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Euorostands cambia pelle per il virus: dai padiglioni delle fiere, si riconverte in pannelli di plexiglass per le farmacie

Apr 6, 2020

ROMA – “Questa è un’economia di guerra e io mi sento emiliano, anche se sono nato in Liguria. So bene cosa significa dare continuità e sicurezza agli operai. Così nel giro di una settimana ho riorganizzato tutta la produzione”. A parlare così è Maurizio Cozzani, amministratore delegato di Eurostands, un gioiellino tutto italiano nel settore degli allestimenti. Fiere, sfilate, grandi meeting, in Italia e all’estero. Con la politica del distanziamento sociale ha visto il baratro davanti. Ma non s’è rassegnato. “Ora produco Covistop, una barriera protettiva anti Covid 19. Un bravo architetto milanese, Alessandro Ballocchi, mi ha fornito il disegno. E da un paio di settimane invece di allestire fiere perché non ce ne sono più, ho riconvertito la fabbrica. Gli operai – aggiunge con orgoglio – mi sono venuti dietro tutti. Ne abbiamo parlato anche con i sindacati interni, che hanno approvato. Certo potevo mettere tutti in cassa integrazione, ma l’incertezza non avrebbe fatto bene neanche ai miei 105 dipendenti, con i collaboratori si arriva a 200 persone. E magari nel frattempo saremmo morti. Il Prefetto di Milano mi ha dato l’ok e nel giro di una settimana ho riorganizzato i 40mila metri quadrati di fabbrica a Cambiago, a metà strada tra Milano e Bergamo”.

Maurizio Cozzani, una lunga esperienza nel settore, è arrivato lì da non molto. Una nuova gestione. S’è inventato uno schermo protettivo, 100% plexiglass, riciclabile, utile in un momento in cui le mescherine sanitarie scarseggiano e c’è tanta gente che ancora lavora, sta dietro un banco, a cominciare dai farmacisti. Il suo primo pensiero, condiviso, almeno a parole, anche con Farmindustria. Non è un semplice pezzo di plexiglass ritagliato alla meglio. “Siamo in Brianza, ci teniamo al design” sottolinea. Costa 130 euro, è disponibile in 24 ore e il business per ora va bene, anche se certo è un ripiego, un modo per non chiudere tutto e per offrire un aiuto in tempi difficili. Per non fermare la fabbrica, che ha una sua storia. Sta lì fin dal Dopoguerra. Fondata nel 1948 da un decoratore, Aldo Rovina, che iniziò con insegne e réclame per i negozi e la battezzò Artev. Nel tempo è diventato un nome nel settore e macina oggi 14 milioni di fatturato. Quando l’allarme Coronavirus è scattato Cazzulani era a Cortina con gli operai a pensare alle Olimpiadi invernali. Anche la Formula E a Roma è saltata. Una catastrofe per uno che lavora per Armani, Luxottica, Dolce e Gabbana, Ducati, abituato a tirar su gli allestimenti delle Fiere, che ha collaborato alla costruzione di molti Padiglioni all’Export di Milano e che va anche all’estero. Ma il settore delle Fiere è entrato in profonda crisi con il “tutti a casa”.

“Noi non ce la facevamo ad aspettare – aggiunge Cazzulani – ed è in fondo lo stesso che stanno facendo tanti imprenditori. Certo si sta in piedi a fatica, con gli incassi non ci pago certo gli operai, ma meglio di fermare i macchinari”. Gli ordini sono già arrivati. Tante farmacie, ma anche da Telecom. Intesa San Paolo ha invece richiesto una fornitura di colonnine per il gel igienizzante. E da Marsiglia stanno arrivando ordini. “Non me lo sarei aspettato, ma la situazione è quella che è tant’è che oggi parlavo con la sede di Londra, perché anche lì ormai sono partite le chiusure. È come un’economia di guerra e noi come imprenditori dobbiamo rispondere in qualche modo. Non possiamo chiudere i cancelli e mandare tutti a casa. Certo vanno rispettate le norme di sicurezza. Le mie maestranze hanno tutti una tuta impermeabile e le mascherine, non li mando allo sbaraglio. E anche se ogni tanto mi sveglio nella notte con gli occhi sbarrati, sto già pensando a cos’altro potrei fare”.

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