completa attuazione del piano ambientale per evitare di incorrere in responsabilità relative a problematiche che gli attuali gestori non hanno causato”.

ArcelorMittal ne fa un punto dirimente e ha dunque il sostegno dei vertici di Confindustria e di Federmeccanica (quest’ultima ha tenuto il 21 giugno la sua assemblea proprio in ArcelorMittal insieme a Confindustria Taranto). “Non si spaventano gli investitori internazionali e non si violano gli accordi” ha detto a Taranto il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia. E anche se col dl Crescita, la Camera ha votato un odg della Lega che impegna il Governo a verificare l’impatto della nuova norma sull’immunità rispetto all’accordo di cessione dell’acciaieria e all’occupazione, questo viene ritenuto un segnale ancora troppo debole. “Un piede nella porta per evitare che si chiuda del tutto” ha commentato Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica.

Oltre all’immunità, c’è infine il nodo cassa integrazione. Per crisi di mercato in Europa, ArcelorMittal l’ha annunciata dall’1 luglio per 1.400 dipendenti dello stabilimento di Taranto per 13 settimane (8.200 sono i diretti). Il 25 giugno azienda e sindacati tornano ad incontrarsi ma le parti sono distanti, nonostante sul tema si siano tenuti già alcuni incontri.

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